Non me ne vogliano gli psicologi che dicono che abbiamo tutti bisogno di loro e, in parte, hanno anche ragione. Per conto mio il servizio dello psicologo è un servizio di elite e, nello sport, lo vedo utile solo per chi pratica uno sport antico dove lo sportivo è al servizio dello sport e non viceversa.
Nella vecchia accezione di sport spettacolo lo sportivo è un gladiatore che tiene alto il nome della patria, è remunerato per questo e pertanto è un vero e proprio professionista che fa un mestiere fra l’altro particolarmente stressante e, come tale, ha effettivamente bisogno dello psicologo e addirittura, quando sclera, perché in quell’ambiente è possibile pure quello, magari ha bisogno addirittura dello psichiatra.
Non sono nemmeno convinto che tutti i campioni, ancorchè professionisti e alle prese con dinamiche sociali tipiche dello sport professionistico, abbiano bisogno dello psicologo perché ci sono degli “inventori” (io li chiamo così…) dei veri e proprio pionieri che grazie ad un talento infinito riescono ad inventarsi la professione senza dove sottostare ad alcun protocollo precostituito e quelli dallo psicologo ci mandano gli altri.
Non ci crede quasi nessuno ma l’attività anche di alto livello può essere vissuta senza stress se si ha una certa filosofia nell’affrontarla. Se invece, magari anche per esigenze economiche, il risultato è stramaledettamente importante, allora il ricorso allo psicologo è pressocbé inevitabile.
Ma torniamo alla massa degli sportivi che non sono certamente quelli che forniscono risultati di alto livello. Questi se sanno destreggiarsi bene nello sport lo usano, non ne sono schiavi e lo usano proprio per vivere meglio e combattere lo stress. Per certi versi, mi spiace dirlo, ma lo sport è un po’ nemico degli psicologi. Sei stressato dalla società con ritmi stordenti? O vai dallo psicologo oppure ti metti a fare sport come si deve. Mi si dirà che mettersi a fare sport come si deve è un lusso per pochi. Certamente, ma anche servirsi costantemente della collaborazione di uno psicologo per sopportare la società stressante è un lusso mica da ridere.
Io ho un concetto un pò presuntuoso di sport perché arrivo a dire che con la pratica sportiva autentica vai a minare nelle sue fondamenta la società stressante, la smonti nei suoi dogmi indiscutibili.
Difficilmente lo psicologo ha presunzioni così elevate per te, si accontenta che tu funzioni bene in questa società che non funziona ma non ti da i motivi per contrastarla. Non vorrei essere blasfemo con la categoria degli psicologi ma direi che sono tendenzialmente “filogovernativi”. Posto che esiste una società fatta in un certo modo il problema non è la società ma sei tu che non vuoi adeguarti a questa società offrendo delle resistenze che lo psicologo ti può aiutare ad analizzare.
E’ sacrosanto analizzare queste resistenze perché sono quelle che ti mettono in conflitto con la società ma quando scopri che sono resistenze razionali di un soggetto che non si fa manipolare, non è che devi metterti a studiare ad ogni costo come rientrare nei ranghi per attenuare il conflitto con la società idiota.
Ecco, il compito presuntuoso dello sport che non schiavizza lo sportivo è proprio quello di fornire un alibi per tentare di cambiare la società più che per tentare di sopportarla.
Troppo spesso faccio l’esempio della scuola. Non è che gli studenti siano dei lavativi che dedicano troppo poco tempo alla scuola. Tutt’altro, dedicano a questa fin troppo tempo, quasi di più dei professori che ci sono dentro per professione. Il problema degli studenti è che non hanno voglia e la buona volontà di cambiare una scuola che hanno capito benissimo che non funziona e che si fonda su ipocriti equilibri gerarchici dove chi ha strane idee ha semplicemente sbagliato epoca e deve adattarsi a studiare la filastrocca a memoria senza rompere le scatole.
Se aspettiamo che la scuola la cambino i professori attendiamo il prossimo millennio, la possibilità che la cambino gli studenti nel breve periodo non pare nelle congiunzioni astrali attuali.
Anche qui il ruolo degli psicologi è importante perché ci sono studenti che sentono bisogno dello psicologo già solo per affrontare la scuola senza la presenza di impegni sportivi di un certo tipo. Lì lo sport non c’entra proprio nulla ed è semplicemente la scuola causa di stress per lo studente affannato. Come per lo sport stressante c’è da augurarsi che gli psicologi possano far capire che se il problema è così diffuso non è del singolo studente che ha chissà quali paturnie ma dell’istituzione scolastica che invece di avvicinare al sapere in modo entusiasmante lo fa con strategie da incubo costellate da un calendario di verifiche decisamente troppo fitto.
Insomma per come la vedo io il problema è a monte. Viviamo in una società che ha il potenziale per far ricchi tutti gli psicologi ma non sono convinto che bisogna adeguarsi all’idea che il ruolo dello psicologo sia diventato normalmente fondamentale per poter vivere “normalmente”.
Oppure, mettiamola così, se questa è la nuova normalità io sono romanticamente affascinato da una anormalità che si fonda ancora sul lato artistico della vita. Se questa è la scelta allora il problema è che bisogna solo trovare le scelte meno impattanti per provare a cambiare la società ma accettarla così com’è, anche con l’aiuto dello psicologo, non è un’opzione perseguibile.