COSA SI INTENDE PER “ONESTA’ SCIENTIFICA”?

Si parla molto, in questi giorni, di onestà scientifica affrontando il problema dei medici che vanno in televisione a esporre il loro punto di vista sulla pandemia e propongono soluzioni che possono ravvisare un conflitto di interessi.

Partiamo da un presupposto: qualsiasi osservatore “inquina” la scena che analizza.

Chiunque può pensare che io sia un produttore di biciclette, o come minimo, un meccanico di biciclette. Non si spiega in altro modo la convinzione maniacale con la quale continuo a ripetere in modo ossessionante che la bici è il mezzo del futuro. Qualcuno potrebbe pensare che abbia il business nelle bici elettriche, perché in particolare sostengo proprio queste nell’inneggiare ad una mobilità urbana che ci liberi dalla schiavitù dell’auto.

In realtà non sono un produttore di biciclette e forse l’unica speranza per dare un minimo di razionalità a tutta questa predicazione è che qualche ditta un po’ eccentrica si metta a fare pubblicità sul mio sito così finalmente si spiega tutto. “Ecco vedi, fa la pubblicità alle bici elettriche,  è come quell’imprenditore svizzero che le produce che sostiene che le piste ciclabili esistono in tutto il mondo, basta la volontà politica di dichiarare che esistono.” In effetti, come dice quell’imprenditore, da un certo punto di vista, quelle che non esistono ancora sono le strade per le auto ma quelle andranno costruite in un secondo tempo dopo che quasi tutti avremo ricominciato ad usare la bici. Non si sa nemmeno se saranno necessarie. Prima usiamo la bici e poi vediamo quante nuove strade per le auto occorreranno. Sarebbe come costruire strade per i cavalli. Prima disegniamo le piste ciclabili, poi se vediamo che la gente usa i cavalli invece delle bici, le adeguiamo alle esigenze dei cavalli.

Per cui, partendo da distante, il concetto di “onestà scientifica” può essere anche un po’ nebuloso. Mi viene in mente una curiosa canzone di Francesco Salvi, di fine anni ’80 che diceva “Facciamo tutti dei versi”. Non c’è dubbio, facciamo tutti dei versi e il nostro verso si inserisce nel panorama e almeno un pochino lo modifica perché almeno in termini di inquinamento acustico si apprezza senza ombra di equivoco.

Tutti si saranno accorti, in tempo di quarantena, che i suoni che provenivano dalle strade erano decisamente diversi da quelli soliti. In piena città pareva di essere in campagna, si sentiva il canto degli uccelli, non si sentiva il rombo delle auto, nessuno che sgasava in modo odioso. Qualche ambulanza a rompere questa armonia facendo capire che questa non era l’alba di un nuovo paradiso ma una situazione drammatica. Certo, perché se non fosse stato per i suoni sinistri delle sirene delle ambulanze, qualcuno avrebbe potuto sospettare che improvvisamente abbiamo deciso di prendere il destino di cittadini soffocati dai gas di scarico nelle nostre mani.

Chi produce autovetture non può gioire in presenza di tale colonna sonora, nemmeno nei momenti nei quali non si sente la sirena, e pare davvero di essere in campagna.

Dire che un grande produttore di auto che partecipa al tavolo della politica è in conflitto di interessi non ha senso. Non è in conflitto di interessi, sostiene semplicemente migliaia di lavoratori che hanno deciso di lavorare in quel comparto. E’ chiaro che se a fare da controparte a questo soggetto che ha certamente un piano politico funzionale alla sua produzione non esiste nessuno allora non esiste nemmeno la politica.

Allora forse, il vero processo, più che al conflitto di interessi è alla politica. In conflitto di interessi ci siamo tutti, ci sono pure io che pur non producendo bici elettriche ho vissuto i giorni più belli della mia vita quando da bambino potevo scorrazzare libero in bici per la città perché le auto erano bloccate dalla crisi petrolifera (anche per questo in quarantena ho sofferto come un cane, fuori c’era una città fantastica, da sogno e non ho potuto visitarla perché non si poteva uscire nemmeno a piedi…).

Il problema è che la politica deve dirimere questi conflitti e deve avere gli strumenti per farlo anche se questi sono presenti in tutte le situazioni. La legge italiana sui vaccini che penso che sia una delle più scandalose di tutto il mondo (e guardate che io non sono assolutamente un no-vax o come cavolo si chiamano quelli che contestano energicamente quella legge) è il tipico esempio di legge che può far pensare al conflitto di interessi. Da una parte gli interessi delle multinazionali del farmaco e della stragrande maggioranza della popolazione che non vuole rotture di scatole e, giustamente, non vuole avere paure strane, dall’altra gli interessi a volte anche maniacali, ma a volte anche terribilmente sacrosanti, di una esigua parte di popolazione che non ha sponsor di alcun tipo e non riesce a sostenere la scientificità di un presunto rischio da vaccino che non è documentabile perché nessuno ha interesse a documentarlo con chiarezza nemmeno con riferimento ai pochi soggetti problematici e più esposti a questo rischio innominabile. Il risultato di questa legge è che se sei un soggetto a rischio ma non sei in grado di dimostrarlo (e chi è davvero in grado di dimostrarlo scientificamente? Sono i medici stessi che ti dicono che è impossibile dimostrare la tua più elevata predisposizione alle reazione avverse…) devi comunque vaccinarti obbligatoriamente. Questa è politica, non è conflitto di interessi.

Potrebbe essere conflitto di interessi quando una casa automobilistica produce un certo tipo di vettura e poi fa approvare una legge che favorisce l’acquisto di questo particolare modello (è già successo) ma anche quella, se vogliamo è politica, più che conflitto di interessi.

Alla fine è un gioco di parole, possiamo chiamarla come si vuole, politica, conflitto di interessi, possiamo anche chiamarlo marketing delle proprie idee.

In fin dei conti, anch’io che odio il marketing, qui continuo a fare marketing perché sostengo l’importanza dell’attività all’aperto come se fosse un prodotto da vendere.

Torno a dire che la canzone di Salvi ci inquadra piuttosto bene. Non aspettatevi che il produttore di auto sollevi un dito per la realizzazione delle piste ciclabili. Non aspettatevi che un produttore di vaccini sollevi un dito per tutelare i diritti di un soggetto (uno su mille) che può avere problemi con un vaccino, non pensate che chi fa politica e con questa ci mangia abbia interesse a cambiare politica se questo cambiamento può portare anche a una perdita di potere politico. La politica tutela praticamente sempre se stessa, questo è il vero conflitto di interessi e da questo si fa veramente fatica a venirne fuori, che sia da destra o da sinistra.