Commento a “Il tramonto del corto veloce”.

Ricevo e pubblico integralmente un commento sul mio recente articolo sul mezzo di allenamento denominato “Corto veloce”. Segue breve replica.

 

“Sono un Master che corre ormai da 15 anni e in questo lungo periodo sono passato da più tipologie di allenamento. Personalmente adottavo il corto quando preparavo i cross non come allenamento per la pista estiva ma per essere competitivo in quelle gare. Poco alla volta l’ho abbandonato perché principalmente mi sono reso conto di non essere più in grado di assorbire tanta fatica solo per allenarmi poi,  con la maledetta e ripetitiva specializzazione di millecinquecentista, ho trovato allenatori che davano tabelle dove il corto non c’era. Adesso di fatto lo sostituisco con i cross, aspettando di essere competitivo dopo tre gare se va bene. Quindi, a parere mio, chi ha birra e voglia di faticare lo corra, è meno noioso che fare 6 volte i 1000 poi la corsa su erba da un senso di libertà. Altro fattore per cui non si corra il corto è  perché su quelle distanze sono rimaste poche gare.

Un saluto, Pedro.”

 

Parto dal fondo: scherzando io ho scritto che non si fa più il corto perché siamo diventati tutti maratoneti. Ma a Verona si dice anche “Schersando Gioanin disea la verità” (scherzando, Giovannino diceva la verità). In effetti non si organizzano più gare su distanze brevi, quelle più lunghe sono migliori “contenitori” e se anche qualcuno provasse ad organizzare quelle brevi fatica ad avere una buona partecipazione. Il corto era l’allenamento molto impegnativo di chi faceva già abbastanza pista. In genere, nel corto si correva a ritmi che stavano più o meno a metà fra quelli delle prove ripetute in pista e quelli della corsa lunga. Adesso si corre in pista con modalità di corto veloce perché i mezzofondisti che corrono le prove in pista veramente veloci si sono praticamente estinti. Non aveva senso andare a correre in pista ai ritmi del corto quando in pista si facevano già ritmi che talvolta erano addirittura del doppio più veloci della corsa lenta. Chi è, al giorno d’oggi che in pista si fa ripetute veloci il doppio della corsa fuori pista? Si va, in pista, al 10, 20 al massimo 30% più veloci che fuori, un po’ perché si è smarrito il concetto di vera corsa lenta e un po’ anche perché la pista è scelta come quel luogo dove si controllano i ritmi “fuori soglia”. Una volta i ritmi fuori soglia non li consideravamo assolutamente e tanto per dire ricordo un certo Fabrizio, proveniente dalle non competitive, che alla prima ripetuta sui 200 metri della sua vita, dopo aver chiesto da che parte si girava, ha corso in 24″ e mezzo. Adesso uno così lo blocchi subito e lo dichiari “Probabile Olimpico” seduta stante. Sul fatto che il corto deva sempre essere ad elevata intensità io non sono molto d’accordo. Per conto mio deve essere intenso quando deve mandarti in forma per esempio per i cross o anche in pista sui 5000 metri, ma può essere corso ad intensità un po’ più basse in altri momenti dell’anno come semplice richiamo di potenza aerobica sia in momenti di grandi volumi di carico che in momenti dove si sta cercando la qualità per fare gare brevi.

In ogni caso c’è anche un discorso di “moda” e se il corto non è più di moda non lo è né alle elevate intensità né a quelle un po’ più basse. Io spero che più che il corto non sia l’atletica intera a non essere più di moda perché se è così abbiamo poco da aspettarci altri soggetti tipo Fabrizio che vengono lì in pista a sparare una prova ad intensità allucinante senza nemmeno sapere da che parte si gira ma avremo sempre più stradisti che non sbagliano di una virgola nel pieno rispetto dei moderni principi di allenamento di chi prepara esclusivamente le corse su strada.