CORSE STRACITTADINE E AUTO IN CITTA’

Le corse stracittadine si sono diffuse nei primi anni ’70 in corrispondenza del “sogno” dell’austerity.

Perché chiamo “sogno” l’austerity? Perché un bel giorno per colpa (ma io devo scrivere per merito) della crisi petrolifera ci siamo resi conto improvvisamente che si poteva anche tornare indietro e che la cloaca dell’inferno di auto che soffoca le nostre città (esisteva già allora, nei successivi 50 anni è semplicemente peggiorata in modo esponenziale, ma esisteva già allora…) poteva essere un incubo dal quale uscire. Bastava mettersi in testa che il petrolio era finito e che costava troppo e pertanto era opportuno cambiare strategie per la mobilità. Invece il petrolio non era finito, purtroppo non lo è nemmeno adesso anzi sta benissimo e sta talmente bene che riesce ad informare la maggior parte delle guerre del nostro pianeta. L’assunto per il quale dopo la seconda guerra mondiale le guerre si fanno essenzialmente per il petrolio è ancora abbastanza vero anche nel ventunesimo secolo.

Ebbene, in quegli anni l’austerity è durato gran poco, troppo poco e anche se la gente si è resa conto che stava accadendo qualcosa di fantastico non si è dato il tempo per potersi organizzare e poter cominciare a pensare ad un nuovo mondo, più pulito e meno stressante.

Più o meno la stessa cosa che ha rischiato di accadere in tempi recenti con il Covid quando chi ha avuto la fortuna di poter uscire nei giorni che tutto era bloccato si è reso conto che le città senza auto sono semplicemente fantastiche, tutte, pure le più brutte. Con il Covid, purtroppo, la consapevolezza non è stata di massa e per scatenare questa bastava che dicessero che prima delle auto facevano uscire i pedoni. La scusa potevano benissimo trovarla: il Covid essenzialmente era una malattia delle vie respiratorie, per migliorare la salute dei polmoni della popolazione poteva essere una gran mossa bloccare le auto per qualche mese in attesa di mettere a punto nuove strategie per la mobilità. Evidentemente la volontà politica di perseguire questa strategia non c’era assolutamente e ci mancava poco che liberassero prima le auto dei pedoni. Secondo gli scienziati, infatti, i portatori del virus erano proprio gli umani e non le auto e chi se ne frega del cancro causato dall’inquinamento.

La storia delle corse stracittadine si inserisce in tale contesto perché è praticamente tutto ciò che resta di quei fantastici giorni dell’austerity. Le corse stracittadine hanno avuto un grande successo e, per dire, sono sopravvissute anche al Covid e la gente non ha paura a correre ammassata in un modo francamente un po’ scomodo anche per chi è vero amante della corsa. Resta un equivoco di fondo su queste corse e nella mia città tale equivoco è ancora più evidente per il modo con il quale viene organizzata la principale di queste corse cittadine.

L’equivoco, che forse non è nemmeno un equivoco ma una precisa volontà di chi ci amministra, è che comunque in città dai primi anni ’60, se non prima, comanda sempre l’auto e questo primato non è mai stato messo in discussione da allora, tanto meno dai fantastici giorni dell’austerity o dai drammatici giorni del Covid. Le corse stracittadine sono la consacrazione del fatto che in città comanda l’auto e pertanto il pedone può scorrazzare “quasi” (quel “quasi” viene spiegato dopo) tranquillamente solo il giorno della stracittadina e non tutti gli altri.

Quello che avviene nella mia città (ma non penso che sia l’unica…) è emblematico perché grazie alla imbarazzante organizzazione della corsa stracittadina si fa fatica ad organizzare qualsiasi tipo di competizione podistica nelle vie della città di tipo agonistico.

Mi spiego: la corsa stracittadina, per definizione, non è agonistica, è una corsa per tutti, anche per chi non corre e anzi c’è da rilevare che un buon numero di partecipanti più che correre camminano, diciamo che è un po’ assimilabile alle classiche “non competitive” che si organizzano nei paesi (nate anch’esse nei primi anni ’70). E’ un po’ una grande non competitiva organizzata nella città con uno sforzo organizzativo decisamente superiore a quello necessario nei paesi e con in più l’onere di disciplinare il traffico automobilistico perché ovviamente questo nelle città è ben più imponente che nei paesi ed in grado di creare un’elevata conflittualità con i podisti.

Essendo a carattere non competitivo non si ha la necessità di garantire delle condizioni di assoluta equità fra i vari partecipanti e, per dirla tutta, può pure essere (avviene nella mia città come in altre) che nel bel mezzo del transito della marea di podisti qualche addetto al percorso decida di far passare un buon numero di auto, essenzialmente per mettere a tacere i clacson dei classici automobilisti spazientiti.

Per consolidamento della consuetudine avviene che la corsa stracittadina sia quella manifestazione durante la quale l’automobilista imbrigliato malauguratamente sul percorso dei podisti più suona e più possibilità ha di commuovere l’addetto alla sicurezza del percorso che decide di far passare un certo numero di auto per allentare la tensione fra gli automobilisti. In breve la corsa stracittadina diventa quella corsa dove i podisti fanno lo slalom fra le auto e dove gli automobilisti suonano il clacson a più non posso fin tanto che non è passato anche l’ultimo podista e qui sta la vera equità di queste manifestazioni dove tutti ma proprio tutti i podisti si beccano delle clamorose strombazzate, mica solo i primi, anche gli ultimi, anzi forse soprattutto gli ultimi in un trionfo di democraticità insperato.

Ora se fosse solo così poco male. Chi partecipa alla stracittadina, a meno che non sia la prima volta, sa che va a fare lo slalom fra le auto e a pigliarsi le strombazzate degli automobilisti ma diciamo che, generalmente, non è nemmeno pericoloso, almeno non più di quanto avviene normalmente in tutte le città tutti i santi giorni.

Il danno perpetrato dalla stracittadina è nell’organizzazione delle poche altre manifestazioni a carattere competitivo che hanno la cattiva sorte di interessare le vie cittadine (a volte per motivi di indotto turistico visto che, a differenza delle corse stracittadine, nelle corse agonistiche di massa le cosiddette “maratone” o “mezze maratone” la maggior parte dei partecipanti sono turisti e non podisti locali). Accade che il sistema adottato dagli automobilisti in queste corse sia pari pari a quello adottato per la corsa cittadina. L’automobilista maleducato (semplicemente educato male dal sistema della corsa stracittadina…) crede che più suoni e più hai possibilità di passare anche dentro a queste corse competitive quando invece, per necessità di regolamento, nella corsa agonistica fin tanto che non è passato anche l’ultimo podista non si può lasciare passare le auto per non alterare l’esito della competizione con parte di atleti frenati nella loro prestazione da questo passaggio.

Detto questo io sarei a proporre, per non generare caos nella popolazione, che non si possano organizzare corse dove l’automobilista può transitare anche prima che sia terminata la manifestazione. Se si tratta di autoambulanze o mezzi di soccorso in genere che hanno i loro percorsi riservati certamente sì, ma se si tratta di privati che usano l’auto per andare a lavorare o a trovare i parenti, come accade prevalentemente nei giorni di festa, non ci deve essere nessuna “trattativa” con gli addetti alla sicurezza. Se si può organizzare quella corsa la si organizza senza compromessi altrimenti si fa a meno.

Ovviamente chi abita in città dice di essere ostaggio di queste manifestazioni e che non è possibile che se ne organizzino anche quattro o cinque all’anno.

Allora io la vedo diversamente perché penso che in una città evoluta le auto dovrebbe essere sparite dal centro e ogni cittadino dovrebbe avere il sacrosanto diritto di muoversi in altro modo entrando e uscendo dalla città anche dieci volte al giorno senza mai usare l’auto, questo non solo quelle quattro o cinque volte che viene organizzata una manifestazione podistica in citta ma tutti i giorni, feriali e festivi.

Non è un discorso di organizzazione ma semplicemente di politica. Purtroppo la considerazione che il petrolio è talmente potente da condizionare addirittura le guerre è ancora attuale e pertanto figuriamoci se non condiziona in modo determinante la politica.

Non può esistere, attualmente, una politica che dichiari guerra al petrolio per tutelare la nostra salute e quella delle nostre città.

La corsa stracittadina con gli automobilisti che suonano il clacson è il simbolo di un sistema che non si evolve. Non si evolve se c’è la finta crisi petrolifera o se c’è i Covid che mina i polmoni probabilmente molto meno del petrolio. Per il Covid si blocca tutto, contro le malattie da inquinamento non si blocca nulla. Anche le malattie non hanno lo stesso peso politico.