LA SOLITUDINE DEL PROF. DONATI

Ho fatto un sogno strano. Ero ancora all’ISEF (e’ passato qualche annetto) e mi avevano messo in corso con il Prof. Sandro Donati e nel sogno non mi era nemmeno ben chiaro che materia insegnava. Forse era facoltativa perché io mi sono iscritto subito al suo corso e qui il sogno si fonde con la Realtà perché io ho sempre avuto grande stima del prof. Donati e se avessi avuto la possibilità di frequentare un corso condotto da lui non me la sarei certo fatta scappare.

Poi però il sogno intriso di Realtà diventa sempre più enigmatico perchè appena viene fuori che io mi sono iscritto a quel corso il prof. Donati viene trasferito. Vado in segreteria a protestare e mi dicono che quel corso non si può più fare perché il prof. Donati non insegna più qui.

Devo premettere, per far comprendere il lavoro delle mie mappe cerebrali nel sogno, che io all’ISEF ho davvero rischiato di essere bocciato nell’esame di farmacologia perché mi ero impuntato sul fatto che per comprendere le cause che spingono al doping è giusto anche far capire quanto questo aiuta gli atleti nell’ottenimento di prestazioni di alto livello. L’insegnante travisò interpretando in questo mio atteggiamento una volontà nel giustificare gli atleti che si dopano e dovetti fare l’equilibrista per far capire che, anche se io sono stato sempre contrario al doping, l’evoluzione delle tecniche dopanti è stata talmente travolgente che i margini di differenza di rendimento fra chi si dopa e chi non si dopa si sono notevolmente dilatati.

Molto spesso sostengo che questa grande evoluzione ha fatto da contraltare ad una involuzione metodologica delle tecniche di allenamento sulle quali non si è investito tanto quanto nello studio dei protocolli farmacologici.

In questo sogno ho peccato di megalomania perché nessuno si sarebbe mai sognato di allontanare il prof. Donati dal sottoscritto per evitare una pericolosa collaborazione. Il sottoscritto conta meno di zero e può appoggiare il prof. Donati fin che vuole che non gliene frega niente a nessuno. Però del sogno resta una curiosità ed è anche questa legati a fatti reali. Il prof. Donati è sempre stato isolato (e lo è ancora) e mai appoggiato nella sua battaglia per far capire il peso reale del doping sullo sport di alto livello.

L’informazione in tema di doping è sempre stata vista come un’autentica minaccia all’immagine dello sport di alto livello.

Allora parlando per me, più che per il prof. Donati (anche se sono assolutamente convinto che su questa cosa il nostro pensiero sia pressoché identico), io dico che l’importante non è smontare l’immagine dello sport di alto livello, cosa che non giova a nessuno e porta solo a danni economici, l’importante è riabilitare l’immagine dello sport autentico, non televisivo e far capire che questo vale come quello televisivo se non di più e da un punto di vista delle prevenzione sanitaria ha contenuti che sono certamente sovrapponibili se non superiori a quello dello sport di alto livello. In sintesi, a livello sociale è utile investire sullo sport non televisivo quanto se non di più di ciò che si investe sullo sport spettacolo. E’ possibile che ci sia il rischio di un dirottamento dei fondi, di un nuovo stile nell’intendere le sponsorizzazioni, ma la presunzione di partenza non è smontare lo sport di alto livello quanto dare ossigeno a quello dei numeri due e della gente comune che non ha bisogno di alcun supporto farmacologico per produrre gesta sportive che hanno comunque un grande significato.

Io non sto dicendo che il crono da 10″ netti sui 100 metri ottenuto con la miglior assistenza medica possibile sia un crono di basso valore perché con la miglior assistenza medica possibile c’è gente che sa fare anche di meglio. Sto dicendo che anche 10″5 sui 100 metri è un risultato di altissimo valore, soprattutto se ottenuto senza supporto farmacologico (probabilmente è quasi equiparabile al 10″ netti di chi si aiuta…) ed ha una sua valenza sportiva e sociale che non deve essere assolutamente trascurata anche se probabilmente non servirà mai a rimpinguare il medagliere di nessuna nazione sportiva in nessuna manifestazione da pubblico televisivo.

In tale ottica l’istituto dell’antidoping rischia di imbrogliarci perché finisce per sanzionare solo gli atleti dilettanti che si dopano con sistemi arcaici ma non rileva la positività di atleti professionisti che sono dopati secondo protocolli non rilevabili dai normali controlli.

Con tali sistemi pare che il doping sia diffuso solo fra una ristretta cerchia di dilettanti pazzi scatenati e non sia invece pratica comune nell’alto livello della disciplina sportiva. La realtà è ben diversa perché mentre è vero che esiste un gruppo di pazzi scatenati anche nello sport amatoriale che si dopa in modo assolutamente deplorevole è purtroppo vero che le pratiche dopanti sono molto più evolute e molto più diffuse, soprattutto in termini di percentuale, fra i professionisti. Poi c’è da rilevare che anche solo l’uno per cento di qualche milione di dilettanti porta a cifre insostenibili mentre addirittura  il 50% o più di una popolazione di atleti professionisti che riguarda poche migliaia di atleti non si traduce in numeri esorbitanti.

Si è diffuso allora il concetto che l’antidoping è quell’istituto che anche se non serve a rilevare i casi di positività fra gli atleti professionisti perché “è sempre un passo indietro rispetto all’evoluzione del vero doping “è comunque utile per scongiurare il fatto che milioni di dilettanti si mettano a trangugiare porcherie perché tanto non esiste alcun controllo”.

In linea di principio questa osservazione può anche stare in piedi se non fosse che da tale ragionamento lo sport dilettantistico ne esce un po’ male e può far pensare che non solo questi sono più scarsi degli altri ma si dopano anche di più.

Bisogna riabilitare l’immagine dello sport di medio e basso livello e far capire che il vero eroismo sta nella pratica di questo. e’ vero che ci sono dei pirla anche in questo tipo di sport ma per fortuna sono una percentuale abbastanza bassa sul totale dei praticanti. C’è molto meno eroismo di quanto si possa pensare, invece, nella pratica dello sport di alto livello dove se le preparazioni da dover sostenere per preparare tale tipo di sport sono sempre più massacranti  è opportuno anche precisare che tali atleti sono sostenuti a livello medico in modo sempre più attento e dove capire chi è il vero eroe che ce la fa solo grazie alle proprie forze è diventato sempre più difficile. Certamente ci sono atleti professionisti che ottengono risultati di alto livello anche senza ausilio farmacologico, ma purtroppo non siamo in grado di sapere quali sono.