LA PANDEMIA ED IL “COLLASSO” DEL CARDIO FITNESS

Fra mille disgrazie la pandemia ci ha anche portato un paio di cose interessanti.

Una, oggetto di discussione anche attuale (e se se ne discute vuol dire che funziona…), è una nuova insperata capacità di vedere oltre le balle che ci vengono comunemente raccontate dalla televisione (cosa che è stata notevolmente amplificata nella pandemia ma non è certamente nata in quei giorni), l’altra è il “collasso” a livello mediatico del cosiddetto “cardiofitness” tanto di moda fino alla fatidica primavera 2020. Quella tragica primavera ci ha fatto capire che il “cardio fitness” è una contraddizione in termini perché per allenare il cuore bisogna uscire di casa, andare all’aperto e non andare a chiudersi in un altro ambiente che potrà servire per centomila cose ma non per fare la prevenzione cardiologica che tanto serve a tutti i livelli e ormai ci tocca dire pure a tutte le età perché i nostri giovani, ammazzati di scuola, rischiano di diventare dei cardiopatici precoci se passano troppe ore sul banco di scuola e a casa a studiare.

Una delle tragedie del lockdown è stata che la vera prevenzione cardiologica è risultata decisamente minata da questa condizione imposta, non c’è cardio fitness che tenga e così la gente, pur con tutta la buona volontà, è stata resa più aggredibile dall’infinità di miocarditi che si sono diffuse in seguito come complicanze dei vaccini e dello stesso Covid.

Quando, a livello medico, ci si interroga se non si è un po’ esagerato con questi vaccini che, soprattutto nei giovani, potevano essere evitati (fra l’altro le miocarditi sembrano investire quasi più i giovani che gli anziani…) ci si dimentica di un’altra cosa sulla quale si poteva agire diversamente, sullo stile della Germania, che in un primo tempo aveva fatto decisamente bene (poi… sigh, ha copiato noi con risultati disastrosi) e aveva optato per un lockdown parziale che avesse riguardo delle esigenze di rispetto dell’attività di prevenzione cardiologica che si fa quotidianamente semplicemente uscendo dalla porta di casa.

Non è che agendo in modo più razionale con la prevenzione cardiologica avremmo certamente evitato tutte le miocarditi che si sono manifestate in questo periodo ma avremmo aiutato la popolazione ad affrontare meglio questo tipo di patologie che sono potenzialmente ad alto rischio, forse pure più del Covid stesso.

In ogni caso io lo continuo a ripetere come un disco rotto, salvo che in casi eccezionali dove il paziente deve essere controllato minuto per minuto (praticamente in strutture ospedaliere), per il comune mortale la prevenzione cardiologica si fa con una serie di attività da fare tutte all’aperto e non chiusi in palestra su attrezzi infernali che rendono l’attività meno gratificante e difficilmente procrastinabile nel tempo, requisito essenziale per una buona attività di prevenzione.

Bisogna imparare dagli errori operati durante la pandemia, forse, vista la gran quantità di errori effettuati in questo periodo bisogna anche “normare” meno lasciando la popolazione libera di scegliere le opzioni che vengono via via ritenute più convenienti per la propria salute. Sbagliare per propria libera scelta è comunque triste ma almeno meno folle che per indicazione di una massa di burocrati che decidono di dare indicazioni su cose che non conoscono minimamente. L’errore più grande in questo periodo è stato quello di pensare che qualcuno potesse avere il “verbo” e potesse indicare la via più razionale per tutti gli altri. Forse quella è l’unica cosa che abbiamo capito chiaramente: se non ci sono certezze non si può obbligare a nessun regolamento che dopo rischia di rivelarsi strada del tutto inopportuna e completamente fallimentare. In regime di assoluta libertà chi si prende la responsabilità di certe scelte fa inevitabilmente da cavia per gli altri ma lo fa sulla propria pelle e non su quella altrui e pertanto si ha anche il diritto di sbagliare. Se fosse stato per me, anche in pieno lockdown, non sarei stato a casa nemmeno un giorno, con mille precauzioni certamente, ma recluso da sano nemmeno dopo una rapina in banca: c’è l’ora d’aria pure lì…