AZIONI IN AUTOMATICO

Ci sono tante cose alle quali pensiamo ma ce ne sono tante ma veramente tante alle quali proprio non pensiamo minimamente e, molto probabilmente, queste ultime sono decisamente di più delle prime.

Pensiamo ad un’azione decisiva per la nostra vita e alla quale non pensiamo minimamente e che avviene decisamente in automatico: il battito del cuore. Il cuore fa un’azione che è di una importanza estrema, la compie senza che noi ci preoccupiamo di dirgli come farla e la fa per tutto il giorno (per tutti i santi giorni, per tutta la vita) nel modo migliore possibile, anche nei tachicardici e pure nei bradicardici perché questi, anche se a volte si trovano in uno stato patologico, hanno i loro buoni motivi per essere tachicardici o bradicardici.

Scendiamo di uno scalino ma proprio di poco solo per il fatto che minimamente possiamo condizionare questa seconda azione: la respirazione. Anche questa, di vitale importanza, avviene in automatico, solo che noi ci illudiamo di poterla condizionare e, in realtà per brevi istanti riusciamo anche a condizionarla ma poi inesorabilmente riprende ad andare in automatico nel migliore dei modi e, anche qui pure nei pazienti con problemi respiratori in un modo che comunque è il migliore possibile per quella persona. Anche qui, in automatico, si fa un lavoro egregio, il migliore possibile. Poi noi ci inventiamo le leggende. Che c’è gente che non sa respirare, ma queste sono solo fandonie da rotocalchi di basso livello. Noi sappiamo tutti respirare bene, poi è anche vero che, in un certo modo, possiamo anche allenare la respirazione. Anche il cuore lo possiamo allenare, anche se solo in modo indiretto. Per allenare il cuore, per esempio, possiamo metterci a correre e quello si impegnerà “automaticamente” a pompare più sangue e si allenerà a funzionare ancora meglio di quanto fa già solitamente. Non possiamo, al contrario, allenare il nostro cuore dicendogli semplicemente “Adesso pompa di più!” oppure “Adesso batti più piano!”, non è nelle nostre facoltà ed io aggiungo, per fortuna perché la cosa mi preoccuperebbe un po’. E’ vero che, concentrandoci particolarmente, possiamo arrivare a degli stati di rilassamento o di tensione che possono alterare anche il battito cardiaco, per esempio pensando a qualcosa di rilassante o, al contrario a qualcosa di stressante ma anche questa è un’azione indiretta non frutto di un messaggio ben preciso di azione-risposta come nel caso della flessione di un braccio per esempio.

La respirazione per un po’ si può condizionare, proprio muscolarmente. Abbiamo dei muscoli volontari che la possono proprio accelerare o rallentare immediatamente secondo il nostro comando e tale azione può essere protratta per un po’ di tempo se ci impegniamo a “sorvegliarla” e a rinnovarla in modo volontario. Poi, appena lasciamo perdere questo “giochino consapevole” torniamo a respirare in modo del tutto inconsapevole ed involontario e comunque in modo decisamente efficiente e più appropriato di quando ci divertiamo a “giocare” con atti respiratori alterati. Sembra che stia rinnegando ogni tipo di ginnastica respiratoria ma non è così. Solo mi va di smontare il luogo comune secondo il quale per respirare bene bisogna assolutamente imparare dei ritmi respiratori non spontanei, non “involontari”.

Fra i luoghi comuni più deplorevoli c’è quello che quando si corre è opportuno inspirare con il naso ed espirare con la bocca. Se uno fa così, quando corre forte e ventilando in modo massimale o quasi, resta ben presto a corto di ossigeno ed è costretto a rallentare il ritmo di corsa. Per poter inspirare solo con il naso quando corriamo ad elevata intensità (ma anche a ritmi non proprio furibondi…) occorrerebbero due buchini del naso grossi come quelli di un cavallo ma non sarebbero esteticamente molto gradevoli e anche qui, per fortuna, in barba alle leggende metropolitane, abbiamo due buchini del naso molto più ridotti di quelli di un cavallo e la bocca sufficientemente grande per pigliare tutta l’aria che vogliamo.

Io penso che la ginnastica respiratoria sia molto importante soprattutto per chi ha problemi respiratori e per certe categorie di soggetti quali cantanti ed attori che si trovano a dover condizionare anche in modo volontario (e dunque non spontaneo) la respirazione per migliorare le loro prestazioni artistiche. Quanto agli atleti il discorso è un po’ più complesso. L’atleta è certamente costretto a migliorare la propria respirazione ma lo fa in modo indiretto, un po’ come quando allena il cuore e così aumenta semplicemente la richiesta di ossigeno ed i suoi polmoni, in automatico, decidono come fare per incamerare questa grande quantità di ossigeno.

Senza addentrarmi nel tema della ginnastica respiratoria vorrei accennare solo ad una cosa che non tutti sanno: noi riusciamo volontariamente ad alterare molto meglio l’atto di espirazione (il buttar fuori l’aria) di quanto non riusciamo ad alterare l’inspirazione (il buttar dentro l’aria). Riusciamo ad alterare quest’ultima solo in modo indiretto alterando in modo volontario la prima. Praticamente per buttare dentro più aria dobbiamo concentrarci sull’azione contraria che è quella di buttarla fuori. E’ un po’ paradossale ma è così. In particolare riusciamo ad alterare anche di molto, volontariamente, la lentezza dell’espirazione, si può arrivare a buttare fuori l’aria in 30, 40 e anche 50 secondi con un po’ di allenamento invece che nei soliti 3-4 secondi ed allora, ovviamente, l’inspirazione che ne consegue è un inspirazione molto profonda perché avendo svuotato bene i polmoni possiamo gonfiarli altrettanto bene. Quando si insiste molto sulla necessità di imparare la respirazione diaframmatica forse si farebbe bene prima ad accennare semplicemente al fatto che si può imparare ad espirare con molta calma anche senza pensare assolutamente al diaframma, è più semplice e, per certi versi, anche utile e poi “automaticamente” (visto che stiamo trattando di automatismi) avremo imparato ad usare bene anche il diaframma, anche senza sapere cos’è.

Questi sono automatismi molto banali anche se decisamente importanti ma poi ce ne sono molti altri di ben più complessi che meriterebbero un trattato enciclopedico. Pensiamo per esempio agli automatismi legati all’assunzione di cibo. Mentre con l’atto respiratorio alteriamo la respirazione per alcuni istanti nell’assunzione di cibo riusciamo ad alterare la nostra alimentazione automatica anche per alcuni mesi con le famigerate diete, poi grazie a Dio, tornano a galla gli automatismi e allora riprendiamo ad alimentarci in un modo che in effetti sembra fuori da ogni grazia di Dio ma se non fosse così saremmo tutti anoressici. Praticamente le diete, per reazione di difesa, producono una popolazione che mangia molto più del dovuto per meccanismi difensivi. Se non esistessero le diete probabilmente mangeremmo tutti in modo abbastanza normale, senza esagerare.

Perché si sono inventati le diete? Probabilmente per vendere più cibo, oltre che per il fatto che già proporre le diete è un ottimo business. In ogni caso mentre nel caso della ginnastica respiratoria variare il ritmo respiratorio in modo volontario è un bel giochino che può anche tornare utile, con riferimento all’alimentazione variare il ritmo di alimentazione pare che sia un  giochino che non torna per niente utile, o meglio, torna utile solo per abituarci ad approvvigionamenti di cibo sempre più consistenti.

Ma gli automatismi invadono la nostra esistenza anche in ben altri campi e così fin dai tempi della rivoluzione industriale (ma anche ben prima…) noi compiamo sul luogo di lavoro un’infinità di gesta in automatico che aumentano la nostra produttività. Specializzarsi su un compito professionale vuol dire eseguire in automatico compiti che chi non è specializzato esegue con un gran dispendio di energie nervose ed in tempi di gran lunga superiori rispetto a chi è specializzato. Gli automatismi sono anche alienanti e questa è la grande scoperta della rivoluzione industriale ma non dobbiamo guardare agli automatismi con disprezzo perché sono quelli che ci permettono di vivere con meno problemi. Se non facessimo nulla in automatico arriveremmo a fine giornata distrutti e stressati in modo irrimediabile invece, per fortuna, ci sono una gran quantità di cose importanti che riusciamo a fare senza pensarci su tanto.

E’ anche vero che non  dobbiamo abusare di questa nostra capacità perché il rischio è di diventare delle specie di automi, di vivere “in automatico”. Dobbiamo imparare a distinguere bene ciò che è opportuno fare in automatico da ciò che è molto più sensato non fare in automatico e pensarci su bene anche se è costoso a livello nervoso.

Io, da insegnante di educazione fisica, vi garantisco che per la respirazione potete tranquillamente andare in automatico che, se non ci sono problemi respiratori gravi, adotterete certamente una splendida respirazione automatica decisamente idonea per l’esercizio che state facendo (a proposito: sappiate che anche parlare è un’ottima ginnastica respiratoria anche se molti sono convinti che durante l’esercizio fisico sia assolutamente vietato parlare…) invece ci sono altre cose che non vi conviene pensare in automatico: per esempio che bicicletta, nel terzo millennio sia solo “cyclette” o che cammino sia solo “tapis roulant” quelle sono cose che non dovete far passare in automatico perché se fate così ci rimettiamo tutti. In tema di bici e cammino il mio motto è “su la testa e via dai cardiofrequenzimetri”, chiediamo di poter pedalare e camminare in città più sicure invece che in palestre sicuramente più idonee alla riabilitazione ed alla ginnastica più che alla ciclabilità ed al cammino.