LA MIGLIOR CONDIZIONE FISICA “POSSIBILE”

La domanda magica è quella su un’ottima condizione fisica. Difficilmente la gente ti chiede come fare per avere una condizione fisica solo un po’ migliore di quella che ha già. No, ti chiede come fare per avere una condizione fisica invidiabile, di gran lunga migliore di quella di cui può godere nel momento in cui ti pone la domanda.

Forse questo spiega la mia ottusità quando faccio grandi proclami su una situazione ideale per poter fornire attività fisica adeguata a tutti sul territorio come se ci fossero i presupposti per realizzare dal nulla una condizione simile.

Sono tanto abile nell’infondere calma nel lettore che mi chiede l’impossibile, non sono altrettanto abile nell’immaginare uno scenario generale che possa  migliorare anche solo lievemente la fruizione di attività fisica.

Le due cose sono collegate, non solo perché noi tendiamo a girare sugli altri l’atteggiamento col quale molti si propongono a noi ma anche per il fatto che proprio le carenze strutturali ed organizzative di un intero territorio sono poi, alla fine, quelle che determinano che un comune cittadino si possa mettere in forma in tempi brevi e possa avere una condizione fisica invidiabile.

Praticamente alla domanda “Voglio avere un’ottima condizione fisica” bisognerebbe proprio rispondere “Dove vivi?” non in senso polemico ma riferito al fatto che sono anche le condizioni ambientali a determinare il tipo di approccio all’attività fisica che potrai avere per migliorare la tua condizione generale.

Così come non posso pianificare la preparazione per far correre i 100 metri in 11″5 ad un soggetto che corre i 100 metri in 20″ ma dovrò farlo passare prima dal sub obiettivo di 19″ per esempio, non si può chiedere ad uno stato che ti predisponga una situazione idonea per diffondere l’abitudine di una corretta attività fisica presso tutta la cittadinanza quando proprio non ci sono le basi strutturali per una condizione simile.

Ecco che i miei sogni di una rete ciclabile efficiente sul territorio sono sogni campati in aria che non servono a nulla perché un primo subobiettivo potrà essere la tale pista ciclabile di un chilometro che pur essendo immersa nella giungla del traffico automobilistico e non collegata con nessun’altra pista ciclabile è comunque un segnale del fatto che qualcosa si fa e da qualche parte bisogna pure cominciare.

A volte sparare troppo in alto è un ottima scusa per non voler fare proprio nulla. Anzi si spara proprio in aria per non fare nulla, per fare solo rumore. Quando hanno proposto l’applicazione del principio della “casetta avanzata” per le biciclette per far capire quanto fosse importante immaginare anche a spostamenti in bici per decongestionare il normale traffico automobilistico, hanno un po’ sparato in aria perché hanno capito subito che non avrebbero colpito nessuno e che l’idea era talmente ambiziosa che non sarebbe stata realizzata.

Così quando qualche soggetto mi chiede una pianificazione per arrivare ad una forma fisica da atleta quando parte da una condizione di sedentario e pure messo male è come se mi dicesse “Non voglio nessun consiglio” oppure “Prendimi in giro con quei soliti programmi che dopo un mese o meno si capisce benissimo che non sono tarati per chi te li chiede”.

Qualsiasi progetto deve avere una sua applicabilità ed una sua eseguibilità. Se io disegno l’autobus che porta cento persone e fa cinquanta chilometri con un litro di carburante se questa idea non è realizzabile resta un bel disegno di un autobus che non si sa perché dovrebbe avere quelle prestazioni.

Così noi ci troviamo a dover formulare domande migliori per poter mettere in condizione chi ci risponde di essere più concreto e poter rispondere con più possibilità di successo.

Se ciò non avviene si può arrivare a situazioni tragicomiche dove per esempio un ottimo Crozza che coglie con grande arguzia le situazioni paradossali, del mio sito potrebbe dire: “E un sito dove tutti domandano come fare per avere una buona condizione fisica e chi lo gestisce che sa benissimo che queste domande fanno a cazzotti con situazioni concrete di difficile risoluzione si lamenta che lo stato non fa un cavolo per migliorare l’offerta di attività fisica per la cittadinanza…”.

La miglior condizione possibile deve partire sempre dalla condizione presente. Per chi corre i 100 metri in 20″ la miglior condizione possibile al momento è quella e la condizione auspicabile per il mese seguente è quella di poter correre in 19″. Per chi vive in un quartiere dove di piste ciclabili non ce n’è nemmeno l’ombra usare la bici per andare a lavorare è un’opzione probabilmente improponibile e la richiesta razionale per quel quartiere potrebbe essere quella di predisporre almeno uno straccio di pista ciclabile che vada dal lattaio al panettiere per far vedere che qualcosa è possibile.

Dobbiamo imparare a dichiarare accettabili obiettivi che ad un primo esame sembrano inaccettabili e forse possono anche essere inaccettabili perché una pista ciclabile che unisce solo il panettiere al lattaio sembra che non serva a nulla ma è comunque quella mossa che fa capire che qualcosa può succedere così come in quell’atleta (chiamiamolo così…) che corre i 100 metri in 20″ e dopo una prudente preparazione comincia a correrli in 19″. Sono entrambi obiettivi, anche se molto umili ma possono essere la base per un qualcosa di meglio nel futuro. Brontolare sulla necessità di correre in 11″5 per essere degli atleti decorosi o di avere una efficiente rete di piste ciclabili per poter andare in bici dove cavolo si vuole come nei paesi del nord Europa non serve a nulla. Quelli sono solo obiettivi ipotetici ed ideali che nessuno deve vietarci di sognare ma che bisogna anche essere capaci di ignorare se sono d’ostacolo per il raggiungimento di altri obiettivi intermedi più razionali ed urgenti.