Osservazione su “L’insegnante deve essere divertente”

Riporto il senso dell’ennesima osservazione al mio solito articolo di stampo leggermente critico nei confronti della scuola attuale.

“Ammesso e non concesso che si riesca a trovare in giro un esercito di insegnanti divertenti (sono preparati per insegnare, non per l’intrattenimento…) c’è da considerare che impegno e obbedienza sono comunque valori da non trascurare e che è necessario infondere nei giovani…”

Ho capito benissimo il senso dell’osservazione ed è che la scuola diventa solo divertente l’impegno e l’obbedienza vanno a remengo perché non è più necessario impegnarsi e obbedire a nulla per galleggiare agevolmente in una scuola “divertente”.

E qui è indubbiamente questione di punti di vista. Per conto mio questa società va rifondata. L’Italia non è più una Repubblica fondata sul lavoro bensì uno staterello come tanti altri fondato su corruzione, danaro e potere politico. Se fosse davvero fondata sul lavoro ci sarebbe lavoro per tutti ed i lavoratori non sarebbero oppressi da situazioni di ricatto insostenibili in una società evoluta dove anche le minime garanzie del lavoratore sono sbeffeggiate ed i ritmi di lavoro della povera gente sono ben più stressanti di quelli di qualche decennio fa.

E’ una società fatta su misura per chi ha il potere economico e quello politici e continua a fare quello che vuole con un controllo degno delle migliori dittature grazie anche ad un sistema di informazione che fa acqua da tutte le parti e non è più al passo con i tempi.

Per conto mio l’unica istituzione che ha qualche possibilità di cambiare questa società è la scuola perché anche la Chiesa di sta dimostrando impotente e non attrezzata ad affrontare una cosa simile nonostante la potenza del suo messaggio.

Analizzando i termini “impegno” ed “obbedienza” una mia risposta sintetica ce l’ho: per quanto riguarda l’impegno sono perfettamente d’accordo. E’ proprio per quello che sostengo l’entusiasmo come l’ingrediente numero uno per far partire questa rivoluzione della scuola. E’ solo con un grande impegno che si può far crescere questa scuola e metterla davvero in grado di rifondare il mondo del lavoro sconvolgendo i rapporti di forza che lo bloccano e lo rendono sempre funzionale agli interessi delle elite dominanti. Per cui vero impegno per cambiare radicalmente questa scuola, renderla indipendente dall’attuale mondo del lavoro e darle i nmeri per poterlo rifondare.

Per quanto riguarda l’obbedienza il mio parere è diverso. E’ di circa 60 anni fa un lavoro del lungimirante Don Milani che si intitolava “L’obbedienza non è più una virtù” ed è terribilmente attuale. Se si vuole cambiare davvero la società e non solo a parole il concetto di obbedienza deve essere rivisto e non bisogna assolutamente confondere l’obbedienza con la rassegnazione e la pigrizia di non voler cambiare nulla sperando che qualcun altro reagisca al posto nostro.

Attenzione che obbedienza è anche un concetto di rivoluzione sterrile tipo quella che fa parlare i giornali pochi giorni dove vengono incendiati un po0 di cassonetti nella piazze e poi tutto come prima. Quel tipo di rivoluzione è ciò che si auspica chi vuole mantenere tutto come adesso sperando che funzioni da valvola di sfogo per la popolazione oppressa che poi deve riprendere a lavorare sfruttata nello stesso modo di prima. Tutt’altro l’unica rivoluzione che può partire è una rivoluzione non violenta con basi culturali solide nella consapevolezza che ogni tentativo vero di cambiamento viene sempre strumentalizzato ed incanalato verso certi binari da chi comanda. Il mondo del lavoro si riforma certamente spegnendo la televisione e andando in piazza ma non con la violenza che è il primo requisito per far fallire tutto. E molto più violento ed efficace uno studente che smette di recitare la poesia a memoria e dice davvero come le stanno le cose al suo insegnante anche se non è ciò che l’insegnante vuole sentirsi dire per il quieto vivere di un giovane che brucia un cassonetto in una piazza stile anni 60. Quegli anni ci hanno insegnato che con la violenza non si ottiene nulla. Qui si tratta di impegnarsi veramente con impegno, dedizione ed entusiasmo ad una società di vecchi che funziona solo con i vecchi automatismi corruzione-danaro-potere politico.

La vera rivoluzione della cultura della solidarietà fondata su valori morali può partire solo dalla scuola. Per quello gli insegnanti devono essere divertenti. E’ un lavoro epocale e colossale, altro che verifiche e programmi ministeriali, il futuro bussa alla porta.