CAUSE SOCIALI ALLA BASE DELLA DIFFUSIONE DELLA SEDENTARIETA’

Quando è apparso il reddito di cittadinanza come idea non mi pareva molto valida per risolvere i problemi di chi vive nell’indigenza poi, pian piano, ho capito che tale mossa politica anche se non aveva effetti miracolistici sui poveri (i veri poveri manco lo prendevano il reddito di cittadinanza…) era comunque un ottimo deterrente per mettere alle corde gli sfruttatori, coloro i quali sulla disoccupazione ci vivono e si costruiscono dei veri e propri patrimoni utilizzando la manodopera a basso costo facilmente reperibile in ogni dove.

Questi soggetti non sono solo quattro ladruncoli ma sono tanti ed alcuni di loro hanno veramente un gran peso politico e così adesso probabilmente si tornerà alla situazione precedente dove lo sfruttato è pure costretto a tenersi il lavoro a tre euro all’ora pur di “tirare a campà”.

Questo è uno dei soliti argomenti sui quali poi mi dicono che mi occupo di politica un po’ come quando per colpa del Covid, bloccati i cittadini in casa, io reclamavo che dovevano bloccare le auto, non i cittadini e per qualche anno, non per qualche mese, per pulire i polmoni della gente. Invece hanno deciso che le auto facevano bene alla salute e le polmoniti in giro ci sono ancora anche se non si chiamano più Covid, si chiamano “sua nonna in carriola” e allora che cerchino pure il vaccino contro “sua nonna in carriola” visto che non hanno il coraggio di operare mosse politiche decisive per la vera salute della gente.

Cosa c’entra il lavoratore sfruttato, che non ha più nemmeno l’appiglio del reddito di cittadinanza per ribellarsi allo sfruttatore, con la sedentarietà? C’entra perché la prima cosa che fa fuori dalla sua esistenza la gente che deve lavorare troppo per sopravvivere è proprio l’attività fisica. Non è che rubi il tempo all’andare al cesso a fare i bisognini o a lavarsi i denti, lo ruba proprio all’attività fisica che purtroppo non si è ancora trovato il tempo per farla in “pastiglietta” che ci si impiega trenta secondi al giorno per prenderla.

Dunque il problema della sedentarietà, udite udite, è un vero e proprio problema sociale. Se al tiranno fanno più comodo dieci sudditi che lavorano in modo indefesso dieci ore al giorno (e pure senza capacità contrattuale) invece di dodici che lavorano otto ore al giorno si trovano gli strumenti legislativi per fare in modo che questa situazione possa protrarsi e possa continuare a far produrre i suoi effetti. Il mito è sempre l’iperproduzione che poi è quella cosa che in tutti i continenti sta contribuendo a mandare a rotoli il pianeta ed in effetti per alimentare l’iperproduzione bisogna avere il comando assoluto del lavoratore che non deve avere potere contrattuale.

Una società di schiavi e sfruttatori nel ventunesimo secolo direi che è un po’ lontana da quella che ci saremmo potuti immaginare nel secolo scorso ma se la realtà è questa bisogna indubbiamente fare i conti con questa realtà e non con quella ideale. L’ideale sarebbe tornare al baratto perché il sistema del danaro ha indubbiamente fallito creando ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Mi fanno ridere quei personaggi che, terrorizzati da quanto ci hanno fatto subire con il Covid, vanno in giro a dire che adesso ci sarà il Grande Reset, che ci annulleranno i conti in banca e che ci saranno stravolgimenti storici a livello sociale. Magari fosse così, la mia sensazione è che i veri provvedimenti legislativi siano tutti tesi a ripristinare la situazione pre covid, nessun Grande Reset e nessun annullamento del danaro, chi ne ha tanto se la spassa e continua a comandare su chi ne ha poco che è costretto a lavorare troppo per garantirsi un’ esistenza dignitosa. Se fosse per me si potrebbe pure dire dall’oggi al domani che il danaro non conta più nulla e ci si paga in patate, grano o insalata.

L’attività fisica in una società del genere è un lusso e ci sono intere popolazioni che a questo problema proprio non ci pensano. Diciamo che per certi personaggi l’attività fisica importante è quella che ti serve per affrontare un viaggio per sbarcare in un continente dove non ti tratteranno come un nababbo ma come un soggetto indesiderato. Devi sopravvivere ad un viaggio che non sarà una vera e propria crociera.

Chi fa sport non ha molto peso politico su tali questioni e l’unico potere che ha è informare il mercato con il suo stile di vita. Se chi fa sport riesce a contenere i consumi e a rallentare le follie del sistema iperproduttivo può comunque fare pubblicità ad un sistema più equo. La gente comune non si ingolfa di beni inutili per il gusto di lavorare di più, lo fa perché in tal modo crede di trovare la felicità. Se qualche pirla proveniente dal nostro mondo si fa testimonial di uno stile di vita basato sulla lotta all’iperproduzione allora forse qualcuno può aprire gli occhi e capire che si può vivere anche meglio con meno cose e soprattutto lavorando meno.

Non ci sarà nessun Grande Reset, il danaro conterà sempre come prima e forse anche più di prima, in forma cartacea o in quel cavolo di forma che fa comodo a chi comanda, non sarà comunque sostituito dagli ortaggi, l’unica cosa che si può fare in un sistema sostanzialmente bloccato è tentare di consumare di meno e per chi può permetterselo (perché la tendenza è a schiavizzare proprio tutti) provare a lavorare di meno per trovarsi più tempo per vivere.

Non si vive per lavorare ma si lavora per vivere.

Poi c’era pure qualcuno che aveva detto che se lavoriamo di meno c’è lavoro per tutti ma quello è stato bollato per comunista.

Chissà perché quando il comunismo sopravvive per costringere le masse ad obbedire non se ne accorge nessuno quando invece viene fuori per cose che potrebbero anche essere davvero utili alla comunità (contenimento dell’orario di lavoro, diritto al salario minimo, trasporti pubblici che funzionano etc, etc…) allora è un antico mostro che deve essere definitivamente debellato.

Non vedo all’orizzonte nessun Grande Reset, purtroppo i repentini cambiamenti climatici potranno costringerci a bruschi cambiamenti dello stile di vita per niente desiderati. La mia paura è che, con uno stile un po’ vecchio, la nuove emergenze devano essere pagate sempre da chi non conta nulla e mai da chi muove la società con il potere politico e soprattutto con quello economico.