LUPUS IN FABULA

Pochi giorni fa, in un mio articolo, ho scritto dell’importanza della motivazione e del contesto sociale dal quale proviene un atleta. Ho tirato in ballo gli atleti del vecchio blocco sovietico e ho focalizzato l’attenzione su come per loro fosse una necessità emergere nello sport per potersi tirare fuori da un sistema opprimente. Ho aggiunto che nella nuova Russia, anche se permangono situazioni drammatiche, probabilmente queste motivazioni non funzionano più perché ormai ci sono altre opportunità per fuggire dalla miseria. Tale motivazione permane invece in altri posti della terra e citavo l’Africa come territorio di nascita di nuovi campioni perché purtroppo continuano a permanere situazioni di necessità gravi.

Neanche avessi avuto la palla di vetro pochi giorni dopo accade una di quelle cose che ormai nell’atletica accadono abbastanza raramente: va giù un record storico: quello dei 5000 metri piani maschili che aveva ben 16 anni e viene abbattuto da un ugandese dal nome indicibile, tale Joshua Cheptegei che anche se non famoso come il campione detronizzato (il famosissimo Kenenisa Bekele) aveva comunque tutte le credenziali per poter tentare l’impresa in quanto già detentore, da febbraio, della miglior prestazione mondiale dei 5 chilometri su strada. Se riesci a correre i 5 chilometri su strada in 12’51” come ha fatto Cheptegei é anche possibile correre in 12’35” su pista come è avvenuto l’altra sera a Montecarlo. Un conto è ipotizzare l’evento e un conto è vederlo. Io ho visto il filmato del record e vi garantisco che è impressionante. Non mi impressiona il tempo. Se vogliamo il 12’37” di Bekele di 16 anni fa cronometricamente poteva essere anche più significativo. Un progresso di 2″ sui 5000 metri in 16 anni non è una cosa impensabile, tutt’altro. Impressionante è stato come ha corso questo giovane africano. Sembrava che facesse una gara qualsiasi. Non si capisce se le lepri lo hanno aiutato o gli hanno dato fastidio perché quando si sono levate di scena, a metà gara, lui ha aumentato il ritmo.

Questo già dopo 3000 metri aveva fatto una cosa che in pochi atleti al mondo riescono a fare. Se fosse stata semplicemente una gara sui 3000 metri a quel punto già aveva lasciato per strada tutto il resto del mondo tranne pochi eletti. Dopo quei 3ooo metri ne ha aggiunto altri 2ooo ancora più veloci non dando sensazioni di fatica e nemmeno di aumentare il ritmo. Classica scena da cronometro rotto, da dire al vicino: “Ascolta, ho il cronometro rotto, cosa fa il tuo?”.

Io non so nulla della famiglia di Cheptegei ma non ci vuole molto ad ipotizzare che fra i suoi parenti ci sia qualcuno che non naviga certamente nell’oro. L’impresa dell’altra sera probabilmente ha portato ossigeno (in senso metaforico) a gente che ne aveva particolarmente bisogno e possono anche non essere parenti perché è un intero paese che naviga in una situazione economica insostenibile.

Qualcuno può ipotizzare che con questa situazione anche l’Italia a breve, abbia la possibilità di sfornare campioni simili, è la situazione contingente a determinarlo. Per fortuna non è così ed il nostro bravissimo Crippa, anche se non penso che provenga da una famiglia di nababbi, può gestire tranquillamente la sua carriera con maggior filosofia. E’ decisamente meglio così perché poter sportivamente cercare il risultato invece che doverlo ottenere a tutti i costi è proprio auspicabile per tutti gli sportivi del mondo, ma la realtà di questo pianeta è ancora questa.

Il dramma italiano semmai è un altro. Io sarei curioso di sapere quanti ragazzini di terza media, ma mi spingo anche più in là, pure delle scuole superiori, sono in grado di correre solo 200 metri alla velocità alla quale Cheptegei ha corso per 5000 metri l’altra sera. Temo che ce ne siano molti che a quell’andatura non riescono a fare nemmeno 100 metri e questa oltre che un ulteriore inneggiamento alla splendida prestazione dell’atleta ugandese è anche la mesta presa di coscienza di un ulteriore problema dei nostri tempi. Noi, anche se in balia di una crisi economica in atto ormai da più di un decennio, siamo ancora e sempre di più, stritolati da problemi causati dall’eccessivo benessere. Cheptegei fa il record perché c’è un paese che ha bisogno anche di questo per reclamare il suo spazio nel mondo, i ragazzini italiani non riescono a correre nemmeno per un breve tratto al ritmo di questo campione perché hanno la panza troppo piena e soprattutto si muovono troppo poco in un contesto sociale dove l’incubo di un futuro difficile viene combattuto solamente tentando di  prendere buoni voti a scuola senza tentare di capire cosa sia davvero necessario cambiare a scuola per cambiare il futuro.

Qualcuno spiegherà il record di Cheptegei trattando di certe prove ripetute che hanno fatto la differenza nella sua preparazione. E’ indubbiamente possibile fattore di prestazione anche quello ma se spieghiamo che la media dei ragazzini italiani non ce la fanno a stargli dietro nemmeno per pochi metri perché sbagliano il loro approccio tecnico alla corsa allora siamo veramente in alto mare.

Il record dei 5000 ha motivazioni sociologiche importanti, il disastro di sedentarietà degli scolari italiani ne ha di certamente altrettanto importanti.