Domanda su “Cause sociali…”

“Curioso il tuo modo di guardare allo sport un po’ cosmico e forse anche un po’ illuso se è vero da ciò che se ne legge nel tuo ultimo articolo pensi che lo spirito sportivo possa salvare il mondo. Ma, concretamente, cosa dovrebbe fare uno sportivo par contribuire alla causa? Come può lo sport dare ossigeno ad un mondo che fonda i suoi equilibri esclusivamente sull’ accaparramento continuo di danaro?…”

Semplicemente utilizzando lo sport per consumare di meno, quindi produrre di meno e dunque in ultima istanza tentare di frenare questo vortice rapidissimo che ci spinge verso squilibri sempre più marcati.

La malattia del nostro tempo oltre agli squilibri economici patologici che lasciano milioni e di milioni di persone in situazioni drammatiche è lo shopping compulsivo su vasta scala di tutti quelli che in qualche modo arrivano a fine mese. Questi non hanno un problema di sopravvivenza grave anche se a volte rischiano di arrivare a quello ma vivono comunque a caccia della felicità pubblicizzata dal sistema produttivo. Il concetto di shopping compulsivo è molto più vasto di ciò che si possa credere perché si va dall’elettrodomestico che non serve assolutamente a nulla, alla televisione più grande della sala ma anche al sacrificio di una vita per comprarsi la seconda casa al mare o per dare un futuro ai figli visto che il futuro è molto incerto.

Questa cosa dell’accumulo di ricchezza per agevolare il futuro dei figli nell’ottica di un tempo poteva essere vista anche come un atteggiamento virtuoso. Purtroppo non lo è più in un momento nel quale il più grande favore che possiamo fare ai nostri figli è aprirgli gli occhi dicendo che dovranno crearsi una nuova strada e che dovranno rigirare questo mondo che abbiamo costruito per loro in modo sbagliato. E’ un mondo che così non sta in piedi e fare finta che tutto possa andare bene se loro continueranno a fare ciò che abbiamo fatto noi è atteggiamento falso ed ipocrita. Se avranno la fortuna di campare abbastanza si troveranno di fronte alla necessità di creare nuove regole ed è giusto che si preparino fin d’ora a tale evenienza senza sperare di partire col piede giusto se hanno più danari e più cose degli altri.

Lo sportivo ha, rispetto a chi non ha passione per lo sport, una grande arma contro lo shopping compulsivo e la spinta verso l’accaparramento di beni in genere. Lo sport ti insegna che vali per ciò che sei non per ciò che hai. Puoi avere in tasca anche il record del mondo ma se ti presenti alla linea di partenza che non vali nulla le prenderai anche dal meno performante dei tapascioni. Non sono i titoli o le ricchezze a fare di te un soggetto valido ma quello che sei in grado di fare e soprattutto che tu riesca a fare certe cose o meno nessuno ha il diritto di sputarti in un occhio. Nello sport davvero ognuno conta per uno così come qualche politico ha sbandierato che possa avvenire nella società ma solo a parole perché poi nei fatti la società viene comandata da chi vale mille o un milione, non certamente da chi vale uno e ciò che è peggio una persona che vale un milione comanda più di un milione di persone che valgono uno alla faccia della matematica.

Lo sportivo ha la capacità di leggere bene la realtà, ha la capacità di non stordirsi di cose offerte dal sistema della pubblicità, per certi versi, in certe situazioni, è più resistente alla schiavizzazione perché riesce a dare meno importanza al danaro e pertanto, se proprio non è strangolato, non ci sta molto a barattare il tempo libero con altro danaro per comprare cose inutili.

E’ chiaramente una battaglia di Don Chisciotte contro i mulini a vento e non ci si può attendere che i veri sportivi salvino il mondo ma in ogni caso nella logica perversa “Ti bombardo di cose per farti lavorare sempre di più” lo sport è senz’altro un ottimo antidoto per farti almeno riflettere su questo frullatore gigantesco che è la società dei consumi.