IMPORTANZA DEL DIARIO DI ALLENAMENTO

Lo so che sembra una cosa di altri tempi ma il diario di allenamento è sempre una cosa molto importante. I giovani inorridiscono al pensiero di tenerlo in forma cartacea che per conto mio resta la più comoda a maneggevole, ma lì è solo questione di abitudini, forse per loro è più facile girare con un aggeggio che per funzionare ha bisogno dell’elettricità. Io per redigere i miei diari di allenamento non ho mai avuto bisogno dell’elettricità ma mi basta semplicemente carta e penna. Non mi serve assolutamente un modulo sul quale inserire numeri perché se proprio questi ci sono eventuali elaborazioni statistiche è molto meglio che le faccia io e non un programma che non sa nemmeno da che parte cominciare perché di sport non ci capisce nulla.

A mio parere un buon diario di allenamento deve contenere più parole che numeri e se contiene numeri questi devono comunque essere interpretati in un certo modo. E’ diffusa la mania di attribuire un significato “lineare” ai numeri dello sport come se questi fossero indici di borsa e così, trattando per esempio di tempi e/o misure se queste seguono un certo andamento grafico si traggono conclusioni semplicistiche che molto spesso sono inopportune oltre che imprecise. Anche gli andamenti di borsa se non sono attentamente analizzati possono essere fuorvianti, figuriamoci le prestazioni sportive. Qui non ci sono titoli, ci sono tempi e misure che possono essere ottenuti in modo molto diverso per cui le parole possono avere anche più significato dell’indice stesso. Confrontare due sedute di allenamento svolte su dieci prove analizzando il solo dato numerico non ha senso perché la prima cosa da dire di quelle dieci prove è “come” sono state corse ed è per quello che occorre il diario di allenamento che qualche volta deve avere qualche aggettivo in più e magari pure strano per descrivere al meglio la situazione. Se fosse solo per i numeri, con un po’ di memoria potremmo anche evitare la redazione del diario di allenamento ma quanto alle sensazioni sul gesto tecnico, a meno che queste non siano decisamente forti, hai voglia a ricordarle a mesi o anni di distanza. Si tende a pensare molto spesso alla “cifra” dell’allenamento non rendendosi conto che la vera “cifra” sono le modalità con le quali è stato svolto l’allenamento. Non c’è una correlazione diretta fra variazione dei tempi di percorrenza delle singole prove di allenamento ed entità degli adattamenti provocati dalle stesse. Questa correlazione, se esiste, è fra qualità delle prove e qualità degli adattamenti innescati dove la “cifra” della qualità non è solo un numero ma un insieme di cose. Il numero essenzialmente ci da solo parametri di misurazione sulla velocità, sulla distanza ma non esprime nulla in termini qualitativi sulla produzione del gesto tecnico. In quel senso è fondamentale la redazione del diario di allenamento perché quei parametri qualitativi sono molto complessi e non possiamo illuderci di trasferirli nella memoria a lungo termine con buone possibilità di successo. E’ già tanto avere le parole giuste, il lessico necessario per descrivere quei fenomeni complessi, è impensabile potersi ricordare le sfumature decisive per poter attribuire un certo significato ad un certo allenamento particolare.

Con una sorta di disfattismo legata alla possibilità di programmare ed analizzare con precisione in tema di preparazione sportiva alcuni si limitano ad osservare che è impossibile replicare un allenamento uguale ad un altro, ogni allenamento ha storia a sé perché nascono situazioni sempre nuove e pertanto l’ipotetica schematizzazione di un diario di allenamento non ha senso.

Su questo punto io potrei anche essere d’accordo se non che non interpreto il diario di allenamento come una “schematizzazione” bensì come una descrizione sempre nuova che tende solo a riportare dati e, visto che questi sono tanti, a tentare di immagazzinarli come il nostro cervello non sa fare. Nella redazione del diario di allenamento non sappiamo nemmeno noi i dati che poi saranno ripresi e per quello andremo in cerca di tutti quei parametri che potranno servirci in un secondo tempo per rielaborare il tutto. Se su dati oggettivi tipo la temperatura, il vento, l’abbigliamento usato non ci sono molte possibilità di sbagliare su altri dati. soggettivi, sarà molto facile sbagliare e così, per esempio, le sensazioni di fatica potranno prestarsi a mille descrizioni diverse. Ognuno le descriverà a modo suo e sarebbe buona cosa, anche se impossibile, che il singolo atleta usasse un linguaggio uniforme per descrivere il suo personale stato di affaticamento. Tale pretesa è in realtà impossibile perché come siamo uno diverso dall’altro e descriviamo la realtà in modo diverso siamo anche sempre diversi da noi stessi e descriviamo la realtà in modo sempre nuovo perché in continua evoluzione. Esiste dunque anche un evoluzione del diario di allenamento che deve essere opportunamente interpretata perché come cambia il nostro modo di produrre prestazioni sportive cambia pure il nostro modo di descriverle. Insomma le variabili sono tantissime ed un’analisi statistica di tipo matematico è forse anche impossibile oltre che inutile. Invece una rilettura del diario di allenamento, soppesando bene le parole a tentando di attribuire il giusto significato alle stesse, è quasi sicuramente utile per ripercorrere il tracciato dell’evoluzione sportiva e avere indicazioni per la prassi.

Io sono molto convinto che il diario di allenamento abbia una grande utilità. Diciamo che è lo strumento che da più informazioni per poterci capire qualcosa sulla vostra storia specifica. Sono tutte cose che su Internet non trovate e mi trovo per l’ennesima volta a ripetermi su una semplicistica quanto monotona osservazione: “Invece di perdere tempo a vedere cosa vi suggerisce Internet in tema di preparazione sportiva, pensate a ciò che avete già fatto voi, a come lo avete fatto e come siete riusciti a farlo, è sulla base di quello che avrete ottime indicazioni per la prassi e utili suggerimenti su come proseguire. Si costruisce tutto partendo dalla vostra realtà. Le altre sono indicazioni astratte per soggetti astratti, non in carne ed ossa.”