ELOGIO DELLA LENTEZZA E MOVIMENTO

Siamo portati a pensare che chi si muove bene sia un rapido, che fa molte cose, iperattivo e che fa tutto pure abbastanza in fretta. Che possa essere anche un rapido visto che sa muoversi bene è pure possibile perché una buona qualità del movimento può portare anche ad una maggiore rapidità di esecuzione di certi compiti motori, ma che questo sia anche un personaggio iperattivo e che fa pure le cose tendenzialmente in fretta non è per niente detto, anzi.

La fretta è la malattia del nostro tempo, l’ingrediente numero uno dello stress che attanaglia la maggior parte della popolazione mondiale soprattutto quella che vive nei paesi cosiddetti “evoluti” (talmente evoluti che… non c’è nemmeno più il tempo per vivere).

Pensare che ci possa essere una correlazione fra buona qualità del movimento e fretta è quanto meno curioso e singolare, al contrario una persona che sa muoversi bene ha un buon controllo del movimento e pertanto non è per niente detto che deva essere in preda alla fretta per la maggior parte della sua esistenza.

Non dobbiamo confondere fretta con rapidità di movimento. Le mitiche “signore del ragù” che ai bei tempi delle corse non competitive dove si viaggiava a 3’20”-3’10” per chilometro arrivavano prime sul traguardo non erano certamente molto rapide (forse lo erano a fare il ragù ma non nella corsa…) ma avevano una fretta terribile ed è per questo che partivano nella mitica “corsa non competitiva” alle 7.30 per arrivare a casa prima degli altri pronte per preparare il ragù.

Una digressione su questo dettaglio altrimenti chi è abituato alle mezze maratone con tanto di pettorale dove ti iscrivi almeno un mese prima per pagare meno come si fa oggi non può capire.

Un tempo non organizzavano ancora tante mezze maratone, non era ancora diventato un business, gente che correva ce n’era già tanta (quella abbiamo cominciato a vederla in giro dai tempi del glorioso austerity del ’73, le famose e tanto rimpiante domeniche a piedi che nessuno ha più avuto il coraggio di organizzare nella sua integrità) ma essenzialmente correva nelle cosiddette corse “non competitive” organizzate più o meno in tutte le città italiane tutte le domeniche (e pure in più paesi contemporaneamente perché la gente che vi affluiva era talmente tanta che in una provincia grande aveva senso prevederne l’organizzazione in più paesi per non affollare troppo un unica zona magari con strade non molto ampie).

Ebbene, queste corse erano talmente “non competitive” che è pur vero che c’erano signore che andavano sul percorso alle sette e mezza per arrivare a casa prima (quelle signore che noi scherzosamente chiamavamo “signore del ragù” e che generalmente camminavano a passo spedito più che correre) ma è anche vero che c’era sempre un gruppo di “non competitivi” scalmanati che da tanto che erano “non competitivi” per codice etico attendevano una partenza ben precisa dei non competitivi “veri” che potevano essere pure qualche centinaio e dove mentre i più scarsi di questi viaggiavano a poco più di 4′ per chilometro i più forti di questi erano capaci di fare alcuni chilometri della “non competitiva” (in genere quelli iniziali) anche a 3’10” per chilometro.

Tutta questa pappardella per dire che “noi”, mi ci metto dentro anch’io perché ogni tanto a quelle “non competitive” ci andavo pure io e non sapete che fatica che ho fatto per “vincerne” un paio, eravamo considerati quelli che avevano tempo da perdere mentre le signore del ragù erano quelle che avevano fretta e non potevano certamente attendere la partenza “ufficiale” se così si poteva definire la partenza di una corsa “non competitiva”.

Forse nel preparare il ragù noi che correvamo tanto veloce siamo l’opposto delle signore del ragù: abbiamo molta fretta ma non lo facciamo con la dovuta cura per cui lo prepariamo in tempi più brevi delle signore ma con una qualità ben diversa.

Verrebbe da dire che qualità del movimento e fretta possono essere anche inversamente proporzionali. Si narra che Bolt il giorno che ha fatto il fantastico record del mondo dei 200 metri, correndo il 19″19 abbia corso in totale per 350 metri in tutto. Dunque se per certi versi è stato molto rapido, il più rapido del mondo, per altri versi si può proprio dire che se l’è presa con una gran calma. Una grande qualità del movimento implica che a questo ci si deva pensare. Il riscaldamento (meglio dire intonizzazione muscolare) di Bolt non era a base di corsa ma soprattutto esercitazioni extra corsa, una lunga serie di esercizi che preparavano a quella breve corsa di altissima qualità.

Le signore del ragù quando preparano un buon ragù ci stanno su ore e per questo avevano l’esigenza di arrivare a casa prima dei podisti buontemponi. I podisti “Buontemponi” se volevano essere chiamati podisti e non tapascioni dovevano saper correre più vicino ai 3′ per chilometro che ai 4′ e, per far questo perdevano molto tempo sulla corsa, anche durante la settimana non solo nella “non competitiva” della domenica nella quale finivano per correre 14 chilometri in poco più di tre quarti d’ora.

Insomma le cose fatte bene necessitano di preparazione, calma, tranquillità e pure una buona riflessione su quanto si sta facendo. Se vogliamo essere preparati in un certo ambito dobbiamo saper essere lenti con riguardo alla messa a punto di quella cosa.

E’ per quello che sostengo che per muoversi di più bisogna fermarsi un attimo a riflettere. Viviamo un’esistenza caotica all’insegna di ritmi troppo stressanti e dove alcune necessità impellenti quale quella di muoversi abbastanza vengono sacrificate per colpa di questa fretta.

Occorre una gran calma anche per correre i 100 metri in 10″ netti. Poi, quando li corri è un gesto rapido ma se non sei calmo nel prepararli… finisci per correrli in 10″1. E quel decimo è importante, è la società competitiva ad insegnarcelo.

Io faccio fatica a capire la società competitiva perché prima ti dice che bisogna essere superefficienti, poi, quando ti cerchi tutto il tempo per fare la tua sacrosanta attività fisica, ti dicono che stai perdendo tempo.

Mettetevi d’accordo: devo essere efficiente e allora mi prendo tutto il tempo per esserlo, oppure devo fare centomila cose stressandomi e perdendo in efficienza perché lo stress mina la salute?