LA VERA RIVOLUZIONE PUO’ PARTIRE SOLO DALLA SCUOLA E, FORSE, UN PO’ DALLO SPORT

Arriva una scossa di terremoto devastante, non ci vuole molto a capire che è una vera e propria ecatombe, però i mezzi di informazione del 2023, quelli che in un istante sai il colore delle mutande della tal show girl in tutto il mondo, sonnecchiano e per ore stanno a dirti che probabilmente ci sono anche centinaia di vittime quando invece è una vera e propria ecatombe perché centinaia di vittime le fa un terremoto cento volte più debole di quello e la magnitudo la sanno subito tutti. Dopo un po’ la realtà viene fuori in tutta la sua drammaticità, è successo l’imprevedibile perché i terremoti così devastanti sono sempre imprevedibili anche se si può immaginare quali sono le zone più a rischio ma sono assolutamente imprevedibili.

Allora in una società evoluta, di fronte alla tragedia ci si unisce per aiutare chi è nella disgrazia. Invece noi siamo impelagati nelle questioni economiche e promettiamo aiuti che però non potranno avere il peso di quelli che forniamo per alimentare la guerra perché la guerra è un investimento quasi sicuramente produttivo mentre la solidarietà nei confronti dei terremoti è un investimento non produttivo. Se passi carri armati qualcosa ti torna indietro ma se passi coperte e viveri non ti torna indietro nulla.

Premessa stucchevole e noiosa per dire cosa? Che la società del terzo millennio non ha nulla di diverso di quella del secondo, anzi forse è pure un po’ peggio perché se sono migliorate le risorse tecnologiche dovremmo aspettarci qualcosa di più, quel qualcosa di più che non c’è a livello culturale perché l’economia comanda sempre sovrana sopra a tutto e sopra a tutti.

E’ con questo senso di catastrofismo che dico che una vera rivoluzione culturale potrà avvenire solo grazie ad un profondo rinnovamento della scuola. Noi vecchi non abbiamo i numeri per far progredire questo mondo e dobbiamo aver il coraggio di cedere il passo e lasciare la strada libera ai giovani.

Se a scuola insegniamo solo la nostra dottrina invece di insegnare ai giovani a crescere e a prendere davvero nelle loro mani il nuovo mondo allora non possiamo attenderci un mondo che reagisca con rapidità ed efficacia nelle situazioni veramente urgenti. Occorrono coperte e viveri, non carri armati, quanto tempo ci impieghiamo per mandarglieli?.

La rivoluzione può partire solo dalla scuola laddove deve esserci l’ambizione di studiare davvero le cose e non solo per mantenere tutto com’è. La domanda ai giovani deve essere autentica, non finta e siccome la risposta non la sappiamo il voto deve andare agli insegnanti non agli allievi.

Una scuola noiosa ed inutile non produce nulla, dobbiamo mettere i giovani nella consapevolezza che il futuro sarà ciò che loro già oggi cominciano a pensare per domani. Se cominciano già ora ad adattarsi a questo mondo il mondo del futuro non potrà essere molto diverso da questo.

Perché dico che forse lo sport potrebbe anche un po’ aiutarci in questa rivoluzione? Lo sport è la miccia, è la cosa che ti fa capire che questa scuola non funziona. Se la scuola non ti lascia tempo per lo sport vuol dire che è una scuola opprimente e come minimo non ha cura della tua salute. Da questo si parte per metterla in discussione nelle sue basi, come è giusto che sia, e poi capisci che è pure una scuola che non insegna, o meglio insegna solo la cultura dell’adattamento che è proprio ciò di cui non c’è bisogno in un mondo che sta subendo rapidi mutamenti.

I ragazzi non devono andare a scuola a perdere tempo e quando dedicano l’ottanta per cento del loro tempo di scuola a superare le varie incessanti verifiche vuol dire che stanno perdendo proprio tempo. Perdono tempo anche gli insegnanti ed è tempo pure giustamente retribuito. Ma allora se proprio vogliamo essere competitivi, la verifica mettiamola per chi prende soldi per andare a scuola, non per chi chi ci va gratis, anzi, paga per andarci. Valutiamo se l’insegnante rende per quello che prende. La risposta sarà quasi certamente sì perché per quello che prendono gli insegnanti a scuola non occorre poi molto, ma almeno poniamoci il quesito e giriamo la frittata perché spesso un allievo che prende 4 più che un cialtrone che non capisce niente è un ragazzo che non ha trovato la motivazione a studiare e a costruire il suo futuro, talvolta anche perché capisce che sta studiando cose che non gli serviranno nulla. Quel ragazzo che prende 4 sarebbe la vera motivazione per cambiare i programmi ministeriali che appartengono ad una scuola che non ha più motivo di esistere, la scuola del nozionismo, dove il mondo degli adulti ci offriva il modello supremo. Adesso che abbiamo capito che il mondo degli adulti ha fallito bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare con gli stessi adulti che hanno fallito per rifondarlo.

I giovani sono rimbecilliti di telefonino ma sul telefonino la colpa non è loro che ci sono cascati ma nostra che glielo abbiamo consegnato come strumento per disegnare il futuro.

La civiltà del telefonino purtroppo è quella dove ci si impiega ore ed ore per capire che un terremoto di magnitudo 7,8 è una catastrofe immane quando dovrebbero saperlo anche i bambini delle elementari.

Il nostro sapere è un po’ in crisi. E’ pur vero che spedire missili e carri armati è molto più redditizio che spedire viveri e coperte e quella è una realtà dell’economia. Indiscutibile. Ma indiscutibile non vuol dire che non può essere studiata e non possiamo certamente attenderci che venga studiata in parlamento, deve essere studiata proprio a scuola, in quel luogo dove adesso vengono studiate tante, troppe cose che non permettono nemmeno ai ragazzi di fare sport e crescere sani.