IL GIUSTO TASSO DI SOVIETICITA’ NELLO SPORT

Alcuni nostalgici non erano nemmeno dispiaciuti della dipartita di Gorbaciov in quanto lo hanno ritenuto artefice della disgregazione dell’Unione Sovietica. Per conto mio Gorbaciov è stato un grande uomo politico e tante persone nel mondo devono ringraziarlo, che a qualcuno questo pensiero non passi per la testa lo posso anche capire perché in ogni sistema politico, anche il più iniquo, qualcosa di buono si può trovare. Tanti anziani del nostro paese insistono nel dire che nel ventennio fascista sono state fatte anche molte cose buone e non c’è motivo di non crederci, non è un buon motivo per sperare che la destra estrema torni in auge.

Nello sport il sistema sovietico ha dettato legge da più di mezzo secolo almeno in una cosa: la strutturazione del doping di stato e trovo ridicolo e grottesco che alla Russia attuale si facciano pagare i danni del peccato originale, in tema di doping, avvenuto più di mezzo secolo fa soprattutto se consideriamo che questo peccato originale in tempi successivi è stato fatto da tutto il mondo.

Il doping di stato ha dilagato in tutto il mondo e grazie ad un certo modo di intendere l’antidoping è diventato l’unico tollerato. Non mi da alcun fastidio che sia stata fatta una caccia alle streghe punendo anche severamente gli alchimisti del “doping fai da te”, non capisco perché la stessa severità non sia stata applicata anche nei confronti del doping di stato. Forse, oltre che per un preciso motivo politico, anche per un motivo squisitamente tecnico: l’antidoping che è tanto efficace contro il doping “fai da te” non lo è proprio per niente nei confronti dei trattamenti farmacologici sistematici degli atleti di alto livello ed è talmente impotente nei confronti di quelli che non lo si può nemmeno chiamare doping, per non rischiare di essere querelati. Insomma il sistema sovietico di preparazione medica degli atleti ha proprio dilagato in tutto il mondo.

Allora se ci tocca ammettere che lo sport patisce un alto tasso di sovieticità con riferimento alla questione medica si può pure aggiungere che questo tasso di sovieticità è piuttosto alto anche in altri aspetti del nostro sport e molto basso in altri.

Premetto che non voglio dare connotati negativi a prescindere su questo tasso di sovieticità ma almeno evidenziare che esiste anche in tutto lo sport occidentale come e forse più di quanto sia sopravvissuto nella Russia attuale (per quello trovo assurdo che la Russia attuale deva pagare adesso per misfatti di oltre mezzo secolo fa….).

E allora mi diverto senza polemica e con rigoroso piglio scientifico (che non ho proprio mai…) ad analizzare dove questa sovieticità può risultare anche utile allo sport.

Premessa doverosa è rilevare come nell’Unione Sovietica lo sport fosse molto importante. E questa non è certamente una brutta cosa, anzi. Lo sport è veramente una cosa importante e ogni stato civile deve dargli grande importanza. E’ importante quello di base e per certi versi può essere importante anche quello di vertice perché può fare una buona pubblicità allo sport di base. Nell’Unione Sovietica veniva data un importanza colossale allo sport di vertice per la propaganda di partito ma per sostenere questo si dava molto spazio anche allo sport di base, Tutta la popolazione partecipava alla ricerca del grande campione.

In questo lavoro capillare di ricerca e costruzione del campione c’era una sorta di gerarchizzazione dei livelli dove se le sorti del campione avevano un’importanza suprema comunque anche le gesta del soggetto poco performante avevano una loro attenzione.

Allora per atterrare sul pratico dico cosa mi piacerebbe più “sovietizzato” nello sport italiano e ciò che mi piacerebbe un po’ più anarchico stile sport delle parrocchie che non deve avere assolutamente dei connotati negativi perché la capillarità delle nostre parrocchie non aveva nulla da invidiare per capacità di penetrazione sulla popolazione al sistema sovietico.

Mi piacerebbe una bella sovietizzazione nei rapporti fra scuola e sport. Se la scuola non ha i mezzi per organizzare lo sport dovrebbe almeno riconoscere la grande importanza di questo e considerare l’impegno sportivo del ragazzo come un qualcosa di integrante l’impegno scolastico. Un po’ sullo stile americano il ragazzo che ha un rendimento piuttosto disastroso nelle materie prettamente scolastiche ma che si impegna nello sport dovrebbe avere un giudizio positivo finale che vada a compensare le carenze nelle classiche materie di studio. Al contrario, nel nostro sistema, ci manca solo che premino il ragazzo che ha mollato lo sport per concentrarsi sugli studi. Tale atteggiamento deve assolutamente essere disincentivato perché da un punto della profilassi sanitaria è un atteggiamento assolutamente deplorevole. Il ragazzo con deficit significativi nelle materie scolastiche già è stressato da una scuola ipercompetitiva che ingigantisce questo suo problema, se molla anche l’attività sportiva che serve a ricercare un buon equilibrio psicofisico va davvero a caccia di problemi.

Per cui io qui vedrei una bella sovietizzazione dove il ragazzo che si impegna nello sport deve essere rispettato a scuola e ben valutato anche per questo semplice motivo, poi se ha anche un elevato rendimento scolastico tanto meglio, ma la buona applicazione nello sport lo deve comunque mettere al riparo da sorprese sgradite.

Vedrei volentieri, invece, una sovietizzazione più bassa e più mitigata sul campo sportivo e anche qui devo fare un esempio preciso. Da questo punto di vista le nostre parrocchie del secolo scorso erano avanti anni luce. La fantastica anarchia delle nostre parrocchie, dove essenzialmente non dovevi spaccare le vetrate con il pallone altrimenti arrivava fuori il parroco infuriato, era il metodo migliore per tirare fuori il campione e pure per diffondere lo sport per tutti. Chi voleva giocare a pallavolo giocava a pallavolo, chi voleva giocare a calcio giocava a calcio, chi voleva fare il portiere faceva il portiere e se tutti volevano giocare in attacco ci si alternava mettendosi d’accordo senza ordini dall’alto, ordini dai quali il parroco ne stava fuori con un’efficacia estrema perché il messaggio era che ti devi comportare bene ma poi il gioco te lo gestisci tu.

Come si traduce questa fantastica anarchia sullo sport più organizzato dei nostri giorni? Faccio un esempio con la mia atletica ma che è traslabile anche ad altri sport. In uno stesso campo sportivo ci possono essere più allenatori che seguono una particolare specialità. Alcuni possono essere più preparati altri meno. Ognuno ovviamente ha il suo carattere e questo, se i ragazzi devono averci a che fare, conta molto. Che sia il ragazzo a scegliersi l’allenatore lasciando anche perdere alcuni cavilli tecnici o che sia lo staff tecnico che decide chi deve seguire quell’atleta per avere più possibilità di successo è una cosa molto diversa. Nel primo caso è più facile che il ragazzo si diverta anche se il massimo rendimento sportivo potrebbe non essere garantito, almeno non nell’immediato. Nel secondo caso la scelta è più azzeccata da un punto di vista tecnico, è un a scelta più “sovietica” ma non è detto che il ragazzo si diverta. Se prosegue forse ha qualche possibilità in più di diventare un campione ma diciamo pure che aumentano anche le possibilità che termini anzitempo la carriera sportiva e che proprio nel momento in cui si rende conto che certi risultati di alto livello gli sono preclusi abbia voglia di lasciar perdere tutto.

Un osservatore esterno dirà che non si può pretendere che il ragazzo sia molto rispettato a scuola perché si applica con dedizione nello sport se poi in realtà al campo sportivo più che altro va a giocare scegliendosi le situazioni più divertenti e gratificanti. E questa potrebbe essere un’osservazione quasi azzeccata che mi permetto di contestare fra qualche riga non prima di aver puntualizzato che da noi accade esattamente l’opposto. L’attività sportiva del ragazzo è assolutamente ignorata dalla scuola, i professori si è no sanno che il ragazzo pratica una certa attività sportiva e se lo sanno ci manca poco che consiglino di smettere per aver più tempo per studiare. Sul campo il ragazzo esegue gli ordini ed in base alle sue attitudini passa da un allenatore all’altro perché per la tale disciplina il tal allenatore è più preparato anche se poi per mille motivi insondabili il ragazzo si trova meglio con l’altro allenatore.

Insomma pare che qui siamo a preparare il campione non riconosciuto dove del campione ha gli oneri ma non gli onori.

In un crescendo pirotecnico vorrei spiegare perché la scuola che rispetta lo sport “gioco” è la cosa più razionale e auspicabile. Il ragazzo che al campo sportivo sceglie un po’ come se fosse in parrocchia o al campo giuochi è quello che dura di più nello sport. Con riferimento ai risultati giovanili forse non sarà portato ad eccellere ma con riferimento all’attività assoluta è quello che dopo va ad ingrossare le fila dei veri atleti che sono quelli che a venticinque anni si allenano ancora davvero alla faccia dei mille stress della società tritatutto. Quel ragazzo insiste se al campo si diverte e lo può fare se è lasciato libero di scegliere in autonomia e se il molto tempo che dedica allo sport viene riconosciuto anche dalla scuola, Per cui, anatema, non è che la scuola deva lasciare spazio allo sport del ragazzo solo se questo è un talento che si allena già due volte al giorno a diciotto anni per andare alle Olimpiadi ma deve aver rispetto a prescindere anche se fra quei 1000 non si sa chi è che un bel giorno a 25 anni andrà davvero alle Olimpiadi anche se a 16 non pareva un talento in grado di farcela. Non è per la possibilità di andare alle Olimpiadi che il giovane deve essere lasciato libero di praticare lo sport perché lo sport fa bene alla salute e non va mollato a sedici anni. Che poi da una pratica protratta nel tempo si venga a scoprire che quello che arriva a risultati di vertice magari è quello che da ragazzino era meno talentuoso questo dimostra che anche con riferimento alla produzione del campione non ha senso scegliere troppo presto perché non si riescono a fare previsioni a lungo termine.

L’Unione sovietica ha lasciato dei nostalgici, se proprio dobbiamo metterci con questi facciamolo su cose interessanti e non su aberrazioni di un sistema che quanto a libertà aveva molti problemi. Resto del parere che Gorbaciov sia stato un grande uomo politico. Così come che le nostre parrocchie abbiano sfornato molti sportivi decisamente molto talentuosi. Prendiamo da ogni cosa ciò che di meglio ci può dare. Possibilmente senza sfondare vetrate per non far arrabbiare il parroco.