Oltre sette anni fa, quando ho lanciato questo sito, all’esordio, ho scritto un articolo nel quale volevo spiegare il perché di questa idea bislacca e sono partito da distante scrivendo che in un paese che spende più di 100 miliardi l’anno per l’assistenza sanitaria (nel frattempo sono ulteriormente aumentati, anche per colpa del Covid…) non ci si può permettere il lusso di avere quasi venti milioni di soggetti pressoché sedentari.
Questa è pura politica e del fatto che ci siano venti milioni di sedentari può anche non fregagliene niente a nessuno. Allora cambio la mia motivazione alla necessità di creare una figura di insegnante di educazione fisica a disposizione di tutta la cittadinanza e non solo dei ricchi che possono permettersi l’ingaggio di un personal trainer di tipo classico. E questo è un appello ai miei colleghi: non possiamo permetterci il lusso, se abbiamo un minimo di deontologia professionale, di poter continuare a lavorare solo con i ricchi, è umiliante nei nostri confronti ed è umiliante soprattutto nei confronti della maggior parte della popolazione che chiaramente non può permettersi di sostenere i costi di un vero personal trainer.
Per cui con questa uscita rispedisco al mittente la critica che “se lavoriamo gratis il nostro lavoro viene declassato”. E’ proprio perché il nostro lavoro è troppo importante che dobbiamo fare in modo che possa raggiungere tutta la popolazione.
Quindi l’appello ai miei colleghi è molto semplice: meno servilismo nei confronti del mercato, meno balle in inglese per i ricchi e per gli snob e più lavoro per la popolazione che ha bisogno di muoversi. E’ chiaro che bisogna sapersi muovere anche politicamente perché altrimenti ci tocca lavorare davvero gratis ma la popolazione “normale” non può certamente affrontare i costi di un personal trainer. Io dico che la popolazione normale non ha nemmeno bisogno di un personal trainer e la figura, che bisogna creare ex novo perché attualmente proprio non esiste, è quella di un insegnante di educazione fisica stile “medico di base” che abbia la responsabilità di un certo numero di assistiti.
Così come il tampone ed il vaccino non sono destinati solo ai ricchi e se così fosse ci sarebbe una sollevazione popolare, anche l’attività fisica di base è una cosa essenziale e non può essere destinata solo ai ricchi.
Lasciamo ai ricchi tutte quelle cose in inglese e con i lustrini che fanno tanto moda ma offriamo a tutti i cittadini la possibilità di potersi relazionare con un insegnante che parla in italiano (siamo in Italia e pertanto si dice “piegamenti sulle gambe” e non “squat”) e che inquadra le esigenze di movimento di ogni singolo cittadino senza spedirlo in palestra a sollevare pesi.
Tutto ciò non ha a che fare con il mercato, anzi da fastidio al mercato che si è inventato tante cose inutili, ma se vogliamo che la nostra professione diventi veramente utile dobbiamo rivolgerci principalmente a chi ha bisogno di muoversi più che a chi è costantemente a caccia di nuove mode.
Che questo sia un discorso politico non c’è dubbio, che ci pieghiamo ad una politica che ci vuole ingabbiati in palestra a fare assistenza ai ricchi direi che sia un discorso di deontologia professionale più che di politica, E’ per rispetto della nostra professione più che per credo politico che dobbiamo avere il coraggio di lanciare un nuovo modo di intendere l’attività motoria per tutti.