IL SALTO DI QUALITA’ NELLO SPORT

Il salto di qualità “dello” sport potrebbe avvenire solo se tutti ci mettessimo a fare sport e così ci sarebbe un incremento repentino della cultura sportiva e sarebbe una mossa salutare per tutta la società. Sarebbe la vera prevenzione sanitaria quella tanto sbandierata ma mai perseguita concretamente con strumenti attuativi efficaci. Più che di questo auspicabile, semplice ma quasi impossibile salto di qualità “dello” sport in genere io mi ritrovo qui a scrivere di una cosa forse più complessa ma tutto sommato anche più umile. Pensare che tutta la popolazione si metta a fare sport è un pensiero certamente sano ma utopistico, pensare che parte degli sportivi già praticanti possano trovare gli espedienti per rendere sempre di più nello sport è probabilmente meno utile ma quasi sicuramente più facile e meno utopistico, chi pratica già sport è molto curioso su quanto avviene nello sport, chi non lo pratica è facile che non gliene freghi proprio nulla, il problema è ben altro che dirgli come massimizzare la prestazione sportiva.

Eppure se chi fa sport lo fa sempre meglio, in modo sempre più efficace, può fare una buona propaganda allo sport, anche verso chi non pratica ancora sport. In tal senso uno “sportivo” che va sbuffare clamorosamente in palestra senza ottenere risultati significativi se non di ordine estetico non fa una grande pubblicità allo sport.

Nello sport vero più che modificare un certo muscolo si modifica una certa capacità prestativa e pertanto a parità di impegno la prestazione migliora, andando a dimostrare che c’è stato un certo apprendimento motorio.

Ho già scritto di “salto di qualità” nello sport portando in campo un mio curioso concetto di teoria del “ri-conoscimento” per dare una chiave di lettura a questo fantomatico “salto di qualità”. Del salto di qualità ci abbiamo capito un po’ poco più o meno tutti ma tutti siamo d’accordo nel definirlo come quello stato quasi magico, durante il quale l’atleta migliora in modo netto e consistente per cause più o meno comprensibili e migliora pure più di quanto sarebbe lecito attendersi diciamo in modo decisamente più netto rispetto ad altri momenti della carriera sportiva.

Tale salto di qualità si verifica più frequentemente trattando di atleti giovani in quanto la crescita fisica abbinata ad una buona preparazione può andare a sommare in modo sinergico i due effetti. Inoltre, si può verificare più o meno a tutte le età nei principianti. Pure un attempato signore di 70 anni può avere nella fase iniziale anche miglioramenti piuttosto rapidi se non ha mai fatto sport sino a quel momento. Può accadere negli atleti anche non novizi che ad un certo punto decidono di specializzarsi su una ben precisa disciplina sportiva. Accade quasi sempre nel momento in cui un atleta (certamente giovane) decide ad un certo punto che lo sport non sarà più solo un divertimento ma proprio una professione. Insomma complice principalmente l’allenamento si verificano una serie di circostanze per le quali il rendimento sportivo migliora in modo netto.

Esistono anche i salti di qualità al contrario e su quelli c’è poco da soffermarsi: sono bruschi scadimenti del rendimento sportivo che accadono per traumi sportivi, per interruzione dell’attività e se non ci sono particolari problemi di salute in realtà non dovrebbero mai verificarsi nemmeno in tarda età se uno pratica una salutare attività fisica con continuità ma poi bisogna dire che per una serie di cause talvolta insondabili possono capitare anche all’anziano che pratica sport. Praticamente impossibili nel giovane sano se non smette improvvisamente di allenarsi. Lasciamo perdere le cose tristi (e, a tal proposito c’è da dire che a volte con riferimento a questi momenti alcuni allenatori affermano “Bisogna solo aspettare che passi” per far capire come possa esistere anche una elevata complessità pure in quei frangenti) e torniamo al salto di qualità “classico” che è quello in alto e non quello in basso.

Io tempo fa avevo scomodato una teoria del ri-conoscimento per tentare di spiegarlo e non è che voglia disconoscerla però mi andrebbe di fare un passo indietro che forse non fa altro che confermare la sostenibilità della teoria: nel salto di qualità la somma degli incrementi di rendimento dei vari fattori di prestazione da solo no giustifica quel tipo di miglioramento: non tornano i conti, è come se ci fosse un qualcosa in più di difficile individuazione.

A questa cosa curiosa avevo dato in modo scherzoso il nome di “premio di maggioranza” facendo il parallelo con la politica quando un partito già abbastanza forte viene aiutato ulteriormente da certi regolamenti. Ecco, se azzecchi la preparazione poi può scattare il “premio di maggioranza” e diventi ancora più forte di quello che pensavi.

Mi viene da pensare che questo “premio di maggioranza” sia una questione di natura psicologica e pertanto ha un po’ a che fare con la teoria del ri-conoscimento.

Dobbiamo analizzare questo ri-conoscimento da due angolature per comprenderlo bene. Quando andavamo a proporre indicazioni di carattere tecnico io sostenevo che le varie esercitazioni dovevano essere riconoscibili per avere una qualche possibilità di successo nell’inserimento sullo schema motorio. Per fare un esempio con la corsa, sull’azione di corsa è molto difficile che possa avere una certa influenza la proposizione del cosiddetto skip, la classica esercitazione di corsa sul posto con le ginocchia decisamente alte. Lo skip è una corsa “non corsa” che non può certamente essere riconosciuta come modello proponibile. L’effetto sulla muscolatura, sul flessore della coscia in particolare potrà avere anche una certa utilità ma non troverà sbocchi applicativi sulla tecnica di corsa. Al contrario quando andiamo a proporre varie tipologie di corsa con variazioni contenute fra un tipo di corsa e l’altra sarà più facile riconoscerne qualcuna di potenzialmente utile. Questo tipo di ri-conoscimento si basa sul confronto fra esercitazioni possibili e non molto differenti fra loro, con una grande attenzione e con affinamento dei meccanismi percettivi possiamo andare ad operare scelte utili e decisive. Utili certamente, e decisive tanto più con queste andiamo ad innescare una seconda problematica relativa al riconoscimento. Più la variazione riconosciuta ed incamerata ha caratteristiche nette e distinguibili rispetto alla precedente e più è probabile un netto miglioramento dei risultati.

La situazione è paradossale: se la modificazione che andiamo a proporre è troppa marcata non si può innestare sul nuovo schema di corsa e non produce quasi nulla. Al tempo stesso una volta inserita una certa variazione nello schema motorio più questa è facilmente riconoscibile e più si potrà verificare un’ esaltazione del miglioramento del gesto.

Il “salto di qualità” del rendimento si aggrappa a variazioni piuttosto nette e significative, dunque facilmente riconoscibili però per concretizzarsi non può contare su esercitazioni che non abbiano il carattere della riconoscibilità, così la massima di oggi, di una banalità deplorevole, è che comunque in ogni innesco del salto di qualità bisogna partire da una situazione ben precisa che è quella tipica del soggetto sul quale si verificherà tale fenomeno.

Stando su questa linea si spiega perché a volte un certo tipo di allenamento pare non produrre effetti e poi improvvisamente li produce tutti con gli interessi. A quel punto si dice che l’atleta si è sbloccato e che ha preso consapevolezza di alcune cose fondamentali. Insomma noi diamo degli stimoli che sono stimoli che devono avere certe caratteristiche di tollerabilità, questi stimoli si sommano e danno piccoli adattamenti continui. Il salto di qualità si verifica quando questi stimoli hanno finalmente perfezionato l’informazione decisiva, quella che produce il riconoscimento della nuova situazione.

Mi viene da fare uno strano esempio di idraulica per spiegare il concetto (mai fatto l’idraulico ma la mia fantasia corre a quello). Ipotizzate di dover riempire una brocca d’acqua e di dover pure allagare la zona circostante alla brocca in modo omogeneo dopo il riempimento della brocca stessa. Se provate questa cosa con un getto d’acqua troppo forte sulla brocca stessa non la riempirete mai e la zona circostanza sarà allagata per eccesso d’acqua ma mai con precisione per effettivo “trasbordo” dell’acqua in eccesso dalla brocca. Se la brocca la riempite lentamente in un primo tempo non ci sarà proprio nessun trasbordo di acqua poi ci sarà addirittura un momento nel quale la tensione superficiale dell’acqua fa sembrare che la brocca colmi chissà quando e non straripi mai e poi, finalmente, arriverà il momento dove l’acqua rompendo la tensione superficiale inizia ad uscire dalla brocca.

Ecco, se voi date stimoli non riconoscibili non riempirete mai la brocca, una somma di stimoli riconoscibili la riempiono fin che ad un certo punto, superata la tensione superficiale del colmo l’acqua comincia a trasbordare.

La metafora con alcune metodologie di allenamento legate agli aspetti condizionali molto di moda al giorno d’oggi è fin troppo facile. Non ho pazienza di attendere che la brocca si colmi; la “inondo” con la preparazione condizionale, forza e resistenza a valanga, Per certi versi è anche una via abbastanza facile e comprensibile peccato che porti ad uno spreco di acqua (che letto in termini di sport vuol dire spreco di energie di tutti i tipi) non indifferente. La problematica della tensione superficiale dell’acqua in quel caso non esiste, non si manifesta. In quel caso il “salto di qualità” non è determinato dalla somma di informazioni legate al processo di allenamento bensì alla spropositata somministrazione di sedute di allenamento di un certo tipo che portano modificazioni certe della situazione in tempi anche brevi.

In questa metafora cosa vuol dire la brocca costantemente piena o mezza vuota richiede uno sforzo di fantasia mica da ridere. Vuol dire che se voi cambiate metodo e con pazienza certosina vi mettete ad agire sulla tecnica più che sulle doti semplici quali forza e resistenza, per un po’ dovrete solamente riempire la brocca che era mezza vuota, il salto di qualità si presenterà in tempi successivi, e se avete fretta come molto spesso accade, potrete trovarvi anche in situazioni difficili. Con la fretta con la preparazione tecnica non si combina proprio nulla, scoperta dell’acqua calda, tanto per restare in tema di idraulica…