Domanda su “Pianificazione dell’allenamento…”

“Lasciamo perdere gli atleti con sofisticata assistenza medica che ormai programmano tenendo conto anche del piano di assistenza medica e pertanto ogni discorso basato esclusivamente sulla preparazione fisica non ha più senso, ma tu, con riferimento agli atleti di buon livello che non si aiutano con i farmaci (tu stesso hai ammesso che esistono ancora) non ritieni che un minimo di pianificazione dell’allenamento possa essere utile se non necessaria?”

Prima cosa: io penso che esistano ancora atleti di buon livello e anche di ottimo livello che rifiutano l’integrazione farmacologica per il semplice motivo che ne conosco personalmente ed ho ragione di credere che non siano gli unici in tutta Italia o in tutto il mondo.

Poi, purtroppo, è vero che a livello di preparazioni sofisticate ormai più nessuno ragiona “al netto” del trattamento farmacologico e nella migliore delle ipotesi si pensa sempre che se caricando troppo sballa qualcosa dopo c’è lo staffa medico che interviene miracolosamente a ripristinare la situazione. In altre situazioni invece, che io non appoggio assolutamente (ma non appoggio nemmeno le prime…) si parte proprio dalla “programmazione farmacologica” per fare le cose in sinergia con lo staff medico e con molte possibilità di prevedere l’andamento della forma sportiva.

Nei casi nei quali proprio non sia previsto l’intervento farmacologico perché l’allenatore si impunta sul fatto che l’atleta deve farcela senza farmaci (molto spesso è l’allenatore ad impuntarsi sul “non uso” dei farmaci ed altrettanto spesso per quel motivo l’atleta di alto livello sgancia quell’allenatore per andare ad allenarsi con uno un po’ più normale…) programmare per conto mio è molto difficile perché ad alti livelli la preparazione è molto intensa, recuperarla non è per niente facile e pertanto si vive un po’ alla giornata. Come scrivevo nell’articolo è possibile programmare il periodo di rigenerazione, ma poi, quando si entra nel periodo agonistico della forma sportiva le variabili aumentano in modo esponenziale.

Il bello della preparazione senza farmaci probabilmente è proprio questo, se non si ha una grande sensibilità ed una precisione sovrumana nella selezione dei carichi è facile sbagliare tutto. Per cui diciamo che per certi versi è semplicemente impossibile pianificare la preparazione come può fare un atleta con un’assistenza medica costante. L’atleta che acquisisce questa grande sensibilità non “molla” l’allenatore che non usa i farmaci e giustamente si mette in contrasto con il sistema dei farmaci che ormai impera su tutti gli sport e in tutti gli stati. E’ una lotta che per conto mio è giusto portare avanti e, anche se il giorno della “demedicalizzazione” dello sport lo vedo ancora distante, è giusto pensare che chi fa sport anche ad alto livello di farmaci ne deva usare meno di chi non fa sport.