OBBEDIENZA NELL’ATTIVITA’ FISICA?

Stiamo raccontando delle grandi bugie ai nostri giovani. Non gli abbiamo fatto capire che sono letteralmente nella merda su tutti i fronti (essenzialmente per colpa nostra e non loro…) e stiamo raccontando loro che questa situazione “un po’ difficilina” la dovranno affrontare solo con un bel po’ di tonnellate di obbedienza e sacrificio ma poi tutto va bene così. Il problema non siamo noi che abbiamo messo su una società sbagliata da rifondare completamente ma sono solo loro che ci si devono adattare con spirito di abnegazione ed il gioco è fatto. Praticamente l’entusiasmo è sotto i tacchi.

Purtroppo è così in certi ambiti anche con riferimento all’attività fisica e vedo quindicenni che affrontano lo sport come un lavoro. Vanno a fare sport come a lavorare e se non raggiungono certi livelli prestativi hanno paura di… perdere il posto.

Ho assistito giorni fa ad una scena di una mamma che in seguito ad una prestazione sportiva presunta deludente da parte della figlia (che poi non era per niente deludente, tutt’altro) è andata preoccupata dall’allenatore intimando che se la figlia non migliora in tempi brevi potrebbe compromettere la sua partecipazione ai campionati italiani. Siamo alla follia totale.

Chi dice che si fa sport anche e soprattutto per divertirsi come il sottoscritto è un povero scemo non al passo con i tempi.

Prima di piombare, ovviamente, sulla scuola, faccio un passo in avanti sul mondo del lavoro.

Al mondo del lavoro il giovane ci arriva molto rilassato perché tanto sa che senza nessun problema potrà fare il lavoro che vuole con una paga dignitosa e anche se all’inizio sbaglia qualcosa il suo posto è garantito.

Forse mi sono sbagliato, non riesce a trovare lavoro, se lo trova non è certamente ciò per cui aveva studiato, deve lavorare a paghe da fame anche al sabato e la domenica e se sgarra ha poco da fare il furbo perché trovano subito uno che riescono a pagare anche meno di lui.

Ma il problema non sono i giovani ma gli imprenditori che sono costretti ad assumere gli extracomunitari perché gli italiani non ci sentono.

C’é qualcosa che non torna ed è qui che io finisco inesorabilmente sulla scuola anche se forse dovrei concentrarmi di più sul campo sportivo perché è davvero da lì che deve partire la speranza.

Io sono un folle perché ipotizzo che vengano trasferiti alla scuola i metodi del campo sportivo quando è chiaro che la tendenza invece è a trasferire al campo sportivo i metodi della scuola.

Anche al campo sportivo ormai del divertimento non ce ne frega più nulla e l’importante è il risultato, obbedendo all’allenatore che possiede il “verbo” con spirito di abnegazione e sacrificio. In questo modo io non avrei nemmeno iniziato a fare sport e forse sarei già morto vista la necessità che avevo di muovermi da ragazzino. Ho avuto culo, ho avuto dei “cattivi maestri” che mi hanno insegnato che lo sport è libertà e fantasia e che è vero che occorre applicazione ma se non ti diverti non vai proprio da nessuna parte.
Qualcuno dice che mi sono divertito troppo e se mi divertivo meno potevo diventare un campione. Io penso che senza divertimento avrei mollato tutto ben presto. Visioni contrapposte.

Sulla scuola ci vado inesorabilmente perché è li che ti raccontano che dobbiamo prepararci ad un mondo del lavoro molto difficile. E lì per conto mio sta la grande menzogna perché la scuola dovrebbe avere il compito di preparare i giovani per una società che funziona e non educarli all’obbedienza in una società che non funziona.

Questa scuola non può vedere di buon occhio uno sport dove ti diverti, dove sopravvivi in ogni caso anche se non fai grandi risultati e dove la pratica sportiva è un diritto di tutti e non un’opzione per pochi fortunati che resistono a patto di grandi sacrifici.

Lo sport per tutti confligge con la scuola, in primo luogo perché con questo tipo di scuola non si trova il tempo per farcelo stare ed in secondo luogo perché ti insegna l’opposto di quello che ti insegnano a scuola. Sei tu che dovrai disegnare la società del futuro e vai a scuola per quello, fai sport per quello, non devi a tutti i costi adattarti ad un modello che non funziona più e non da entusiasmo proprio a nessuno.

La mamma che va dall’allenatore ad affermare che la figlia deve migliorare assolutamente il proprio livello prestativo è simile a quella che controlla giorno dopo giorno sul registro elettronico i voti di scuola.

Il mondo preconfezionato è una gabbia e non può dare entusiasmo. Giusto chiedere ai propri figli se tutto va bene ma decidere la loro vita non è la cosa migliore.

Ai miei tempi una bocciatura era una bocciatura e basta. Adesso è un dramma perché parti già in ritardo in un mondo del lavoro che non ammette persone che restano indietro.

Allora facciamo le gare sportive solo con il più forte di tutti. Gli altri non contano, è inutile che gareggino fin tanto che non hanno raggiunto un livello prestativo eccelso. Ed è ciò che sta accadendo davvero al campo sportivo dove la maggior parte dei miei colleghi si lamentano che i ragazzi non hanno più voglia di gareggiare. Sanno che lo sport fa bene e si sforzano di praticarlo (glielo hanno detto gli adulti…) ma hanno perso il gusto per la competizione. E ti credo, con una società ipercompetitiva come questa appena posso rilassarmi un attimo col cavolo che mi cerco altre competizioni.

Continuo a ripetere che bisogna trasferire la competizione dai banchi di scuola al campo sportivo. Invece mi dicono che non sono al passo con i tempi e ormai la competizione c’è dappertutto. Inutile lavorare per diritti che sono solo di chi raggiunge un certo livello prestativo.

La società è quella e non si tocca. E a me cattivi maestri hanno insegnato che la guerra è sbagliata e si lavora per migliorare la società. Adesso i buoni maestri insegnano che rigirare la società come un calzino è violenza e bisogna obbedire accettando le guerre e questa società di merda che rispetta solo chi vince. Vedute diverse.