IN DIFESA DEI TURISTI ITALIANI

Il turista italiano all’estero lo distingui subito dagli altri: è quello che cammina sulla pista ciclabile come se fosse per i pedoni, è quello che blocca il traffico sulle strisce pedonali perché ha paura ad attraversare la strada. Ma non è maleducazione, è ignoranza. Sarebbe maleducazione se ti avessero insegnato comportamenti scorretti sulle piste ciclabili o sulle strisce pedonali ma sull’argomento non è stata impartita proprio nessun tipo di educazione né a scuola né in nessun altro luogo.

Ed è per questo che, anche se molto spesso non sono avaro di critiche nei confronti dei miei connazionali, in questo caso mi va di difenderli, di difenderci. Non è colpa nostra se non sappiamo usare le piste ciclabili, non le abbiamo. Non è colpa nostra se non sappiamo usare le strisce pedonali, da noi sono finte e non le rispetta nessuno.

Diciamo che potrebbe essere colpa nostra come cittadini quando andiamo a votare e non votiamo uno straccio di rappresentante che si impegni davvero ad avviare un importante progetto per la creazione di una efficiente rete di piste ciclabili sul modello di quelle esistenti nel Nord Europa (che hanno pure climi ben peggiori del nostro per l’uso della bicicletta e allora se la usano loro non si capisce perché non dobbiamo usarla noi…). Poi potrebbe essere colpa nostra anche quando vediamo un automobilista che non rispetta le strisce pedonali e invece di bloccarlo e tirarlo giù dalla macchina lo ignoriamo assolutamente come se fosse la più normale delle cose.

Una scusa per non fare le piste ciclabili è che molte strade sono strette e siamo pieni di borghi medioevali dove a malapena ci passano le auto. All’estero quelle sono splendide piste ciclabili, poi, dove possono passare le auto senza mettere in difficoltà le bici passano anche le auto. Il concetto è che la stradina del borgo medioevale, se ci passa una bici è anche una pista ciclabile, e bisogna giustamente dire dove passa il pedone e dove passa la bici perché non si scontrino.  Da noi invece passano solo le auto e i pedoni si mettono in fila dietro alle auto, le bici non sono gradite perché già la strada è abbastanza stretta se poi ti ci metti con la bici, insomma vuol proprio dire che vuoi dar fastidio.

Non ha senso costruire nuove strade per le auto all’interno dei borghi medioevali perché quelle erano strade per i cavalli e adesso sono piste ciclabili, al più si possono usare per le auto per le emergenze ma non per il normale traffico. Le piste ciclabili occorrono a fianco delle strade normali e lì bisogna prevedere proprio gli spazi per farcele stare ed in molte situazioni bisogna prevedere proprio dei restringimenti di carreggiata altrimenti la pista ciclabile non ci sta. Il restringimento di carreggiata è necessario anche per dare sicurezza alla pista ciclabile nel senso che non puoi fare una pista ciclabile larga  un metro e mezzo a fianco di una strada larga 8 metri dove le auto passano ai 70 all’ora. Si restringe la carreggiata per le auto e si allarga la pista ciclabile, si cambia il limite di velocità per le auto e si rende più sicura la pista ciclabile. Se c’è spazio per farcele stare tutte e due in assoluta sicurezza si può ripristinare il limite di velocità ai 70 km/h per le auto. Insomma il concetto è che la rete di piste ciclabili deve essere completa e con collegamenti su tutte le tratte, non deve essere a spot come se fossero delle specie di campo giochi per bambini. La pista ciclabile è pure forse il più  bello dei campo giuochi ma è anche una cosa seria.

Ecco, quando vedo gli italiani all’estero che chiacchierano tranquillamente da pedoni sulla pista ciclabile non ho risentimento per loro perché ci fanno fare la figura dei maleducati ma provo un senso di gran pena, penso solo che provengono da una nazione che anche se ha un grado di industrializzazione molto evoluto, ha le piste ciclabili di un paese del Terzo Mondo. Mi domando invece se capiscono che chi usa le piste ciclabili pretende che siano libere non per un vezzo particolare o per prepotenza ma solo perché avere la pista ciclabile sgombra per andare a lavorare o per andare a fare gli affaracci propri è un diritto di tutti. Per noi non è un diritto, abbiamo diritti solo come automobilisti e se un ciclista senza pista ciclabile si mette in mezzo alla carreggiata delle auto rallentando il traffico abbiamo il diritto di far sentire a tutti la potenza del nostro clacson in quella circostanza, perché quelle sono le nostre regole. Sono regole che vanno cambiate.

Ma non vanno cambiate perché così dopo non facciamo più la figura dei pirla all’estero che camminano sulle piste ciclabili. Vanno cambiate perché abbiamo urgente bisogno di cambiare le regole della nostra mobilità. Per motivi di salute e di inquinamento.