CONCRETEZZA DELLA FAVOLA

Ci sono vedute diverse sul tormentone dei mondiali di calcio in questi giorni. C’è chi dice che è giusto boicottarli e non guardare nemmeno una partita e chi se ne frega e continua a guardarli come ha sempre fatto anche se ovviamente con meno interesse rispetto a quando la nazionale italiana è fra le squadre partecipanti.

Rispetto le posizioni di tutti ma ammetto che di partite ne sto guardando abbastanza, e non dico di aver ragione perché probabilmente è molto più razionale protestare contro certe cose che non subirle, però posso anche spiegare perché si può aver voglia di guardare un mondiale di calcio sapendo che quasi sicuramente è già deciso tutto a tavolino dagli sponsor più ancora del Festival di Sanremo.

Di chi sogna troppo si dice che è immerso nel mondo delle favole, Me lo dicono anche a me tante volte e questo forse è sufficiente a spiegare perché mi guardo ancora i mondiali di calcio alla televisione. Eppure non c’è niente di più concreto e materiale della favola. La favola circonda anche il business e lo rende imperfetto, aleatorio e “scardinabile”. Terribile questa parola scardinabile con riferimento alle favole eppure le favole hanno proprio il potere di riuscire a scardinare il business. Non sempre, per carità, ma talvolta. E quel talvolta è quel miracolo che fa sopravvivere anche lo sport di alto livello anche se tutti sono concordi nel dire che se si vuole vedere lo sport veramente genuino bisogna andare nei campi di periferia e non certamente nei grandi stadi dove il business è onnipresente e pare regolare ogni singolo gesto di tutti i personaggi del grande carrozzone.

Esempi concreti di favole nel grande calcio: la vittoria del Verona nel campionato nazionale di calcio nell’anno 1984/85 e la vittoria della Grecia agli Europei del 2004 (fatalità “Hellas” entrambi…). Ebbene, sfido chiunque ad argomentare quali interessi potessero avere i grandi sponsor sulla vittoria di queste squadre. Qualcuno, ancora più smaliziato, dice che gli sponsor hanno comunque interesse ogni tanto a lasciare spazio al caso per riacquistare attendibilità e non sotterrare del tutto lo sport di alto livello. In altre parole sarebbe orchestrato proprio tutto anche il momento nel quale gli sponsor lasciano spazio allo sport vero per disintossicare l’ambiente.

Ognuno è libero di pensare ciò che vuole. Io da fallibilissimo personaggio di sport (fin troppo fallibile nella mia carriera sportiva) dico che orchestrare tutto alla perfezione più che diabolico è semplicemente impossibile e pertanto noi siamo qui a sperare nell’errore. La favola vive proprio sull’errore. Per gli sponsor va certamente bene un certo esito sportivo ma far andare tutto alla perfezione come desiderano gli sponsor non è sempre possibile. Insomma il telespettatore ha ragion d’essere nel momento in cui qualcosa va storto a chi organizza il grande evento. E la cosa assurda è che chi organizza il grande evento può continuare a far sopravvivere lo sport spettacolo solo se fallisce ogni tanto.

Sappiamo che i mondiali non li vincerà il Qatar, è già stato eliminato e se li avesse vinti avremmo gridato allo scandalo molto più che se li vince la squadra più gettonata dagli sponsor. Si può comunque sperare che li vinca una squadra fuori dal novero delle favorite. E molto raro, francamente non me lo vedo il Senegal o il Marocco che festeggia la vittoria, però tutto è possibile o meglio lo sport vive su quello e se gli sponsor per disintossicare lo sport spettacolo ogni tanto hanno bisogno che vinca qualcuno che con i grandi sponsor non c’entra proprio nulla ben vengano nel mondo delle favole anche quelli. Lo sport è comunque una favola, anche quello artefatto, anche quello che muove cifre da capogiro perché anche tutti i soldi del mondo non possono condizionare alla perfezione nessun tipo di gesto sportivo. Mi si dirà che anche se non è previsto nei minimi dettagli il “come” in ogni caso può essere previsto con rigidità “chi” dovrà ottenere un certo risultato. Bene, allora, oltre a ricordare i due “Hellas” delle sorprese mi accontento di dire che anche se è già deciso chi vincerà il mondiale sono curioso di vedere con che giocate ci arriva, sono pressoché sicuro che il dettaglio di quelle non è per nulla programmato perché al pallone telecomandato non ci siamo ancora arrivati.

Perfettamente d’accordo sul fatto che ci sono mille motivi politici per boicottare questi mondiali, non ditemi che tutto lo sport spettacolo è orchestrato per filo e per segno perché allora vuol dire che di sport ci capite un po’ pochino. Non c’è dubbio che lo sport autentico sia quello dei campi di periferia, ma un minimo di autenticità esiste anche nello sport di alto livello, proprio per quel margine di errore che rende ogni gesto umano non perfettamente prevedibile. Errare è umano e pure fantastico perché tiene in piedi lo sport. Che poi perseverare nell’errore sia diabolico non lo so. Per conto mio dal punto di vista sportivo perseverare nell’errore è semplicemente una grossa sfiga più che diabolico…