Considerazioni su “PTG e il monopattino elettrico”

Ovviamente l’articolo sui monopattini elettrici ha dato fastidio perché va al cuore del problema. Sì è capito benissimo che non sono un sostenitore del monopattino elettrico ma si è capito altrettanto bene che sono accanito sostenitore di una mobilità urbana decisamente diversa da questa, rivoluzionaria e più al passo con i tempi. Per questo appoggio la moda dei monopattini elettrici, solo come scusa per rivedere completamente l’assetto urbano che così com’è funziona solo per le automobili e blocca mezzi pubblici, biciclette e pedoni. E ciò  probabilmente ha dato fastidio perché in Italia è ancora di moda il modello Roma che è la nostra capitale ed al confronto della quale tutte le città sono quasi vivibili, stordite da un traffico privato che non è certamente stritolante come quello di Roma che è semplicemente folle.

Fra i detrattori del monopattino elettrico c’è gente che del monopattino elettrico non gliene frega proprio niente ma giustamente ha paura che questo diventi il pretesto per mettere le città interamente ai 30 chilometri all’ora e che poi a cascata comincino a circolare davvero (e non per finta) le biciclette come se fossimo in Olanda (ma dovrebbero essercene più che in Olanda perché abbiamo un clima migliore) e sia mai che dopo la gente chiede davvero un sevizio pubblico efficiente e non un servizio che ti costringe a restare schiavo dell’orologio e con l’incubo costante della coincidenza che se perduta ti sconquassa la giornata.

Insomma c’è di mezzo l’auto e sappiamo benissimo che per proteggere l’auto sono state fatte un bel po’ di leggi negli ultimi 60 anni in Italia. C’è che sono passati 60 anni, l’Italia è cambiata e forse siamo pronti pure per inventarne una che non funzioni con le leggi dell’industria automobilistica.

C’è un mio amico che continua a dirmi: “Tu devi metterti nei Verdi, i Verdi hanno bisogno di te…” e quello di PTG non ha capito tutto. Intanto io politicamente sono zero e quello è un dato di fatto incontrovertibile, poi io di veramente assimilabile ai Verdi probabilmente ho solo questo: che valgo zero politicamente proprio come i Verdi. Allora, al contrario, i Verdi hanno bisogno di politici capaci di fare i politici, non di teorici che suggeriscano modelli utopistici quali il sottoscritto. Come politico io verrei stroncato alle prime mosse perché, per esempio, una proposta che porterei in campo subito sarebbe quella di ampliare le zone 30 e questa provocherebbe un disastro di reazioni da parte dei sostenitori del partito dell’auto.

Il partito dell’auto non ha un suo vero partito, però ha circa trenta milioni di sostenitori in Italia, se non di più. C’è un partito che abbia trenta milioni di voti? No di certo. Il partito dell’auto è infiltrato in tutti i partiti.

Altre volte ho scherzato dicendo che vorrei fare un partito del movimento e forse quello davvero potrebbe avere bisogno di me. Quello che sostengo io, ed in quello sono pure più preciso e puntuale dei Verdi, è come ecologia e movimento siano interconnessi. La lotta alla sedentarietà passa certamente dalla lotta per città più salubri e attente all’ecologia. Non si può certamente impostare bene una vera lotta alla sedentarietà in città come Roma se non andando a chiudersi in palestra e favorendo lo squallido business della mercificazione dell’attività motoria. Partendo dal punto di vista del movimento (e facendo pertanto il percorso al contrario…) rischiamo di trovarci ad essere tutti degli ecologisti perché ci troviamo a chiedere le stesse cose che chiedono gli ecologisti, anche se il punto di partenza è diverso.

Quando dico che politicamente sono viscido mi schiero anche contro i Verdi, tradisco, nella mia viscidità, pure loro e lo faccio perché ritengo che la lotta contro la sedentarietà sia talmente urgente che non possa rispettare i tempi biblici delle lotte degli ecologisti. Non so se sia perché sono intransigenti o perché non hanno politici capaci ma i Verdi nelle loro battaglie hanno tempi allucinanti e una lentezza esasperante che sembra messa in campo proprio per fare in modo che il disastro ecologico si concretizzi e poter far dire finalmente a tutti che loro avevano proprio ragione.

I Verdi mi sembrano una specie di Iceberg nei confronti del Titanic della politica italiana. E’ quell’accidenti contro il quale andrà a cozzare tutta la politica italiana se prima non si da una mossa e devia tempestivamente su certi temi. Ecco io sono pure contro i Verdi perché dico che non devono far affondare il Titanic nel senso che ci siamo sopra tutti (loro compresi anche se qui l’immagine sfugge e diventa un’astrazione un po’ impossibile da sostenere…) ma devono avere la capacità di saltarci su. Da questo punto di vista sono semplicemente inesistenti, non hanno buoni saltatori, non lo sono certamente nemmeno io che ormai sono pure vecchio e dunque ho perso le doti elastiche per poter “saltare” bene e pertanto ci troviamo una nazione con problemi ecologici fra i più gravi in Europa con un partito dei Verdi fra i più deboli della stessa. Non ditemi che questa è colpa mia perché allora mi state attribuendo responsabilità planetarie e fantascientifiche che il pirla di PTG non può assolutamente avere.

No, io politicamente continuo ad essere viscido, finirò fra il girone degli ignavi ma ho la presunzione di continuare ad occuparmi di attività motoria dove penso di aver maturato un minimo di esperienza. Se i Verdi riescono a ristrutturarsi come partito e a raggiungere quella consistenza necessaria per poter davvero incidere sulla politica italiana allora non si sa mai che un giorno li voti pure ma non so se lo scriverò qui sopra perché poi verrò sepolto dalle critiche degli oppositori. A volte la politica è anche un pericoloso strumento per bloccare tutto. La lotta alla sedentarietà è una specie di ambulanza in mezzo al traffico, se la blocchi del tutto il paziente ha ottime possibilità di lasciarci le penne.