E SE IL BUBBONE FOSSE SCOPPIATO DAVVERO?

Non dipendono certamente dalle fesserie che scrivo su questo sito che tratta l’attività motoria le sorti della scuola italiana.

Che poi anche un comunissimo idiota come il sottoscritto si renda conto che nella gioventù italiana c’è qualcosa che non funziona e per esempio la carenza di attività motoria sia un problema di molti, troppi giovani quello non è solo l’innesco che fa in modo che tratti troppo spesso di scuola ed altrettanto troppo spesso in modo deplorevole. Io ritengo la scuola colpevole di questa miopia. Mentre in altri paesi, anche meno evoluti del nostro, la scuola si fa carico di ottemperare alle esigenze di attività fisica dei ragazzi da noi fra scuola e attività sportive organizzate da enti che con la scuola non c’entrano proprio un bel niente si crea una folle competitività come se una dovesse escludere l’altra. Ed a volte avviene davvero così. In modo patologico quando il presunto campione abbandona la scuola per provare a diventare un vero campione ed in modo folle quando il presunto scienziato abbandona lo sport per provare a diventare un vero scienziato.

La mia autocensura è ridicola, posso scrivere fin che voglio di scuola che tanto del mio parere non gliene frega niente a nessuno.

Posso scriverne perché è un mio diritto e se ne scrivo male è per tentare di suggerire una scuola migliore non per demolirla per il gusto di demolirla.

Posso scriverne perché la cosa che è capitata alla ragazzina veneta in questi giorni è la stessa cosa che è capitata a me più di 40 anni fa. Non è cambiato nulla. A me non avevano chiesto di mettere nessuna benda. Fatalità la materia è la stessa nella quale è successo il fattaccio alla ragazzina. E’ una materia che mi piace ancora adesso e studio ancora adesso e quella profe (posso anche dire che era una signora, non cambia nulla, nessuno potrà identificarla in mezzo ad una infinità di professoresse e non so nemmeno se sia ancora viva) non è riuscita a stroncare il mio entusiasmo per quella materia nonostante il suo atteggiamento deplorevole.

Comunque posso dire che si trattava di libri anche lì e posso pure dire che grazie alla risposta non sgarbata ma un po’ troppo secca che ho dato a quella profe quel giorno ho rimediato uno dei due o tre unici cinque che abbia rimediato nella mia carriera scolastica in pagella, per fortuna non a fine anno (mai stato rimandato, non avevo tempo per essere rimandato, dovevo correre tutta l’estate…) ma comunque un sonoro ed io aggiungo anche immeritato cinque.

Si trattava di libri perché, interrogato dal posto (un po’ come la didattica a distanza che ti interrogano fin che sei seduto a casa tua…) rispondevo con calma e non ero un fulmine. Non so se ho guardato in basso molte volte ma insomma la profe vedendo che ero lento e che guardavo in basso ha deciso che avessi il libro sotto il banco. In breve mi ha detto: “E non guardare il libro sotto il banco”. Risposta un po’ impulsiva ed idiota che mi è costata il cinque a fine quadrimestre: “Guardi che se ho bisogno di consultare il libro lo metto sopra al banco e non sotto…”.

Ed è la storia di questi giorni. Perché quando non c’è fiducia fra allievo ed insegnante la colpa non è dell’allievo ma dell’insegnante.

Non riesco  a stare zitto (non ci riuscivo a scuola, non vedo perché dovrei riuscirci ora) e quando sento dire che questi discorsi sono colpa dei genitori che giustificano troppo i loro figli rischio di dare i numeri. Qui i genitori non c’entrano proprio nulla. Semmai la colpa dei genitori è di dare troppa importanza alla scuola dei voti e di premiare troppo il ragazzo che porta a casa buoni voti o di stressare quello che non ce la fa. I genitori devono semplicemente starne fuori e devono occuparsi dell’educazione dei figli. Quando il ragazzo si comporta educatamente il genitore il suo compito l’ha fatto poi se piglia 4 in matematica il genitore non c’entra proprio nulla a meno che non sia un insegnante di matematica che confuta tutto quello che racconta in classe l’insegnante del figlio. Il 4 in matematica è un problema serio per l’insegnante che vuol dire che fa fatica ad insegnare a quel ragazzo ed è un problema che il ragazzo non vuole portare avanti perché non si diverte per niente e per la risoluzione del quale l’insegnante percepisce pure uno stipendio perché, fino a prova contraria, l’insegnante va a scuola per i secchioni che non danno nessun problema ma anche per gli asini che non hanno proprio voglia di studiare oppure anche se studiano non ce la fanno perché proprio non ci arrivano.

La scuola italiana ha gravi problemi metodologici oltre che strutturali, che sia scoppiato il bubbone perché una ragazzina si mette a spiare sul libro e l’insegnante la redarguisce come nei film del secolo scorso non ci credo. Purtroppo le scene grottesche dei film del secolo scorso avvengono normalmente nella scuola di tutti i giorni di adesso, nessuno si scandalizza e l’insegnante che redarguisce il Pierino di turno (questa pare una Pierina ma poco cambia) è la norma della scuola italiana. Ancorata sullo schema che c’è un insegnante in cattedra sempre bravo e che va rispettato perché ha il coltello dalla parte del manico e non perché è una persona che ci aiuta a scoprire l’entusiasmo di apprendere, e dall’altro c’è un allievo che è li a studiarle tutte per prendere buoni voti ma senza imparare niente perché l’importante sono i voti e non l’apprendimento.

Se vogliamo troncare questa ipocrisia rivediamo tutto il sistema scolastico. Fuori da scuola serve lo studente che ha imparato davvero non quello che ha preso buoni voti.