LO STATO SOCIALE

Da bambino ero comunista. Mi è passata verso i dodici anni quando ho visto cosa succedeva nei paesi comunisti. Però ero ideologicamente decisamente a favore dello Stato Sociale e non riuscivo a capire come non potesse esistere questo tipo di organizzazione senza le aberrazioni del comunismo. Da vecchi si dice che si torna bambini ed il crollo del comunismo mi ha scoperto un nervo sensibile. Io l’avevo capito che il crollo del comunismo non era il trionfo del capitalismo ma era solo che il logico crollo del comunismo punto e basta, di un comunismo che non aveva funzionato e non poteva funzionare perché limitava la libertà dei cittadini invece di tutelarla. Non è certamente quel tipo di comunismo che ci può liberare dalle schiavitù del sistema capitalista però mi rendo conto che sto diventando vecchio e sto tornando un po’ comunista nel senso che almeno nel campo dell’attività motoria temo che l’unica speranza sia proprio lo Stato Sociale. In tema di attività motoria l’assenza dello Stato è un vero e proprio disastro ed in Italia ha prodotto questa situazione dove ci sono circa venti milioni di sedentari di tutte le età (non solo vecchi… anzi). L’attività motoria in mano ai privati è un grande buco nell’acqua e produce una corsa sfrenata solo alla rincorsa dei business più rilevanti non certamente una diffusione capillare dell’attività motoria per tutta la popolazione.

Mi è capitato di sentire la canzone che ha vinto moralmente il festival di Sanremo (è arrivata seconda ma è come se avesse vinto, hanno bucato lo schermo come si suol dire e pure i timpani…) cantata da un gruppo che si chiama “Stato sociale”. A dire il vero mi è capitato di ascoltarla perché a bucare lo schermo è stata un’ arzilla nonnina di 83 anni che ballava come una ventenne e con la scusa di vedere questo personaggio mi sono cuccato la canzone. Ebbene io ci ho visto i giovani di oggi, e anche se è un po’ volgare (forse è per quello che non ha vinto…) perché ad un certo punto riferito al mondo degli adulti dice “Non rompete i c…” (potevano dire semplicemente dire non rompete le “palle” che era più morbido) devo dire che mi sono visto il classico giovane di 16-17 anni (non è citato nella canzone ma ci sono arrivato io per traslazione con la mia fantasia) che non è un campione del calcio, a scuola va così così e pertanto gli adulti gli dicono “Basta con ‘sto calcio, devi  concentrarti sugli studi che sei indietro, tanto un campione del calcio non lo diventi più…”. Intanto io non so che basi di attività motoria hanno questi scienziati per sentenziare che quel giovane, visto che a 16-17 anni non è già in un grande club, un campione non lo diventerà mai ma, in ogni caso, devo proprio diventare un campione per avere il diritto di praticare il mio santo sport anche quando non sono più un bambino? Perché se è così, visto che sono in ritardo anche con il calcio, allora mollo tutto, mi metto ad allenarmi due volte al giorno e chissà che almeno nel calcio non riesca a riallinearmi allo standard prestativo che mi è chiesto già a sedici anni.

Gli adulti nei confronti dell’attività fisica dei giovani sono semplicemente prepotenti. Pretendono che questi facciano risultati da spaccare il mondo e se non li fanno sentenziano che non è giusto perdere troppo tempo con lo sport quando gli impegni scolastici si infittiscono. Io a scuola ero abbastanza bravo, ho avuto qualche problema solo il quinto anno di scuola per Geometri ma non erano problemi di rendimento, più che altro erano problemi disciplinari. Ero un po’ contestatore (anche se non ero più comunista) e non mi andava di camuffare certe berne che facevo al pomeriggio per andare a fare allenamento (solo al pomeriggio perché alla mattina non “marinavo” mai la scuola per andare a fare allenamento, aderivo solo con entusiasmo a tutti gli scioperi che c’erano ma senza mai iniziative di carattere personale, non ho mai messo un cartello con scritto sopra “Oggi sciopero” perché dovevo fare un certo allenamento…). Molto candidamente dicevo che saltavo quel paio d’ore pomeridiane (non sempre ma nemmeno troppo raramente) perché non ce la facevo con l’allenamento che avevo in programma per quel pomeriggio. Alcuni professori facevano finta di niente altri l’hanno presa come una sfida a voler contestare la scuola e così i problemi si sono un po’ ingigantiti anche se tutto sommato io continuavo ad essere uno studente abbastanza assiduo, attento, normalmente studioso e disciplinato, solo un po’ stronzo a loro dire perché non avevo il pudore di camuffare le mie berne per correre.

Sentivo già il problema dei giovani d’oggi. Per lo sport non c’è spazio. Puoi drogarti, puoi ubriacarti ma per lo sport non c’è spazio. Non rientra nei programmi scolastici. Ed è questo il problema, in uno Stato Sociale c’è spazio anche per lo sport per i giovani anche se questi a 16-17 anni fanno risultati normalissimi e non sembra che possano diventare dei campioni. Io non ho mai detto a nessun adulto che mi ha rotto i c… però ho vissuto sulla mia pelle questo effettivo atteggiamento di rottura di c… e non l’ho vissuto nel mondo dello sport dove nessuno mi ha mai stressato se non ottenevo risultati particolarmente altisonanti. Forse li sono stato particolarmente fortunato ed invece di premiare chi nel mondo dello sport mi ha integrato senza stress ascoltando quando mi si diceva “Non fare berne per l’allenamento che non è una bella cosa!” l’ho premiato insistendo con l’attività sportiva anche in momenti nei quali mollare tutto sarebbe stato molto più semplice.

Nella scuola non penso di essere stato particolarmente sfortunato anzi da quello che sento oggi sarebbe ancora peggio: qualche insegnante che faceva finta di niente io l’avevo trovato e per me era stata una grandiosa mossa per la sopportazione di una scuola che cominciava a starmi stretta. Adesso se un ragazzo salta un paio d’ore di scuola per fare allenamento ed ha il coraggio di dirlo penso che lo mettano in galera, lo bollano per immaturo e gli chiedono se ha capito come si fa a vivere, sottolineando che il ’68 è già passato da mezzo secolo.

Non bisogna essere volgari ma come adulti stiamo trattando veramente male i ragazzi almeno con riguardo all’attività fisica che consentiamo a loro di fare. Su questo hanno ragione proprio i cantanti dello “Stato sociale” e prendendo come spunto il  nome che loro si sono dati come gruppo io dico che occorrerebbe proprio uno “Stato Sociale” dell’attività  motoria che garantisca ai giovani la possibilità di praticare quella quota di sport e attività fisica necessaria per restare in salute e sopportare la scuola senza stress.