Nella necessità di diffondere il più possibile l’attività fisica per migliorare il livello medio di salute della popolazione difficilmente vedo proponibili attività tipo il padel, il motocross e/o il parapendio. Per carità, non voglio discriminare nessuna attività fisica e le tre appena citate sono indubbiamente divertenti, ma da operatori del settore non coinvolti in tristi vicende di marketing e caricati invece della responsabilità istituzionale di diffondere il più possibile l’attività fisica dobbiamo escogitare tutte le strategie e le più semplici e le più fruibili per tutta la popolazione affinché anche da un punto di vista organizzativo, oltre che da quello economico, fare attività fisica non sia una cosa proibitiva.
Ne consegue che è importante che le attività più facili da praticare vengano proposte nel modo migliore possibile e che non siano noiose altrimenti davvero la gente comune si rivolge al padel, al motocross ed al parapendio pur di non annoiarsi ma creando un problema di strutture insormontabile. Immaginate cosa accadrebbe se anche uno solo di quelli diventasse lo sport nazionale. Sarebbe un vero e proprio inferno assolutamente non sostenibile nemmeno da un punto di vista ecologico.
Giusto pertanto passare in rassegna le tre attività più popolari e fruibili e precisare alcune cose per far capire che si può fare molto meglio di quanto stiamo facendo.
Io partirei proprio dalla ginnastica comune per far capire quanto sono importanti le altre due attività.
La ginnastica da sola non può sostituire in chi non abbia problemi piuttosto gravi il cammino e/o la corsa. La ginnastica è difficile che sia terribilmente divertente ma si può comunque renderla sopportabile da un punto di vista psicologico ed è certamente funzionale alla possibilità di metterti in grado di camminare senza problemi o anche correre a seconda delle esigenze.
E’ opportuno sottolineare come non esista un’unica ginnastica per tutti e come non sia assolutamente necessario frequentare sale attrezzate per praticarla ma come sia sufficiente avere a disposizione poco più di 4 metri quadrati, possibilmente all’aria aperta, soprattutto nella bella stagione, per poterla svolgere a corpo libero come necessario nei soggetti sani.
La ginnastica a corpo libero è più che sufficiente per mettere in ottime condizioni ogni soggetto sano ed eventuali macchine da palestra e/o pesi sono utili solo in particolari situazioni riabilitative che un buon fisioterapista può anche farvi evitare adottando strategie nemmeno troppo complesse con il corpo libero. Praticamente tutto ciò che si fa con le macchine da palestra con nemmeno tanta fantasia si può fare anche a corpo libero e sono solo abili strategie di marketing a farci credere il contrario.
Quando sappiamo usare come si deve la ginnastica a corpo libero e per saperla usare bisogna praticarla perché purtroppo è un ambito nel quale si può imparare proprio solo dal proprio corpo nel senso che non c’è nessun insegnante che ti può spiegare la “tua” ginnastica e te la devi scoprire proprio tu, passo passo, a quel punto se non ci sono problemi di una certa gravità si può anche camminare e/o correre.
Diciamo subito che il camminare non viene nemmeno ritenuto un’attività sportiva, è un po’ come lavarsi i denti, una cosa che va fatta punto e basta. Correre invece è giusto considerarla un’attività sportiva anche a 100 anni, anche se si va necessariamente molto piano.
Tendiamo a camminare troppo velocemente e a correre troppo piano e questo è un paradosso perché con il cammino si può andare anche pianissimo passeggiando tranquillamente per chiacchierare in una bella camminata per digerire mentre con la corsa, a meno che non pretendiamo di fare chilometri (pretesa troppo spesso ricorrente) si possono tranquillamente superare i 15 chilometri all’ora per brevi tratti anche a 80 anni o giù di lì senza essere dei campioni.
Perché tendenzialmente camminiamo troppo veloce e corriamo troppo piano? Perché la camminata più difficile che ci sia è quella per alzarsi da tavola dopo un tempo giusto per stare a tavola ed andare a passeggiare come è importantissimo fare per ogni pasto che preveda più di una portata (e sono troppi veramente troppi nella nostra esistenza. Un primo o un secondo dovrebbe essere la norma, non l’eccezione). Poi corriamo troppo piano perché per motivi di marketing ci propongono corse veramente troppo lunghe anche dopo i 50 anni quando con 100 o 200 metri fatti bene (a 50 anni c’è chi corre i 100 in meno di 14″ senza problemi) potremmo anche essere a posto.
Manca la cultura delle distanze brevi di corsa quando si è un po’ su con l’età che da un punto di vista muscolare fanno anche meglio delle distanze lunghe (comunque utili per altri motivi ma, per esempio, sostituibili da belle camminate) e manca la cultura della camminata sistematica fatta senza assolutamente doversi mettere in tuta. Fatta essenzialmente per non stare troppo a tavola nei momenti nei quali circostanze sociali potrebbero portarti a stare a tavola anche più di un’ora e mezzo sfondando quel pericolosissimo tempo per stare a tavola che ti porta ad ingurgitare cose assolutamente inutili per un’alimentazione sana. Insomma la chiacchierata con i parenti o con gli amici o con i colleghi di lavoro non si fa stando seduti a tavola ma passeggiando tranquillamente senza accelerare il passo ed in posti dove le auto non ti stendono alla prima disattenzione. Perché, questo è il vero problema, bisogna trovare posti gradevoli per camminare piano e tranquillamente che non siano infestati dalle auto. Tendiamo a camminare sempre velocemente perché lo facciamo in posti dove in realtà non si può camminare tranquillamente, non si può passeggiare e camminiamo semplicemente per trasferirci da un posto all’altro per vari motivi senza poter assaporare il passeggio da “tempo libero”.
Dunque bisogna costruire un concetto di camminata disintossicante senza alcun problema di ritmo e un concetto di corsa altrettanto disintossicante dove pur correndo anche oltre i 15 chilometri all’ora e, nel caso di un cinquantenne sano anche ben oltre i 25 chilometri all’ora, si corre senza coprire chilometri e chilometri come vogliono i maestri del business della corsa popolare.
Nella corsa si può andare tranquillamente dagli oltre 30 chilometri all’ora dello sprint ai 10 chilometri all’ora e anche meno delle corse su strada. Se pensiamo che la corsa per gli ultra quarantenni con la pancia sia solo quella attorno ai 10 chilometri all’ora prodotta su distanze molto lunghe allora abbiamo perso una grande occasione per scoprire i benefici reali della corsa.
E’ un fatto culturale e dobbiamo liberarci di alcuni clichè scomodi. A tavola non si sta 4 ore come se fosse sempre Natale o Pasqua (e già a Natale e Pasqua sarebbe il caso di cominciare a capire che il pasto luculliano non fa bene alla salute) e quando si va a correre non è necessario percorrere svariati chilometri per essere considerati dei podisti veri. E’ chiaro che bisogna trovare degli spazi (l’ideale sarebbe la pista ma non è che ce ne siano poi molte e a volte l’accesso per il pubblico è disciplinato in modo decisamente cervellotico) perché se corri velocemente sulle nostre strade prima ti travolgono e poi ti menano anche perché hai osato sfidare il primato dell’auto sulle nostre strade. Per non dire che vengono a prenderti gli uomini col camice bianco perché un cinquantenne che prova a correre per un breve tratto oltre i 20 chilometri all’ora (cosa possibilissima e decisamente salutare, forse più della “solita” maratona in 4 ore…) viene ritenuto uno svitato e non uno che vuole ancora assaporare tutte le sfumature della corsa che non è solo corsa sulle lunghe distanze.
Se noi rendiamo veramente fruibili con varie strategie che non sono di mercato ed anzi, purtroppo danno fastidio al mercato, la ginnastica, il cammino come abitudine autentica e la corsa in tutte le sue sfaccettature e non solo come lunga corsa popolare della domenica, abbiamo offerto un servizio gigantesco alla cultura dell’attività fisica.
Una popolazione sana è una popolazione che sa servirsi nel modo giusto dell’attività fisica, cerca con maggior insistenza il tempo libero e consuma meno medicine. Altre due cose che nella nostra società danno un po’ fastidio.