CI STIAMO MUOVENDO AL CONTRARIO

Questo mio estemporaneo ammonimento è rivolto alla categoria degli esperti del movimento. Mai come ora dovremmo essere al centro dell’attenzione perché si è capito quanto l’attività fisica sia importante per la salute. Tutta la società occidentale ravvisa delle urgenze al movimento che lo possono far considerare come ingrediente fondamentale per la salute della collettività tale da far dire che il capitolo di spesa per l’attività motoria dovrebbe essere equiparato a quello per l’assitenza sanitaria. Non c’è dubbio che le questioni di urgenza abbiano priorità assoluta ma in un contesto dove tutta l’assitenza sanitaria viene rivista e potenziata a dovere anche la prevenzione dovrebbe avere nuove attenzioni e così l’organizzazione dell’attività fisica per i cittadini.

In un contesto del genere dove l’attività motoria essenziale per la salute dovrebbe essere finanziata pubblicamente e dove, per esempio anche le palestre private che si muovono in un certo modo, con una certa attenzione per il sociale dovrebbero avere finanziamenti pubblici… accade esattamente il contrario. Si sta tentando di privatizzare perfino l’attività all’aperto. Gli esperti di attività motoria capiscono che il loro intervento è importante anche in attività che si fanno all’aperto decisamente utili  per la salute generale della popolazione,  ma invece di coinvolgere gli enti pubblici in un intervento coordinato ed organico per poter raggiungere in modo capillare la popolazione, si agisce a spot, privatamente, a colpi di pubblicità pubblicizzando iniziative isolate con i metodi tipici dell’offerta privata di attività fisica. Stiamo invadendo con il marketing anche l’offerta di attività all’aperto quando bisognerebbe fare proprio il contrario: ottenere sovvenzioni anche per l’attività in palestra per poterla rendere quasi gratuita come quella all’aperto.

L’attività all’aperto deve restare assolutamente gratuita anche se è giusto prevedere la presenza degli esperti del movimento per fare in modo che questa possa essere più efficace possibile ma questo tipo di attività non deve essere finanziata direttamente dall’utenza come si fa normalmente per l’attività al chiuso bensì dagli enti pubblici che se proprio non riescono ad intervenire nel supportare l’attività al chiuso devono prevedere come minimo un capitolo di spesa per l’attività all’aperto di prevenzione.

Poi è chiaro che in un ottica di ampio respiro tali interventi non sono sufficienti per fare della vera prevenzione e così più ancora dell’assistenza tecnica, che è comunque importante occorrono interventi strutturali quali parchi, impianti sportivi pubblici, piscine, piste ciclabili e i costi più importanti è inevitabile che vengano sostenuti per quei capitoli di spesa.

Che qualcosa si stia muovendo non c’è dubbio, l’attenzione  degli insegnanti di educazione fisica e degli esperti del movimento in genere per le attività motorie all’aperto non sono solo una moda dettata dalle esigenze di adempimento delle misure contro il Covid ma un’ esigenza in una lotta alla sedentarietà che deve essere sempre più capillare e strutturata. In tale contesto è anche opportuno non fare brutte figure e non andare a mercificare anche ciò che non va assolutamente mercificato. E’ chiaro che anche gli esperti del movimento in qualche modo devono vivere e non possono svolgere gratis incarichi molto gravosi che vanno svolti con molta attenzione e professionalità. Ed allora questo è il momento di far capire che l’attività motoria non può essere sempre improvvisata come se fosse qualcosa che se si fa bene e se non si fa amen ma deve invece essere intesa come un qualcosa di essenziale sia all’aperto che al chiuso.

Per cui non si tratta di inventarsi come far pagare l’utente anche per alcune attività all’aperto che devono giustamente restare gratuite ma si tratta molto più complessamente di capire quali attività all’aperto e pure al chiuso devono essere finanziate dagli enti pubblici per fare in modo che l’attività motoria diretta alla cittadinanza non sia organizzata a spot secondo dinamiche di marketing allestite dai privati ma sia invece prevista a livello istituzionale come un qualcosa di imprescindibile per la cittadinanza. E’ chiaro che non potendo fare di ogni erba un fascio bisognerà mettersi nella condizione di discernere fra ciò che è essenziale e ciò che non lo è.

Fra le attività all’aperto molte sono veramente essenziali per la salute mentre altrettanto non si può dire per quelle al chiuso. Di queste certamente quelle a carattere riabilitativo dovranno avere un occhio di riguardo per quanto riguarda l’elargizione dei contributi perché poi l’allievo sano e riabilitato, tendenzialmente va indirizzato verso attività all’aperto.

In ogni caso, senza aprire una competizione per stabilire chi abbia più diritto ad avere riconosciuto il proprio intervento come inquadrabile in un piano di profilassi sanitaria, si tratta di mettersi in testa che non è arrivato il  momento di far pagare l’utente anche per le attività all’aperto ma, al contrario, il momento di demercificare anche le attività al chiuso per poterle rendere sempre più efficaci ed attendibili e per poter offrire poi un’adeguata assistenza all’aperto. Se il pubblico non interviene con un piano organico sulla fruizione dell’attività motoria per tutta la cittadinanza tutti questi discorsi non sono possibili e a quel punto è davvero possibile trovare a pagamento anche attività che non ha nessun senso proporre a pagamento. In un mondo dove si pensa alla privatizzazione dell’acqua potabile tutto è possibile. Io resto del parere che muoversi è una delle componenti del diritto alla salute.