“Ma si può svolgere attività fisica senza rivolgersi ad un esperto del movimento?”

No, si deve. Ed è questo il terribile limite della categoria degli insegnanti di educazione fisica che, al momento, esistono solo come insegnanti di scuola oppure come gestori di palestre private. L’insegnante di educazione fisica che si occupa dell’attività fisica delle persone normali che hanno finito di frequentare la scuola non esiste. Esistono le palestre private e poi esistono una ventina di milioni di italiani che non hanno nessuna voglia di frequentarle perché non hanno i soldi, non hanno il tempo e non hanno la voglia per farlo. Sono quelli che poi finiscono per chiedermi “Ma si può fare movimento senza essere seguiti da un tecnico?” e questa domanda da in un colpo solo la drammaticità della situazione.

Non esiste, in cabina di regia, una persona che abbia capito qual’è il problema dell’offerta di attività fisica sul nostro territorio.
Non è un problema di palestre private, è un problema di assenza totale degli insegnanti di educazione fisica sul territorio. Esistono solo a scuola e non è previsto che devano esistere da nessun’ altra parte. Venti milioni di sedentari e nessun responsabile. Sarebbe come dire 3 milioni di diabetici e nessun diabetologo.

Così io mi trovo a rispondere a quell’inquietante quesito che nasce spontaneo anche perché una moda che ha devastato pure la mia psiche e che mi ha fatto dare un nome sbagliato a questo sito (ma di questo me ne sono accorto poi quando la frittata era fatta e, visto che è una cosa strana che incuriosisce ho deciso di cavalcare l’onda di questa immagine di “Personal Trainer Gratuito” che pare una contraddizione in termini…) provoca la sensazione, nella gente comune, che non si possa più svolgere attività fisica se non ci si rivolge ad un tecnico privato che si fa pagare salatamente, magari per dirti quattro fesserie che con un po’ di buona volontà potevi arrivarci anche tu.
Sono dissacrante nei confronti della categoria dei tecnici privati perché temo che sia anche colpa loro se la categoria non ha lo spazio che le compete. Il problema non sono i dieci milioni di personaggi con i soldini per pagarsi l’attività in strutture private che vengono coccolati e contesi dai vari centri. Il problema sono quei venti milioni di italiani che in palestra non ci mettono piede e non si vede perché dovrebbero andarci visto che non hanno i soldi per andarci e nemmeno l’entusiasmo in certi casi dove il portafoglio non è il limite.

Accettiamo di fregarcene della situazione dei normali sedentari cronici che non hanno nessuna motivazione valida per frequentare una palestra.

“Del resto…” mi dicono alcuni miei colleghi allucinati quando faccio discorsi strani di questo tipo, “…cosa vuoi, che un insegnante si metta a fare attività all’aperto per farsi carico dei problemi di attività fisica di chi non vuole andare in palestra?” E la mia risposta altrettanto allucinante che non c’entra niente con l’attualissimo Covid che ha stravolto le nostre abitudini è “Sì”. E non è si perché adesso c’è il Covid e non si può andare in palestra ma è si perché la gente ha perso la capacità di muoversi normalmente senza interpellare nessuno. Hanno tutti bisogno del personal trainer che nato come personaggio per le star del cinema ha finito per diventare una specie di baby sitter per i sedentari di tutte le età e di tutti i ceti. Il personal trainer o meglio consulente del movimento come dovrebbe chiamarsi se avessimo una cultura del movimento leggermente superiore (in realtà le due figure non sono coincidenti ma io per questioni che ci impiegherei un libro per spiegarle sono convinto che la maggior parte dei cittadini abbiano semplicemente bisogno di un consulente del movimento più che di un personal trainer che ti segue passo passo) ha invaso la fantasia di tutti e pare diventato essenziale per non compiere clamorosi errori nello svolgimento della normale attività fisica di tutti i giorni, quella che si dovrebbe fare con la stessa istintività con la quale… si va in automobile.

Il quesito “Come faccio a muovermi senza nessuno che mi spieghi come fare” è grottesco, drammatico e terribilmente attuale al tempo stesso.
Mi si fa notare che rispondere a tale quesito vuol dire avvalorarlo, giustificarlo e renderlo come una questione normale che giustamente attraversa i pensieri di chi si rende conto di essere cronicamente e pericolosamente sedentario.

Ma questo è il dato di fatto e purtroppo questa grave sedentarietà dilagante deve fare i conti con altri problemi di carattere strutturale molto importanti, tali che anch’io, andando contro gli interessi della mia categoria mi sono trovato a dire “Cominciate a fare le piste ciclabili e poi se ne riparla…”.

Non avrebbe senso predisporre una taske force di esperti del movimento sul territorio sguinzagliati con l’obiettivo di combattere la sedentarietà dilagante se non ci sono i posti per fare movimento e bisogna andare a rintanarsi necessariamente in qualche struttura privata al chiuso. A quel punto sarebbe davvero da ipotizzare un intervento di sostegno del pubblico verso il privato per fare almeno in modo che i privati abbandonino la logica della caccia al cliente facoltoso per concentrarsi sull’attenzione al sedentario che deve essere assolutamente convertito al movimento per salvarlo da problemi di salute certi.
Purtroppo il privato deve anche sopravvivere e dal suo punto di vista può anche essere più conveniente qualificare ulteriormente l’attività per chi già si muove ma è disposto a spendere di più per muoversi meglio ed in modo più divertente che non considerare le esigenze di movimento di personaggi squattrinati che sono disposti a mettere piede in palestra solo se applichi tariffe impossibili.

Io stesso ho criticato i supermercati dell’attività motoria che sono quei luoghi, generalmente in tanta malora, dove bisogna andarci in auto, con grandi spazi intasati in modo folle da una gran quantità di macchine da palestra e dove ogni tanto per sbaglio si trova qualche istruttore, troppo spesso un po’ poco qualificato e privo di esperienza, che gira fra le macchine un po’ come se fosse il custode di un parcheggio. Quando la palestra serve deve essere un luogo dove di può trovare assistenza autentica da parte di personale competente e deve esserlo per tutti, non solo per chi può spendere molto. I parcheggi per le macchine da palestra servono solo agli imprenditori che se li sono inventati che potevano andare a fare impresa anche da qualche altra parte e sarebbe stato un beneficio per la cultura dell’attività motoria.

Il concetto è che l’esperto del movimento deve essere una persona svincolata da logiche commerciali che abbia uno sguardo d’assieme sui problemi della popolazione. In tal senso non può essere un imprenditore, non può essere un privato, deve essere necessariamente essere una figura pubblica che deve rendere conto del suo operato in termini di risultato di salute pubblica e non di rendiconto finanziario. Il rendiconto finanziario di un personaggio simile è semplicemente disastroso perché sul territorio non esiste praticamente niente e figuriamoci quando un personaggio simile in un determinato contesto sentenzia che il problema locale è l’assenza di uno straccio di pista ciclabile cosa accade.

Secondo voi il gestore della palestra privata va a lamentarsi dagli enti pubblici che la maggior parte dei suoi clienti si recano in palestra in auto e manca un accidenti di pista ciclabile per raggiungere la palestra?

Le necessità di movimento della popolazione e le strategie per far funzionare una struttura privata si muovono su binari diversi ed è per questo che in modo futuribile e lungimirante bisogna prevedere la creazione di figure istituzionali che abbiano il compito di occuparsi dell’attività fisica di tutti i cittadini, anche quelli che non possono permettersi il lusso di pagare un abbonamento per una palestra privata.
Una figura che reclamo sempre, che non dovrebbe costare cifre allucinanti e che per conto mio potrebbe essere presa a prestito da altri incarichi pubblici ritagliando uno spazio apposta per essa è quella del responsabile della gestione delle palestre comunali in gestione alla scuola. Al momento una legge decisamente arcaica e non al passo con i tempi prevede che tale responsabile sia il dirigente scolastico che ha in uso l’impianto comunale e ne determina l’utilizzo soddisfacendo in primo luogo le esigenze organizzative di orario della scuola. Tutto bene se non fosse che il dirigente scolastico nel 90% delle situazioni non ha proprio il tempo per espletare in modo efficace e razionale questo compito e finisce esclusivamente per ottemperare alle esigenze della scuola concludendo con un desolante “Per il resto… arrangiatevi!” con riferimento alle altre molteplici attività per la cittadinanza organizzate nella medesima struttura. Accade che la struttura stessa risulti sottoutilizzata e gli orari essenziali per lo svolgimento di alcune attività siano requisiti dalla scuola che con uno sforzo organizzativo ben coordinato potrebbe liberarli. Insomma conta solo la scuola e tutto il resto si fa solo se resta lo spazio dimenticando che la struttura è comunale e pertanto di tutti, non solo della scuola. Incolpare il dirigente scolastico (che a volte si fa proprio in quattro, perdendo un sacco di tempo, per salvare capra e cavoli) vuol dire non aver capito niente perché la colpa non è del dirigente scolastico ma della legge che lo obbliga a risolvere questioni impossibili che andrebbero affrontate da una persona che si occupa nello specifico di quel compito. Insomma le strutture sono poche, se poi le utilizziamo in modo poco razionale perché facciamo predisporre gli orari di utilizzazione a chi non ha tempo per farlo allora siamo messi veramente male.

In cabina di regia occorre qualcuno che si accorga di queste cose. Siamo nell’era dove un comune cittadino ti chiede se “E’ proprio necessario interpellare un tecnico del movimento per cominciare a muoversi?” è un po’ come chiedere se è proprio necessario chiamare l’idraulico per tirare normalmente lo sciacquone del water.

Obiettivamente penso che occorra qualcuno per rispondere a questi impellenti quesiti ed ho la vaga sensazione che non sia sufficiente “Personal Trainer Gratuito” che fra l’altro ha un nome stupido che può indurre pure all’errore di pensare che per muoversi bene sia necessario andare a curiosare su Internet. Se l’obiettivo finale è muoversi, curiosate pure su Internet ma in ogni caso non lasciate mai che nessuno faccia del terrorismo sulle vostre scelte in tema di movimento. La prima da cosa da fare è muoversi poi se fate degli errori avrete il tempo per porci rimedio. Se invece non vi muovete non si sa se ci sarà tempo per porre rimedio a questo errore imperdonabile.

Non solo ci si può muovere senza consigli ma, se proprio questi consigli non ci sono, l’imperativo è comunque muoversi perché, come ogni esperto del movimento onesto avrà il coraggio di dirvi andando anche contro ai propri interessi, la prima cosa da fare è proprio cominciare a muoversi, tutto il resto viene dopo.