Domanda su “Semplicità dell’informazione per andare a bersaglio”

  • Chiaro e “semplice” il messaggio lanciato nell’articolo, però mi sorge spontaneo un quesito: “E’ normale che possa emergere una conflittualità di obiettivi fra tecnico che è sul campo con la presunzione di ottenere un miglioramento dei risultati da praticamente tutti gli atleti che allena e alcuni atleti che invece sono sul campo in pieno spirito “campo giochi” anche una volta approdati alle categorie superiori. Questi atleti chiaramente non sono più lì perché ce li ha mandati la mamma e potrebbero fare centomila altre cose. Il tecnico può pure sentirsi inadeguato a seguire questi atleti e non trovare gli stimoli giusti per portare avanti il rapporto di collaborazione. In fin dei conti questi tecnici nella maggior parte dei casi prendono dei rimborsi spese che non rimborsano quasi mai in modo autentico il molto tempo impiegato per seguire l’atleta e dunque, strano dirlo ma è così, anche il tecnico cerca una gratificazione nel suo lavoro e la può ottenere solo se i risultati migliorano, non se fa il custode del campo giochi…

Come la metti con questo dato di fatto? –

Rispondo mettendomi in una posizione ancora più eccentrica rispetto a quella già piuttosto eccentrica che mi contraddistingue.

Premetto che al campo sportivo di atletica il mio punto di “ritrovo” preferito é proprio in corrispondenza dell’arrivo generale delle gare di corsa, all’interno, sul lato interno della pista e pure abbastanza vicino alla prima corsia (che è la più utilizzata dai mezzofondisti per chi non avesse dimestichezza con queste cose…). Non solo, ma mi presento quasi sempre sul campo con due cronometri e con tanto di cartellina stile anni ’70 per trascrivere i tempi dei miei atleti che non mi sogno assolutamente mai di memorizzare su un computer o peggio ancora su uno smartphone.

Dunque sembro il più competitivo e assetato di risultati dei tecnici, eppure sono dispostissimo a sentirmi il custode di questo grande campo giochi e anche se praticamente custodisco solo quel piccolo pezzettino di pista nei pressi dell’arrivo non mi sento assolutamente in competizione con il vero custode del campo che ha ben altri più complessi ed onerosi incarichi.

Per certi versi io sono proprio lì a verificare che gli atleti non si facciano male e che la pista non si buchi a forza di usarla troppo (a parte scherzi io ripeto spesso ai miei atleti di non usare i chiodi troppo lunghi che non servono a nulla e danneggiano la pista). Poi ho una grande presunzione, ed è questa che forse mi emargina ma penso che non dovrebbe emarginarmi per nulla, ed è che i miei atleti in questo campo giochi si divertano. Che lo usino pure come una discoteca, più che come un campo giochi visto che non hanno più età da campo giochi ma a me basta (e non è poco) che si divertano. Non li ho mai visti arrivare lì vestiti da discoteca e muoversi come in discoteca, ne consumare un superalcolico durante l’allenamento ma a volte i discorsi sono proprio da discoteca e non mi spiace assolutamente. Ricordo delle sedute di allenamento dell’estate scorsa caratterizzata come sempre ultimamente da un caldo torrido (i negazionisti del clima ad un personaggio che frequenta il campo da mezzo secolo non la possono dar da bere, forse questi vivono con l’aria condizionata, io ricordo benissimo le estati di un tempo…) quando sono comparse pure le carte da briscola. Direi che quelle carte siano state il miglior alleato di certi allenamenti e abbiamo inventato pure la seduta di allenamento “con la carte da briscola” che è pure, udite udite, una seduta di allenamento di alta qualità che è riuscita a mandare in forma dei velocisti che prima di quelle sedute non erano ancora al top della forma. Il perché è presto spiegato, anche con il gran caldo la forma sportiva del velocista può ancora crescere, solo che non deve avere la presunzione di effettuare quei volumi di allenamento che faceva con condizioni climatiche migliori altrimenti si cucina nel suo brodo. Le carte da briscola sono il pretesto ‘per far arrivare sul campo sportivo atleti che per solo due o tre prove corse bene se ne starebbero a casa perché gli pare di non fare nemmeno allenamento. E’ un discorso di fantasia, non l’ho visto scritto su nessun testo sovietico io l’allenamento con le carte da briscola e molti tecnici che non sono sulla mia lunghezza d’onda dicono che una cosa così è umiliante e non deve accadere. Al contrario io ritengo che sia umiliante per chi non ci arriva e dovendo imporre un progetto improponibile (provate ad allenarvi normalmente con i 35° gradi umidi della Pianura Padana del cambiamento climatico che i sapientoni dicono che non esiste ed è tutta un’impressione….) si trova sul campo solo con uno o due eroi al massimo disponibili ad ignorare il caldo impossibile.

Il nostro compito, già difficile, è studiare le modalità per rendere lo sport divertente e sopportabile in tutte le situazioni. Se il compito per l’atleta è ancora più difficile, allora deve essere retribuito perché nella nostra esistenza di cose difficili ce ne sono già troppe a partire dal lavoro che nella società moderna potrebbe essere distribuito in modo molto più razionale, equo e sopportabile.