Osservazione su “Cultura del successo…”

“Pare che ci sia un velato riferimento ai recenti noti fatti di cronaca nel tuo ultimo articolo sulla cultura del successo.

Praticamente tu, forse anche per deformazione professionale, ritieni lo sport come la panacea di tutti i mali, quel valore che può far ragionare tutti un po’ meglio e ci può porre a riparo dal virus della follia.

Ma, visto che ti occupi molto spesso di scuola, l’educazione sessuale come materia di insegnamento ce la vedi o no?”

Penso che i giovani di sesso ne sappiano più di noi e probabilmente hanno anche molta più fantasia di noi, quello che manca è un’educazione alla sconfitta ma non solo parlando di rapporti affettivi, per tutto ciò che può accadere nell’esistenza che non è solo il fatto che possa mollarti il moroso o la morosa.

Ritengo molto responsabile la scuola di questo ed allora bisognerebbe partire da un insegnamento vero e non finto dell’educazione civica che intesa com’è ora è una materia praticamente inutile e poi sarebbe opportuno che tutti gli insegnanti avessero un atteggiamento di serenità che possa portare a studiare con entusiasmo, senza paure assurde e con efficacia.

Nella scuola attuale lo studente fondamentalmente ha paura dell’insuccesso, studia per non essere bocciato, non per imparare. E’ in un atteggiamento di fuga, non di rincorsa. Si studia per fuggire dall’incubo della bocciatura, lo slancio verso l’entusiasmo per l’apprendimento non esiste.

Così dall’insuccesso nella scuola si passa all’insuccesso nello sport, nel lavoro e pure nei rapporti affettivi. Se il moroso o la morosa ti mollano è una bocciatura insopportabile e non è assolutamente vista come un’opportunità per fare nuove esperienze di vita.

Anche la donna non vive per nulla serenamente il rapporto di coppia perché costantemente giudicata. La filosofia del voto arriva pure lì e se è troppo fedele è una pressa se invece è giovane nel vero senso del termine e dunque affettivamente instabile, perché tutti i giovani sono normalmente così ed un giovane che a 18 anni si comporta come un adulto di 40 anni è in un atteggiamento patologico che in futuro potrà costargli anche caro, allora si dice che è una “___” e quella è già violenza anche se non fa danni fisici, perché molto spesso il giudizio è violenza, pure quello di alcuni professori che stroncano l’entusiasmo per lo studio a ragazzi che avrebbero ottime potenzialità. Un tre più che un giudizio obiettivo sulla preparazione del ragazzo talvolta può essere una mazzata terribile.

Allora o prima insegniamo ai giovani che un tre non vuol dire proprio nulla e anche se si viene bocciati non è che deva essere un dramma esistenziale oppure aboliamo il tre così come il giovane che si mette assieme ad una ragazza deve mettere in preventivo che la storia può durare una vita come una settimana altrimenti tanto vale che non cominci nemmeno.

La violenza va combattuta in tutti gli ambiti e per conto mio è violento anche il comportamento di chi provoca l’abbandono della pratica sportiva in un ragazzo che non ha buoni risultati nello sport, ci perde sù troppo tempo e non può perché anche a scuola fa molta fatica e pertanto deve cominciare a scegliere.

Lì per conto mio è la società che deve scegliere per lui e deve scegliere che non c’è nessun motivo per mollare l’attività sportiva, nemmeno se fa fatica a scuola, nemmeno se glielo dice la mamma o la morosa.

E’ chiaro che la mia è una deformazione professionale e vedo nell’attività sportiva praticata con entusiasmo la panacea di tutti i mali, addirittura quella cosa che ti permette di non farti schiavizzare dalla società soffocante perché implica che tu lotti costantemente per tenerti una buona quota di tempo libero.

Sono altresì convinto che un’attività sportiva annacquata che si fa con automatismo come lavarsi i denti e che non ha nessuna capacità di far superare un lutto, un trauma o altre cose che possono comunque capitare nell’esistenza anche e forse soprattutto dei più giovani. non serva praticamente a nulla. Non si tratta di drammatizzare l’attività sportiva, al contrario si tratta di darle molta importanza per sdrammatizzare la vita.

Il tre, anche se obiettivo e magari vero voto da assegnare ad un certo studente è comunque fuorviante perché porta un messaggio di pericolo che non fa crescere il giovane. Il tre non vuol solo dire che sei poco preparato ma che forse è pure il caso che molli lo sport perché per arrivare alla sufficienza ti manca ancora tanto.

A mio parere non occorre l’educazione sessuale, occorre una scuola che lasci più spazio allo sport, meno opprimente e se proprio si vuole tenere in piedi l’istituto del voto per alimentare una falsa meritocrazia che ormai ha stressato tutti, abbiamo il coraggio di dire che anche una bocciatura deve essere incassata senza drammi e non è un buon motivo per mollare lo sport. Altrimenti il fallimento col partner diventa una cosa assolutamente insostenibile perché obiettivamente può anche essere molto peggio di una bocciatura.

Lo sport deve insegnarci che non esistono bocciature drammatiche e che il vero dramma è farsi condizionare troppo da queste bocciature. Da quella della scuola arcaica a quella della morosa che ha deciso di vivere la sua gioventù in un certo modo. Anche lo sport ti boccia e per certi versi ti boccia continuamente tutti i giorni, ma è ugualmente bello da praticare. Senza violenza.