CONSENTITEMI ALMENO IL BUONSENSO

Tornando sulle piste ciclabili che ormai può essere considerato a tutti gli effetti l’argomento principale di questo sito anche perché, fondamentalmente, io mi occupo di movimento e non di pesi o della pancia degli italiani, vorrei che mi fosse consentito, trattando questo argomento, almeno l’uso del tanto invocato ma poco usato “buon senso”.

So benissimo di non essere realista e che dietro alla scelta di non dotarsi di una efficiente rete di piste ciclabili vi sono politiche di programmazione economica non casuali ma qui, essenzialmente, si tratta di scegliere se privilegiare lo stato di salute dell’industria automobilistica o lo stato di salute della popolazione.

Quando gli americani, che fanno centomila studi cretini ma ne fanno pure di interessanti, continuano a ripeterci che una certa cifra investita nel movimento della popolazione si ripaga tre volte in termini di contenimento della spesa sanitaria (e loro non dovrebbero avere di questi problemi perché le spese sanitarie le lasciano pagare ai cittadini…) questo vuol dire che anche senza girare tutti i soldi dell’assistenza sanitaria alla prevenzione tramite il movimento se destini delle cifre per la lotta alla sedentarietà puoi riuscire a contenere sensibilmente il bilancio delle spese sanitarie.

Faccio un esempio da bambini delle elementari: hai tre miliardi da spendere (quasi un’ inezia su un bilancio della salute pubblica che supera ampiamente i 100 miliardi) se li spendi tutti e tre per l’assistenza sanitaria hai fatto la cosa più ovvia e scontata perché visto che il sistema sanitario ha delle falle non trascurabili devi spenderli lì punto e basta. Poi però ti accorgi che i sedentari che erano 20 milioni l’anno prima sono restati esattamente 20 milioni. Il problema non è stato affrontato. E facendo quattro conti scopri che quel problema ti è costato 20 miliardi di spesa sanitaria. Su quel problema, che è di bilancio sanitario, puoi investire un miliardino ottenendo un risultato in minori costi di spesa sanitaria di tre miliardi (il triplo di quello che hai investito). A quel punto sei già in pari con la scelta di aver impiegato tutti e tre i miliardi esclusivamente per l’assistenza sanitaria e te ne restano altri due da impiegare per le emergenze. Io ho capito che i posti letto sono una emergenza ma anche i problemi di sedentarietà sono urgenti perché alla fine sono posti letto di ospedale che se ne vanno pure quelli.

E allora, quando al percorso della salute la gente mi racconta che non ha tempo di fare movimento ed io rispondo che potrebbe andare a lavorare a piedi o in bicicletta vengono fuori i problemi veri, non quelli della definizione muscolare o della pancia.

Se vengono stanziati i fondi per una pista ciclabile e qualcosa qua e là viene elargito, questi devono essere spesi bene perché la pista ciclabile è una cosa importante ed essenziale, non un capriccio. Non puoi considerarla come un “lungo campo giuochi per adulti” perché è invece uno strumento di salute. E dunque non va fatta a zig zag creando problemi di percorribilità insormontabili (vi sono piste ciclabili che ad ogni incrocio rientrano sulla via secondaria per far rallentare il ciclista, ma perché deve rallentare il ciclista che già va abbastanza piano e non l’automobilista che molto spesso va troppo forte?). Non va interrotta da semafori eterni che fanno venire voglia all’automobilista di continuare ad usare l’auto perché vede benissimo all’interno del suo mezzo perfettamente inquinante che, alla faccia dell’inquinamento, il privilegiato è ancora lui. E soprattutto non va fatta come se fosse un vero campo giuochi, non collegata ad altri tratti ciclabili, avulsa dalle esigenze di trasferimento dei cittadini e raggiungibile solo… in auto con la bici sul tetto.

Dunque io ho capito che c’è la necessità di salvare l’industria automobilistica che ha un indotto colossale, ho capito che non ci sono molti fondi disponibili per le piste ciclabili e che per esempio una pista ciclabile in centro ti può costare anche un milione all’anno in mancate entrate per gli stalli che hai dovuto far fuori per far spazio alla pista ciclabile ma quando destini una certa cifra per questi lavori fai in modo che almeno quella modesta cifra sia spesa bene, proprio perché è modesta, altrimenti dimostri di non aver capito niente o peggio ancora di voler prendere in giro i cittadini. Praticamente si vuol far finta di fare qualcosa per le piste ciclabili ma non si vuole fare in modo che la gente cominci ad usarle davvero, per andare a lavorare e non per giocarci sopra.

E’ un po’ come il mezzo pubblico per il quale si fa qualcosa ma alla fine non si vuole che aumentino il numero dei cittadini che lo usano altrimenti aumentano le richieste e viene fuori che ci sono delle falle terribili. Se nessuno utilizza il mezzo pubblico, o lo utilizzano solo gli extra comunitari, nessuno protesta. Se la gente comincia ad usarlo davvero allora viene fuori che è decisamente più lento del mezzo privato e che le corsie preferenziali sono finte e le automobili è già tanto che non passino sotto, sopra e dentro al mezzo pubblico per superarlo.

Un servizio di trasporto pubblico efficiente in una città di medie dimensioni è un servizio che collega tutta la città in modo capillare e tu una volta che hai memorizzato i tragitti e sai che linee devi prendere non hai bisogno di guardare nessun orologio perché sai che in pochi minuti un autobus su quella linea passa. Un autobus che passa ogni 45 minuti non è un autobus, è una presa in giro e se lo perdi decidi di andare a piedi che fai prima.

Queste non sono utopie ma scelte razionali della nostra civiltà che molte città italiane non hanno ancora fatto. Dire che non si fanno perché non ci sono i mezzi per farle o perché bisogna tutelare l’industria automobilistica mi pare un po’ come nascondersi dietro ad un dito.

Se questo è il panorama allora è normalissimo che poi ci sia chi pedala in palestra, chi cammina in palestra, chi fa domande solo sui pesi e chi è preoccupato dei volumi della panza e non del fatto che si muove troppo poco.

La cultura del movimento la fai anche con le piste ciclabili più che con le proteine e le pastigliette per la definizione muscolare e quando io temo di aver sbagliato nome chiamandomi “Personal Trainer Gratuito” è perchè la gente crede che un personal trainer sia un tecnico che sta rintanato in palestra a darti consigli su come usare i pesi e come fare per buttare giù l’inestetica panzetta.

Io invece ho questa visione idilliaca e deviata del personal trainer che si occupa davvero di tutto il tuo movimento e non solo di quelle quattro menate che puoi fare in palestra e pertanto ti dice che c’è un problema sociale e strutturale del movimento che in qualche modo devi affrontare, certamente non solo rintanandoti in palestra, altrimenti non ce la caviamo più.