COSA HO DA DIRE SU… FORREST GUMP

“Ci mancava che facesse il critico cinematografico…”.

Non ho nessuna ambizione in tal senso però dal momento in cui cito fin troppo il film Forrest Gump nei miei articoli e visto che il film mi è piaciuto molto, l’ho rivisto per l’ennesima volta e mi pare anche giusto scrivere un articolo spiegando perché il film mi piace molto, perché “riesco” (attenzione a quel “riesco”) a rivederlo più di una volta e perché lo ritengo anche un film di sport che può far discutere veramente di sport.

Intanto quel “riesco” a rivederlo. “Riesco” vuol dire che non è un film facile da rivedere, è drammatico, non è un film leggero e devi cogliere gli aspetti comici del film per rivederlo tranquillamente, occorre lo spirito giusto, non lo si fa a tempo perso. La faccenda diventa meno difficile se grazie agli aspetti comici, e ce ne sono, sdrammatizzi ed allora riesci ad incassare meglio i momenti difficili del film, che sono numerosi e potrebbero far dire a qualcuno. “No, grazie, bel film, l’ho già visto ma non mi sento di rivederlo…”.

Perché l’ho citato tantissime volte nei miei articoli. Per conto mio è il simbolo (anche se indubbiamente è una caricatura) di un tipo di scuola, molto diversa dalla nostra dove lo sport ha un peso talmente rilevante che può fare in modo che anche un autentico tonto (e non c’è dubbio che Forrest Gump lo sia) possa andare avanti negli studi e possa procedere anche con una certa rapidità.

Chiaramente questa posizione è ampiamente criticabile: se sai correre e basta ma non riesci ad affrontare le materie sulle quali è impostato il tuo corso di studi non è giusto che tu possa superare anche su quelle i tuoi colleghi che non sanno correre ma nell’apprendimento di quelle materie sono meno disastrosi di te.

Io critico la posizione opposta: è quella secondo la quale se non raggiungi un minimo di competenze puoi correre anche come un missile che la scuola proprio non ti fa andare avanti e ti fa studiare (a memoria, questo è il punto…) cose che ti impegnano per dieci ore al giorno per metterti al passo con gli altri. In sintesi non ce ne frega proprio nulla che sai correre e che ti impegni nello sport, non è un’attenuante al tuo scarso rendimento, anzi ci da pure fastidio che prosegui la tua pratica sportiva in modo troppo attento, quasi professionale.

In medio stat virtus, forse entrambe le posizioni sono sbagliate, si tratta di sceglierne una meno estremistica fra le due e più razionale. Molti mi dicono che la scuola italiana non assomiglia per niente a quella da me descritta nelle ultime righe e c’è già un occhio di attenzione per la pratica sportiva. Ecco, allora alla fine io sono solo cieco perché non riesco a vedere questo occhio di attenzione e, al contrario, ho sentito narrare (leggende metropolitane) di ragazzi che sono stati premiati, nelle loro valutazioni scolastiche per aver avuto il coraggio di concentrarsi sugli studi abbandonando la pratica agonistica di alcuni sport “troppo ingombranti” a detta di alcuni insegnanti. Forse queste sono solo leggende e non fatti realmente accaduti ma se invece non è leggenda questa è l’aberrazione dell’educazione al movimento perché lo sport non è mai troppo ingombrante nell’età che va dai tredici-quattordici (prima si gioca e basta, anche se lo chiamano sport) ai 25-30 anni circa, si tratta di avere le capacità per farcelo stare nella propria giornata, certamente non di eliminarlo per altre impellenti necessità.

Forrest Gump è il mio mitico esempio di sport che salva lo studente “non modello”, mi piacerebbe che potesse essere un’idea non del tutto folle anche nella scuola italiana o che almeno faccia pubblicità ai valori dello sport anche all’interno della stessa.

In ogni caso scrivere che Forrest Gump è solo un tonto che riesce a laurearsi per meriti sportivi sarebbe la più infima delle recensioni di quel film.

Per conto mio Forrest Gump è un “egoista buono” e con tale definizione voglio sottolineare la sua genuinità, la sua semplicità vista anche in chiave positiva. Certo tonto, ma tonto è anche sinonimo di semplice e se il soggetto semplice è anche buono alla fine il risultato non è malvagio. Forrest Gump non è un vero eroe, può esserlo per caso ma le sue gesta non sono improntate all’eroismo è eroe in quanto istintivo ed in una errata valutazione del rischio compie gesta eroiche come quando salva parecchi soldati nel Vietnam ma non ha propensione calcolata verso il gesto eroico e così quando si mette a correre per tre anni consecutivi perché in preda a crisi esistenziali e trova consolazione solo nella corsa mi fa morir dal ridere l’interpretazione messianica che vogliono darne tutti i suoi seguaci che si mettono a correre con lui. Ad un certo punto si ferma ed esplode in una delle battute più comiche della storia del cinema affermando: “Sono un po’ stanchino”.

Quella battuta sdrammatizza in un colpo solo tutto il pathos di una società alla ricerca di chissà quale messaggio. Alla fine invece il messaggio di Forrest Gump è di una semplicità grottesca: “Mi piace correre, il mio correre non fa del male a nessuno, non vedo perché non può venirmi voglia di farlo anche per tre anni consecutivi.”

In nessun suo gesto sportivo Forrest Gump  salva la patria: non lo fa quando gioca a football e  gioca alla grande per riuscire a proseguire i suoi studi, non lo fa quando fa il campione di tennis tavolo e lo fa semplicemente perché gli riesce con una naturalezza fenomenale e non certamente perché investito di motivazioni patriottiche legate alla bandiera. Non lo fa nemmeno, appunto, quando inizia a correre e non smette più solo perché ha un fuoco interiore che tarda a spegnersi.

Mi verrebbe da dire che in questo senso il film è comico, sono drammatici i film nei quali l’atleta gladiatore si immola per presunti valori patriottici, ma qui non c’è nulla di tutto ciò, solo il talento e la spensieratezza (tonteria secondo alcuni) di un personaggio che ama fanciullescamente lo sport e lo utilizza per vivere meglio.

Forrest Gump non è un film semplice, se volete è anche un film altamente antimilitarista ed una delle battute più crude del film è quando i suoi superiori di grado nell’esercito lo trovano “stramaledettamente intelligente” altra battuta notevole che critica fortemente l’ambiente militare nel quale, stando al film, se sei tonto riesci a sopravvivere molto meglio perché si tratta semplicemente di obbedire sempre.

Quella battuta molto forte io la girerei sulla scuola italiana e lo so che è una battuta cattiva ma non vorrei che lo studente modello fosse solo quello che dice costantemente “Sissignore!” e continua in modo imperterrito ad imparare a memoria quelle nozioni per colpa delle quali, se non sei molto veloce ad immagazzinare dati nel cervello sei pure costretto a ridurre considerevolmente l’attività sportiva se non a doverla abbandonare del tutto.  Mi auguro che ci siano in giro un tot. di Forrest Gump, magari meno tonti anche se meno veloci ma che abbiano la giusta tonteria di continuare a correre e fare sport senza un motivo “messianico” o di alto valore per la Patria.