IL MOVIMENTO CONTRO L’ARTROSI

Tutto il movimento è contro l’artrosi e tutto il movimento può anche far venire l’artosi. Diciamo semplicemente che l’artrosi è essenzialmente un fatto di movimento e non di medicine come la maggior parte degli italiani, ghiotti consumatori di farmaci, continuano a pensare.

Con riferimento all’artrosi è uno dei pochi casi nei quali siamo simili alle automobili anche se i confronti fra macchina umana e automobile si sprecano. Non siamo per niente simili alle auto in tema di consumi e questo dovrebbe saperlo chi vuole dimagrire ma anche (io dico soprattutto…) chi vuole inquinare di meno. L’auto se premi sull’acceleratore consuma sempre più in modo esponenziale e quindi inquina anche decisamente di più (ulteriore motivo per avere le città ai 30 all’ora dove ogni sgasata tesa a portarti ai fatidici “50” pesa in termini di inquinamento un’infinità) la macchina umana, se premi sull’acceleratore, aumenta in modo significativo le sensazioni di fatica ma non altrettanto il consumo di carburante (nella fattispecie lo stramaledettissimo “consumo calorico”) e pertanto per chi fra gli obiettivi del suo piano di attività motoria ha anche quello molto inflazionato di dimagrire (troppo inflazionato a mio parere: se volete avere successo con l’attività motoria pensate più a divertirvi che a dimagrire) non ha senso spendere tanta fatica inutilmente per aumentare di poco un costo calorico che è già abbastanza significativo quando ci mettiamo in moto senza cercare necessariamente grandi intensità di carico.

Con riferimento all’artrosi, invece, ci tocca ammettere che siamo curiosamente proprio simili alle automobili. L’automobile se la lasci ferma in garage si rovina. Si blocca proprio come un soggetto artrosico. Si danneggia la batteria, si danneggia il motore fino che ad un certo punto si danneggia proprio tutto e addirittura le ruote non girano più e si è costretti a caricarla su un carro attrezzi per muoverla da lì perché non esce nemmeno a spinta.

Per contro, anche se la usate in modo esagerato e fate 100.000 chilometri all’anno, intanto dovrete essere molto accorti con la manutenzione e poi il deperimento della vettura sarà più rapido di chi la usa in modo più parco, in ogni caso il danno che subirà da questo grande utilizzo sarà comunque inferiore da quello patito con il non uso. Per dire sarà meno soggetta a ruggine e difficilmente (avendo cura di fare una buona manutenzione) vi farà sgradite sorprese di danni improvvisi del tutto imprevedibili.

La macchina umana funziona in modo analogo ed è per quello che io dico sempre che piuttosto di una pericolosa sedentarietà è meglio un qualsiasi accidenti di movimento anche improvvisato e per nulla studiato e controllato. Abbiamo bisogno di muoverci per stare bene, se poi ci muoviamo pure bene tanto meglio, ma la prima cosa è comunque accendere il motore e uscire dal garage (il nostro garage è la casa…).

Essenzialmente, pertanto, l’artrosi, anche se qualcuno si ostina a volerla trattare con i farmaci (che possono ridurre il dolore ma purtroppo non possono curare proprio un bel niente) è un fatto di squilibrio di movimento, grave se questo è troppo poco e comunque non sottovalutabile quando questo è troppo perché può portare ad un’ usura precoce. Cosa curiosa, entrambi i problemi si curano con il movimento: sia il difetto che l’eccesso e questa cosa è curiosa perché mentre è facile capire come la mancanza di movimento vada curata con il movimento non è altrettanto facile capire come anche l’eccesso di movimento vada curato con… altro movimento.

La risposta è preso data: il recupero può dare effetti benefici per pochi giorni dopo di che inizia a danneggiare ulteriormente la struttura: guardate i soggetti ospedalizzati e costretti a letto per capire questa cosa. Nei primi giorni sono in crisi per cose che riguardano direttamente la loro patologia, nel periodo successivo anche se, come si spera, la cura è andata come doveva andare, se non possono alzarsi dal letto vanno in crisi per tutta una serie di problemi legati all’allettamento. Essere costretti a stare a letto è un dramma nel dramma e chi lo può evitare ha già un vantaggio notevolissimo su chi invece ha questo problema.

Il campione artrosico perché ha dedicato una vita allo sport agonistico di alto livello allenandosi in modo indecente per ottenere i migliori risultati possibili è condannato a muoversi per tutta la vita altrimenti fa la fine dell’auto in garage. Ha un vantaggio che è la capacità di saper usare il movimento nel modo corretto, capacità che non è del sedentario, veramente ignorante in materia ed ha uno svantaggio rispetto a chi si è mosso meno che è di non avere un motore certamente nuovo. Ribadisco il concetto che fra un campione usurato ed un sedentario cronico nella maggior parte dei casi sta meglio il vecchio campione anche se chi sta meglio di tutti é chi ha sempre svolto una corretta attività fisica, significativa e non occasionale ma mai esagerata.

Tale cosa si capisce anche dall’analisi dei record del mondo della categorie amatoriali. Lo sportivo di livello mondiale nelle categorie amatoriali non è quasi mai, salvo poche eccezioni, un vecchio campione del passato. Chi ha stabilito il record del mondo della categoria assoluta difficilmente riesce a replicare un record del mondo in una qualsiasi categoria amatoriale e non ci riesce a 40 anni come a 80, è come se avesse già sparato quelle poche cartucce che si possono sparare in una esistenza per cercare un qualcosa non del tutto normale come è un record del mondo. Ho scritto di “record del mondo” per essere chiaro e drastico ma tale concetto può essere traslato anche ai record nazionali e, se avessimo sufficienti statistiche in proposito potrebbe essere esteso addirittura ai record regionali. Insomma non è nemmeno necessario aver esagerato in modo indecente con l’attività fisica per essere meno performanti, in tarda età di chi ha sempre svolto una buona attività fisica.

Continuando nell’analisi di questi fortunati che a 80 anni funzionano ancora splendidamente e anche se un po’ di artrosi ce l’hanno anche loro la tengono comunque decisamente sotto controllo arrivando appunto fino al record del mondo di categoria, c’è da aggiungere che questi soggetti in genere si trovano comunque fra soggetti che hanno sempre avuto un grande rispetto per l’attività fisica e una notevole cultura dello sport. Qualche eccezione di personaggio che si è inventato sportivo a 40 anni può esistere ma per lo più sono soggetti che comunque, anche se in modo saltuario, qualche accidenti di sport l’hanno praticato perché i veri sedentari anche se hanno scoperto lo sport per curarsi l’artrosi e anche se in tal senso possono aver ottenuto risultati decisamente confortanti difficilmente si trovano ad essere soggetti interessanti come prestazioni nella categorie amatoriali. Sono interessanti perché scoprono una gioia per lo sport invidiabile come se fossero bambini e grazie a questo trovano una nuova salute ma difficilmente si inventano numeri uno dopo una gioventù da sedentari.

L’artrosi è comunque un fatto di movimento e questa cosa devono saperla tutti, anche chi si ostina a curarla (curarla?) con farmaci che hanno l’unica possibilità di contenere il dolore ma poi, a lungo andare finiscono per danneggiare stomaco, fegato e reni. Il movimento per l’artorsi può essere selezionato ad arte quando è orientato precisamente a risolvere un certo tipo di problema articolare e allora si va nel campo della riabilitazione o dell’intervento fisioterapico ma anche senza essere così specifici si riesce ad intervenire con un piano di prevenzione generale con movimenti anche non specifici perché poi tutto il movimento ha funzione di prevenzione in una patologia che erroneamente con riferimento alle persone anziane viene riferita “fisiologica”. In realtà un’artrosi “fisiologica” è una contraddizione in termini perché un processo degenerativo non può mai essere considerato “fisiologico” ma se con quel “fisiologico” s’intende una cosa del tutto normale con riferimento all’età allora sono completamente d’accordo che non ha senso fare inutili allarmismi ed è giusto tranquillizzare il paziente dicendo che è sulla stessa barca di praticamente tutti i suoi coetanei.

In tema di allarmismi inopportuni mi viene in mente una cosa che stranamente sento dire da soggetti artrosici di una certa età che mi finiscono in palestra perché giustamente vogliono vedere se muovendosi un po’ di più riescono a stare meglio. Questi mi dicono terrorizzati “Il medico mi ha detto che devo fare molta attenzione perché… ormai non ho più cartilagine…” Intanto io vorrei sapere se davvero esistono medici che vanno a dire al paziente che “Non ha più cartilagine” perché se è un medico potrà al massimo dire che il paziente ha la cartilagine di una certa struttura (in genere è il ginocchio…) che è danneggiata e/o assottigliata e comunque quando questi soggetti terrorizzati mi dicono così io rispondo semplicemente: “Ecco vede allora deve proprio fare movimento per ricostruirla!”. Qui non siamo proprio per nulla simili alle automobili e la gente vede questo problema della cartilagine articolare danneggiata (problema quasi onnipresente in tutte le artrosi) come un pezzo di ricambio che deve assolutamente essere sostituito perché si è rotto, è come se fosse andato dal meccanico ed il meccanico ha detto che si è persa una sospensione per strada e bisogna rimetterla nuova. Nell’artrosi non è così: la cartilagine articolare è in continua rigenerazione e lo è sia nel soggetto artrosico che nel soggetto sano. Che il soggetto artrosico possa avere una cartilagine articolare danneggiata è ovvio ma non è questo il motivo per bloccarsi andando ad ostacolare i processi rigenerativi della stessa che devono essere invece stimolati per creare quanto prima una situazione meno dolorosa.

L’artrosi è molto diffusa, per questo sarebbe opportuno diffondere anche una buona informazione in proposito, non terroristica, tesa a diffondere il movimento per la prevenzione di questo flagello sociale e pure a contenere l’abuso di farmaci che anche in questo settore fa grandi danni per non parlare delle sirene dei farmaci miracolosi che fanno miracoli solo nelle tasche di chi li produce. Anche li la professionalità si scontra con le menzogne di un mercato senza pietà che ci devasta l’esistenza in tutti gli ambiti.