Critiche (ovvie…) a “Lo Stato Sociale”

Ovviamente criticato è il mio articolo e non il gruppo musicale che ha moralmente vinto Sanremo (su questa vittoria “morale” sono invece tutti d’accordo) che mi ha offerto lo spunto con il nome che porta per battere i miei soliti tasti dello sport veramente per tutti.

Si precisa che quei bravi cantanti non sono comunque dei ragazzini ed il mio esempio con il calciatore adolescente in crisi fra scuola e calcio calza poco. Benissimo, ma io la critica la estendo anche ai bambini ed ai vecchi, così piglio dentro pure la brava signora ultraottantenne che ha trovato il modo di salvarsi con l’attività fisica ed ha meritato di far parte di quel successo a Sanremo.

Poi lo so che lo Stato Sociale in Italia pare un lusso improponibile perché non c’è la coscienza civica per farlo andare avanti. Appena si propone un’ agevolazione a qualche categoria in difficoltà viene fuori che tutti fanno parte di quella categoria. Un milione di agevolati e pochi scemi che devono pagare per la massa dei fintamente incapaci. Ma allora è un discorso di educazione civica che è una di quelle tre materie che io predico sempre che sono fatte in modo superficiale a scuola, assieme alla religione ed all’attività motoria.

Il mio Stato Sociale, comunque, riguarda l’attività fisica e chi mi ha letto davvero dovrebbe aver capito che ho analizzato solo quell’aspetto dello Stato Sociale e non quello ben più vasto a livello generale.

Sullo Stato Sociale dell’attività fisica per tutta la popolazione rilancio e trovo pure il collegamento con il divertente brano musicale di Sanremo. Non è solo a 16 o 17 anni che ci prendono in giro con l’attività fisica come avevo scritto nel mio esempio ma a tutte le età. E sempre con riferimento al pezzo di Sanremo non è che con l’attività fisica ci abbiano rotto i c… ma molto semplicemente non si è… “Fatto niente”, così, come per incanto, prendo dentro pure il brano che ha davvero vinto Sanremo, un po’ più impegnato e meno immediato nel suo messaggio. Quello parla di terrorismo, io scrivo di organizzazione dell’attività motoria. Un giovane può benissimo dirci “Non mi avete fatto niente”. Perché non gli abbiamo fatto proprio nulla, zero assistenza per l’attività fisica.

Gli adulti sono praticamente assenti dall’attività fisica dei giovani, o meglio ci sono dentro come venditori: esistono più sale pesi che campi sportivi. La maggior parte delle domande che mi arriva sul sito da parte di giovani è su come si può fare per ottimizzare il rendimento in sala pesi e diventare “grossi” nel modo più rapido possibile. E’ questa la cultura dell’attività motoria che impartiamo ai nostri giovani? Evidentemente se ci sono più sale pesi che campi sportivi ci tocca rispondere che, sì, la cultura prevalente è quella di fare attività fisica per fini estetici e non per divertirsi e stare bene.

Io predico lo Stato Sociale dell’attività motoria non solo per quei sedicenni che si sentono dire che visto che non sono dei campioni è inutile che continuino a dedicare troppo tempo allo sport sottraendo importante tempo agli studi ma per tutti i cittadini di tutte le età, dai poppanti ai vecchi messi troppo presto in carrozzella perché, visto che manca l’assistenza, se lo mettiamo prima in carrozzella fa meno danni e buona notte.

Questo non è uno Stato Sociale dove tutti fanno finta di essere disabili per avere chissà quali agevolazioni ma uno Stato Sociale che oltre ad offrirti l’assistenza sanitaria ti offre anche gli strumenti per usufruire più tardi possibile di questa stramaledetta costosissima assistenza. Il patto, vantaggioso per Stato e cittadino è: “Io ti offro le strutture sportive e tu ti alleni a restare in salute (senza prendere farmaci per rendimenti sportivi stratosferici che non ti sono assolutamente richiesti) per gravare meno possibile sul sistema sanitario nazionale che se ha troppi malati collassa.”

Per cui il mio Stato Sociale è quello dove a calcio, a pallavolo, in atletica, nel nuoto, nel ciclismo etc, etc, te la puoi prendere proprio con comodo, divertendoti, perché non ti è chiesto nessun livello di rendimento minimo sotto al quale “sei fuori” (come nel brano musicale) e nessuno ti romperà le balle a dirti che stai sottraendo tempo alla scuola perché quella “è” la scuola che oltre a pensare alla tua cultura pensa anche alla tua salute.

No, sono troppo avanti, quello è Sanremo del 2068, quando avremo capito che se i sessantottini del ventesimo secolo avessero chiesto qualche struttura sportiva in più almeno qualcosa avrebbero ottenuto, invece non hanno ottenuto quasi nulla e adesso fanno pure i prepotenti con i loro figli…