IL VERO EROE DELLO SPORT E’ IL PARAFULMINI

Volevo scrivere un articolo sull’importanza di tradurre tutte le rincorse (da quelle dei salti: asta, alto, lungo, triplo, ma anche quella del giavellotto ed i vari movimenti in pedana degli altri lanci) in un momento di massima rapidità prima del gesto tecnico e dunque di illustrare come un’azione preparatoria al gesto esplosivo non necessariamente deve essere rapidissima ma deve portare ad un ben preciso momento di rapidità ma poi mi sono detto: “Queste cose si possono trovare su un qualsiasi testo di biomeccanica che le spiega anche molto meglio ed in modo più esaustivo di me…” e dunque il mio articolo sulle rincorse varie in atletica si risolve in una semplice esortazione: non affannatevi ad aumentare la velocità della rincorsa quando di tutto quel gesto ci interessa solo la rapidità del movimento che precede immediatamente il gesto tecnico vero e proprio e, se avete dubbi studiatevi la biomeccanica di quanto accade in quel preciso momento perché ai fini della qualità del gesto finale tutto quanto accade prima è assolutamente ininfluente. Insomma ci sono rincorse che sembrano molto veloci ma non portano ad una traduzione di energia cinetica molto siginificativa nell’ultimo momento e rincorse che sembrano lente, ad opera di atleti che hanno effettivamente dei deficit di velocità di corsa ma che si traducono in un gesto molto efficace e rapido a dispetto di una rincorsa che sembrava lenta.

Tutto questo discorso per introdurre una cosa che è di stampo completamente diverso ed ha in comune solo una cosa: che molto spesso le apparenze ingannano e così come una rincorsa apparentemente poco efficace può anche essere la migliore di quelle fatte vedere dai vari atleti, così, valutando le prodezze e l’eroismo degli stessi possiamo credere che i veri eroi siano quelli che vincono quando poi, analizzando bene e pure senza scomodare la biomeccanica, capiamo che invece i veri eroi sono proprio gli ultimi. I cosiddetti atleti “Parafulmine”.

L’eroe convenzionale è il campione, quello che vince tutto e magari pure con una certa continuità perchè il pubblico al giorno d’oggi vuole pure continuità di rendimento, non si accontenta di gesta leggendarie sporadiche, no, vuole proprio la reiterazione continua di gesta di alto livello pronto a dire che il campione è in crisi appena cala un attimo di rendimento.

E così abbiamo avuto campioni, nell’atletica uno a caso Bolt, che hanno vinto tutto, che hanno vinto praticamente sempre e non appena hanno cominciato a perdere rendendosi più umani, imprevedibili e probabili attori di uno sport tutto sommato più spettacolare, si sono ritirati dalla scena perché capaci di recitare unicamente il ruolo di eterni vincenti. Questi atleti sono altamente spettacolari, anche se volte addirittura un po’ noiosi nella loro grande capacità di ripetere facilmente gesta di alto livello e reggono il loro spettacolo sul fatto che esiste un bel contorno di atleti di grande livello che regge il palco e che fanno da cornice più che degna a chi vince. Dunque un primo sommario esame ci dice che anche la cornice è decisamente importante, il campione da solo non è altamente spettacolare.

Ad un secondo più approfondito esame viene fuori che questa importante cornice si regge sul ruolo fondamentale dei cosiddetti atleti “parafulmine” che sono quelli che molto spesso offrono le prestazioni peggiori di tutto il gruppo anche se si impegnano ugualmente.

L’atleta parafulmine si distingue a sua volta in atleta “parafulmine occasionale” ed in atleta “parafulmine consapevole” e questi ultimi sono i veri eroi dello sport a mio parere.

Un atleta che sa che in una competizione molto probabilmente arriverà ultimo e di questa cosa non gliene frega proprio niente ed anzi si impegna come e più del primo classificato è il vero eroe dello sport, quello che in ultima analisi lo regge e permette che possa andare in scena.

Se tutti i presunti ultimi sparissero man mano che arrivano ultimi in poco tempo avremmo uno sport popolato solo di campioni, senza degna cornice e questi campioni sarebbero via via sempre meno perché il meno campione degli altri, secondo questa logica, sarebbe destinato a sparire in breve tempo.

Il parafulmini occasionale offre comunque il suo contributo parziale e momentaneo ma è proprio in quel momento che si capisce se è un vero eroe dello sport perché nel momento in cui si defila e lascia il ruolo di ultimo ad altri vuol dire che non è attrezzato a recitare quell’importante ruolo.

Ho sempre detto che le medaglie dovrebbero essere assegnate girando la classifica al contrario, per i primi c’è gloria. gratificazione, sponsor e danaro, non servono le medaglie. Per gli ultimi c’è la consapevolezza di aver recitato la parte più importante dello sport e sarebbe bello che questa venisse sostenuta anche dall’attribuzione di una medaglia. E’ chiaro che poi in tal modo i veri eroi rischierebbero di diventare quelli che arrivano a metà non supportati da nessun tipo di motivazione.

L’atleta via di mezzo in realtà può vincere, può semplicemente non arrivare ultimo ma può pure arrivare ultimo, può fare tutti i risultati che vuole perché non è atteso a nessun risultato in particolare. L’ultimo, al contrario, è abbastanza ancorato al suo ruolo di perdente e gli va riconosciuta questa capacità che non è proprio da tutti.

Vista in modo più attento i veri eroi dello sport sono proprio gli atleti parafulmine. Senza campioni si trovano in breve altri campioni, atleti capace di recitare il ruolo di campione anche se non lo sono in realtà, ma senza atleti parafulmine, con un loro del tutto improbabile e scongiurabile sciopero lo sport rischia di andare in crisi perché non è che si trovino poi in giro tanti atleti disposti a recitare il ruolo di fantozziana memoria di “Atleta parafulmini”.