Domanda su “L’informazione è una cosa importante”

“Non ti occupi troppo di politica, te ne occupi troppo poco e probabilmente è per quello che gestisci un sito che è seguito solo da una elite di appassionati e non da un congruo numero di lettori. Non c’è dubbio che lo sport sia immerso nella cloaca sociale che ci hanno prodotto con la società del telefonino e non c’è dubbio che tale cloaca venga sostenuta con un controllo dell’informazione che è a dir poco scandaloso. Non capisco come tu possa avere la speranza che lo sport possa scansarsi da queste problematiche e diventare strumento per svegliare dal torpore secolare il gregge. Semmai, grazie al controllo dei sistemi di informazione, lo sport può anche diventare ulteriore mezzo di controllo della popolazione. La domanda è: – Per quale magica scintilla lo sportivo dovrebbe essere un soggetto che sfugge alla lobotomizzazione da telefonino? – E’ una domanda sincera perché, anche se non ci credo, l’ipotesi che possa esistere un gruppo di persone o per credo religioso o per chissà cos’altro che si ribella al torpore dell’indifferenza è comunque un’ ipotesi curiosa nel senso che se nessuno è perfetto potrebbe sbagliare pure chi crede di governarci in eterno rimbecillendoci a colpi di telefonino. Buona politica o buono studio dello sport deviato a seconda dei gusti…”.

Io non credo che lo sport abbia dei poteri magici in grado di farci scrollare di dosso le ipocrisie e le aberrazioni di un sistema economico che ormai ha fallito la sua missione da chissà quanti anni e mostra la sua inefficienza e la sua assurdità giorno dopo giorno, però credo che lo sport, quello vero, quello praticato, non quello visto per televisione, sia in grado di farci ragionare meglio e così per esempio possono venire strane idee tipo quella che piuttosto di vivere in un pianeta dove sette miliardi di persone si rincoglioniscono sullo schermino di un telefonino e tre o quattrocento persone grazie a quel telefonino muovono questi sette miliardi di persone come marionette sarebbe molto meglio che tre o quattrocento persone si rincoglionissero su uno schermino per studiare meglio come continuare a farci fare le marionette e sette miliardi di persone iniziassero a pensare davvero a come fare per cambiare un pianeta che ormai è alla deriva anche per motivi ambientali oltre che sociali.

E’ triste dirlo ma la speranza di cambiamenti concreti può arrivare solo dalla consapevolezza del disastro ambientale oppure dalla reazione di chi, alla canna del gas per folli squilibri economici, si rende conto che il sistema del telefonino è una clamorosa presa in giro che serve ad anestetizzarci tutti quanti ma non a farci vivere meglio. La speranza in effetti sono proprio i poveri che sono tanti e sono in aumento. I poveri fanno fatica a stare zitti anche se hanno il telefonino, ma con quello non mangiano e quando non si mangia si ragiona per mangiare più che per controllare la ricezione del telefonino.

Lo sport in un contesto tale pare veramente un argomento risibile ma è quello che può far riflettere chi sta quasi bene. Tutto sommato chi riesce a fare sport è un privilegiato. In una società dove si fa fatica a racimolare ciò che serve per vivere e, nel migliore dei casi, bisogna ammazzarsi di lavoro per far quadrare i conti, fare sport è, per certi versi, un lusso. Chi beneficia di questo lusso può trovare il tempo di pensare, il tempo per capire che la realtà non sta nel telefonino ma è un po’ più complessa di quella che ci vogliono far credere con il telefonino. Chi fa sport pensa di più, questa è la mia osservazione e se qualcuno mi dice che anche lo sport è strumento di controllo delle masse io dico che quello non è vero sport perché il vero sport è quello che mette in discussione tutto non quello che ripete le sue dinamiche in modo cronico senza nessuna variazione. Lo sportivo vero è alla continua ricerca di un perfezionamento e questa ricerca implica un’ analisi di tutto ciò che ci circonda. Dal clima a tutto il resto lo sportivo è inserito in un contesto con il quale deve costantemente fare i conti.

Per cui la mia risposta, forse romantica ma per certi versi concreta è: “Sei costretto a staccare la testa dal telefonino per correre, per lanciare la palla nel punto migliore per il tuo compagno di squadra o per qualsiasi altro gesto di qualità che devi compiere per fare sport nel migliore dei modi. Se in questo staccare la testa dal telefonino improvvisamente ti rendi conto che in tutti i momenti che la testa l’hai tenuta sul telefonino hai perso tempo, allora può pure partire quella rivoluzione epocale che potrebbe far sì che il telefonino venga restituito a chi ce l’ha consegnato per rincoglionirci.”.

La scintilla in effetti può pure essere lo sport oppure tutto ciò che ci costringe a pensare. Per cambiare le cose abbiamo solo bisogno di pensare ed in quel caso anche l’effetto anestetico del telefonino potrebbe svanire.