DISTINGUERE FRA “ZUMBA” E ATTIVITA’ RIABILITATIVA

Sono in fibrillazione perché sto attendendo di vedere cos’hanno deciso sulle attività di palestra. Ieri scherzando, ma non troppo, ho scritto che non c’è bisogno di un esperto del movimento nel comitato tecnico scientifico per capire che un certo tipo di attività  motoria è essenziale per la salute ed ho auspicato che non ci chiudano in casa a fare attività fisica in un ambiente non idoneo.

Adesso, ripensandoci, temo di aver scritto una fesseria perché ho davvero paura che si sognino di dare disposizioni che non tengano conto della reale necessità di un certo tipo di attività fisica. Con tutto il rispetto per la Zumba che se condotta bene ha certamente positivi influssi sulla salute generale, mi piacerebbe che si distinguesse fra questa, che in qualche modo si può fare anche all’aperto, anche se con zero gradi non è il massimo della vita, e l’attività riabilitativa propriamente detta che ha assoluta necessità dell’ambiente palestra per essere condotta razionalmente.

Spero anche che sappiano che l’attività riabilitativa non è solo la ginnastica passiva condotta dai fisioterapisti ma anche buona parte di quella condotta dagli insegnanti di educazione fisica che, senza manipolare nessuno, propongono esercitazioni a carattere riabilitativo atte a mettere in grado l’allievo di svolgere determinati movimenti della vita comune. Il fisioterapista “muove” l’allievo, l’insegnante di educazione fisica lo fa muovere, a volte il secondo non riesce a lavorare senza l’intervento del primo altre volte, generalmente nei casi meno gravi, l’intervento riabilitativo è costituito esclusivamente da movimenti che fa direttamente l’allievo senza intervento dell’operatore ed in questo caso siamo decisamente nel campo di competenza dell’insegnante di educazione fisica (ovviamente esperto) e non per questo  si può dire che tale ginnastica (così si chiama perché non è fisioterapia propriamente detta che è quella che conduce esclusivamente il fisioterapista appunto) non abbia carattere riabilitativo.

Nel mio campo mi sono trovato a più riprese a sottolineare agli enti pubblici che la ginnastica per la terza età non si può autofinanziare, come a volte assurdamente si pretende, in primo luogo perché gli anziani con pensioni da fame non possono disporre nemmeno di somme “normali” per pagarsi l’attività alla quale sono anche capaci di rinunciare per avere a disposizione la mancia per il nipotino ed in secondo luogo perché se vogliamo lavorare bene con gli anziani dobbiamo lavorare con piccoli gruppi senza riempire la palestra, o meglio in questo modo possiamo assolvere solo all’onere dell’obiettivo ludico motorio ma non possiamo intervenire con efficacia sui problemi motori specifici dei singoli anziani.

Proprio in questi giorni stavo dandomi da fare per far partire dei corsi che non per lungimiranza dell’ente organizzatore ma solo per situazione contingente legata alle varie paure dei singoli utenti rischiavano di partire con numeri ridotti e più che altro rischiavano proprio di non partire perché non ci sono fondi per finanziarli. Il rischio di lavorare con piccoli gruppi in questo periodo non è un rischio ma una garanzia, la garanzia che si riesce a lavorare in sicurezza anche dal punto di vista del Covid perché il distanziamento viene rispettato con ampio margine. Purtroppo è anche la garanzia che l’ente organizzatore ti fa mille difficoltà per partire e siamo ancora a discutere se si può partire con otto utenti o si deve attendere il numero di dieci iscritti per essere sicuri che ci sia la copertura finanziaria per far partire i corsi. Queste sono le miserie dell’Italia che non programma in tema di attività fisica.

Oggi decideranno cosa succede in palestra. E’ pure possibile che decidano che è tutto superfluo, che andare in palestra è pericoloso per la salute. La scorsa primavera ci hanno chiuso in casa costringendosi ad andare al supermercato per prendere una boccata d’aria. Non sono un “negazionista” come vengono chiamati quegli idioti (uno a caso l’attuale presidente degli Stati Uniti) che dicono che il Covid non esiste o comunque è praticamente già sconfitto ma proprio perché ritengo la battaglia contro il Covid una battaglia importante per tutti spero che venga affrontata con soluzioni razionali a tutti i livelli. Adottate anche pensando che un fisico sano combatte meglio di uno ostacolato nelle funzioni essenziali. Se pensiamo che la scuola sia più importante dell’attività fisica allora siamo ancora nella povera Italia delle due ore di educazione fisica alla settimana che è la stessa dove ti interrogano il giorno dopo la partecipazione ad una competizione sportiva che si è tenuta ben distante da casa ed è la stessa che inneggia al ragazzo maturo che a sedici anni abbandona la pratica sportiva per concentrarsi sugli studi.

In questo stato io mi sento disadattato ma penso che non perderò occasione finché campo per sbandierare ai quattro venti che l’attività fisica non è solo la “ricreazione” ma è un qualcosa di molto più complesso.