IPOTESI SULL’ALLENAMENTO DI GRUPPO

Parto da un paio di premesse per sgombrare un campo già pieno di troppe variabili.

E’ interessante l’allenamento in gruppo quando il gruppo è divertente e stimolante, se il gruppo mi parla solo di problemi di lavoro e rogne varie preferisco perderlo che trovarlo. Pertanto sono convinto che valga la pena anche mediare l’allenamento rischiando di non fare il “miglior allenamento possibile” perché quello può diventare il miglior allenamento possibile, anche se sulla carta non lo era, ma lo diventa quando il gruppo è gradevole e me lo rende entusiasmante e pertanto più efficace di un allenamento potenzialmente ideale ma svolto in una condizione psicologica meno gratificante.

Seconda cosa: vorrei sgombrare il campo dall’ipotesi che l’intensità più elevata sia sempre la più efficace e quella da rincorrere in ogni seduta di allenamento. Se fosse così, dal punto di vista dell’efficacia dell’allenamento dovrei continuare a cercarmi compagni altamente performanti, più performanti di me, che mi costringono ad intensità di allenamento molto elevate che da solo non sono certamente capace di sostenere. Abbandoniamo anche questa ipotesi che io spero vivamente che non venga accettata come almeno discutibile dalla maggior parte degli allenatori. Spero che il mito “più intenso è meglio è” sia stato definitivamente sconfitto e ormai si è visto che non vale più nemmeno con gli atleti che si avvalgono sistematicamente dell’ausilio e farmacologico e pertanto, potenzialmente, dovrebbero avere possibilità di recupero decisamente superiori di quelle degli atleti che non si aiutano in nessun modo.

Premesso ciò, anche schematizzando, mi piacerebbe fare delle ipotesi di effetto del gruppo sul singolo valutando ipotesi semplici ma piuttosto ricorrenti nelle normali dinamiche di gruppo.

Partirei da quattro situazioni tipo. atleta più o meno forte all’interno del gruppo che si allena all’interno di un gruppo che tende a prendersela più o meno comoda. Pertanto analizzando le singole situazioni partiamo dalle più disagevoli alle più agevoli.

Atleta non molto forte che si allena all’interno di un gruppo che tende ad andare molto forte. Per questo la faccenda potrebbe presentarsi molto complicata e viene da dire che se sta lì essenzialmente è per la compagnia perché questo tipo di atleta in quel gruppo lì è a rischio di bastonate continue. Chiaramente questo se si fa trainare costantemente rischia di andare in over trainning in poco tempo e pertanto è il caso che sviluppi in tempi brevi una buona capacità di autoregolarsi che deve aver già messo a punto prima se si allenava da solo oppure deve riuscire a scoprire all’interno di quel gruppo “difendendosi” dalle elevate intensità che vengono continuamente proposte.

Altra ipotesi: atleta altamente performante che si allena in un gruppo come quello sopradescritto e dunque che tende a privilegiare le elevate intensità. Questo atleta, in quanto altamente performante, dovrebbe trovarsi in una situazione meno disagevole di quello citato prima in quanto molte volte sarà proprio lui a trainare il gruppo su ritmi molto elevati. Per contro, quando lui è in giornata no o per qualsiasi motivo va più piano, troverà all’interno del gruppo altri soggetti pronti a tenere alto il ritmo. Anche questo soggetto è a rischio over trainning ma è un rischio meno elevato di quello di prima nel senso che molte volte è proprio l’atleta in questione ad essere il protagonista delle galoppate a ritmo molto elevato. Diciamo che per questo atleta la situazione è più facilmente gestibile che per quello precedentemente citato.

Ulteriore situazione: atleta poco performante che si trova all’interno di un gruppo che tende a prendersela comoda. Questa situazione pare una situazione abbastanza ideale: hai la compagnia, hai un gruppo che va più o meno ai ritmi che ti fanno comodo, cosa vuoi in più dalla vita? in realtà, ad essere pignoli qualche problemino può esserci anche qui. Talvolta l’atleta di valore non eccelso potrebbe aver interesse a forzare un ritmo un po’ più elevato del solito ed in un contesto simile può essere costretto proprio lui a dover prendere l’iniziativa. Per cui benissimo la compagnia, sappi che per certe intensità inusuali a tratti dovrai essere tu ad inventarti qualcosa come se fossi solo perché tale cosa non te la puoi attendere dal gruppo.

Ultima situazione di queste: atleta performante che si allena in un gruppo molto tranquillo. Questa potrebbe sembrare una situazione sconveniente che non porta a buoni risultati ma se pensiamo così vuol dire che non abbiamo considerato alcune cose. Anche l’atleta molto performante ha spesso bisogno di recuperare (molto di moda ultimamente l’allenamento polarizzato dove a sedute di allenamento decisamente impegnative ne seguono altre ad impegno tutt’altro che elevato) e può essere che gli faccia comodo svolgere queste sedute in compagnia proprio per combattere la monotonia di sedute che in quanto poco intense possono risultare anche più noiose di quelle più importanti. Ai miei tempi i mezzofondisti usavano molto il “brodino” che era quella seduta di recupero di corsa continua su distanze non troppo lunghe e condotta a ritmo blando. Molto spesso non si andava tanto per il sottile sul brodino e pur di correre in compagnia si accettava di correre con chiunque. Io mi ero reso conto che pur entusiasmante il “brodino” corso con ragazze che correvano particolarmente piano era semplicemente devastante per i miei muscoli e così tendevo a correre il brodino in un certo modo per recuperare davvero e semmai cercavo il gruppo a fine corsa. Altro aneddoto del sottoscritto sul “brodino” e sulle corse lente in genere. L’anno degli esami di maturità ero un po’ stressato e tendevo a fuggire da certi allenamenti un po’ intensi per colpa dello stress patito a scuola (già allora e adesso temo che la situazione sia pure peggiorata…). Siccome non avevo voglia di studiare, tendevo a stare al campo tre o quattro ore e in quelle tre o quattro ore mi cuccavo tre o quattro brodini. Insomma in quel periodo ho costruito una base aerobica veramente notevole che mi ha portato a primavera ai record personali nel mezzofondo pur senza preparazione specifica e tutto sommato mi è servita a maturare abbastanza come atleta più che come studente. Come studente in quell’anno invece mi sono bruciato anche se in qualche modo ho passato gli esami e ancora adesso sostengo che l’esame di maturità come era concepito allora (uguale a quello di adesso) sia un’autentica idiozia.

Dunque mi sono serviti gli esami di maturità per farmi capire che talvolta anche le basse intensità possono essere molto utili nel processo di allenamento, non erano stati necessari quelli per farmi capire che le elevate intensità non sono sempre consigliabili in tutte le situazioni e che comunque devono essere recuperate con grande attenzione per non diventare pericolose.

Torno a dire che la caratteristica principale del gruppo deve essere quella di rendere gradevole l’allenamento poi sull’intensità è bene che ognuno pensi di cosa ha bisogno in quel momento lì. Gruppo vuol dire presenza di intensità diverse e a seconda del momento ogni atleta avrà bisogno di una certa intensità. Ecco, una cosa importante che può insegnare è il gruppo è che pur in presenza di una certa gerarchia di valori a seconda delle situazioni ci saranno momenti nei quali il battistrada è uno e momenti nei quali il capofila è un altro. Poi ci può essere il momento in cui si sente la necessità di correre da soli per ascoltarsi meglio. La maturità del gruppo sta anche nell’accettare che al suo interno i vari soggetti sappiano quando aggregarsi e quando stare da soli. Il gruppo “elastico” è certamente meglio di quello rigido con strane regole al suo interno. Un gruppo veramente elastico regole non ne ha ed è in continuo divenire così come lo siamo noi con la nostra preparazione sempre difficile da comprendere e da immaginare.