OK AI GIOVANI GIU’ DAI TRAM, MA LE PISTE CICLABILI DOVE SONO?!?

Sono d’accordo sul fatto che i giovani devano lasciare posto sui mezzi pubblici alle persone che non hanno la possibilità di muoversi in bicicletta e non è un fatto di essere vaccinati o meno ma che purtroppo in questa situazione non si possono affollare i mezzi pubblici all’esasperazione e se bisogna scegliere è giusto dare la precedenza a chi non può fare a meno di utilizzare il mezzo pubblico. Per cui a prescindere dalla spinosissima questione della vaccinazione io semplificherei la questione, anche creando meno polemiche fra vaccinati e non vaccinati, dicendo semplicemente che il mezzo pubblico è riservato alle persone oltre una certa età oppure che hanno delle difficoltà di movimento per le quali non possono servirsi normalmente della bicicletta.

A quel punto si pone l’eterna questione sulla quale continuano cronicamente a prenderci in giro: e le piste ciclabili dove sono? Non è che possiamo mandare i giovani al macello in mezzo alle auto che superano tranquillamente i 50 chilometri all’ora (tanto con il limite ai 50 fino ai 56 chilometri all’ora non ti fa la multa nessuno…) e che passano a venti centimetri dai ciclisti perché le piste ciclabili non esistono e dove esistono non sono piste ma corsie, disegnate per terra, talvolta larghe poco più di un metro.

Se ci si tiene davvero alla salute della popolazione è arrivato il momento di dimostrarlo. I giovani hanno bisogno di andare in bicicletta per lasciare posto sui mezzi di trasporto pubblico a chi ne ha più bisogno di loro e perché devono fare movimento per restare in salute. Se non hanno le piste ciclabili non possono spostarsi in bicicletta per un semplice motivo: che è troppo pericoloso. Armati di buona volontà e collaborativi è utile ed auspicabile ma folli eroi per salvare la Patria non ha nessun senso, non è il caso di innescare nuove guerre sulle strade, di guerre ce ne sono già abbastanza di tutti i tipi.

Dunque, come troppo spesso accade, siamo in una situazione paradossale. Si formula una nuova norma che potrebbe anche avere una sua utilità ma non si creano i presupposti per poterla far rispettare. Stando così la situazione i no-vax diranno che questa è la solita discriminazione e non è giusto che chi non si è vaccinato deva rischiare la vita per andare a scuola e/o al lavoro su strade perennemente intasate dalle auto in una bolgia infernale che non ha nessun rispetto per i ciclisti.

Il problema ovviamente non è solo dei no-vax ma di tutti i ciclisti e se tentiamo di nasconderlo obiettando che è la solita scusa dei no-vax che non vogliono vaccinarsi per centomila motivi strani ignoriamo che il problema delle piste ciclabili esisteva già ben prima che apparisse sulla faccia della terra lo stramaledetto Covid. Per quello stramaledetto virus si sono presi molti provvedimenti energici e si sono spesi anche dei gran soldi. Gli unici soldi che non si riescono a spendere (e dovrebbero esserci perché l’Europa ce li da proprio per quello) sono quelli per le piste ciclabili.

E’ un problema cronico dell’Italia, terra di ciclisti ma che vanno in mezzo alla strada però perché piste ciclabili ce ne sono gran poche.