AVER QUALCOSA DA SCRIVERE

Il problema principale per chi scrive, siano essi romanzi, saggi, articoli vari di chissà quale rivista è avere qualcosa di concreto da comunicare. Ecco, io difficilmente mi imbatto in questo problema, mi verrebbe da scrivere che praticamente non ce l’ho mai, purtroppo (o per fortuna a seconda dei gusti…) resto anche lunghi periodi senza scrivere nulla perché ho la sensazione di scontrarmi contro un muro di gomma. Di gomma perché del mio impatto non se ne accorge nessuno. Meglio per certi versi, se fosse un muro di cemento mi farei del male e forse la notizia sarebbe proprio che mi sono fatto del male, se fosse un muro di cartone lo farei andare giù e anche quello sarebbe un fatto piuttosto visibile: il muro di cartone quando va giù, anche se non fa grandi danni è piuttosto visibile, no è di gomma, non succede nulla e dopo un po’ mi annoio a ripetere il giochino, praticamente rimbalzo indietro. A volte rimbalzo così distante che mi passa proprio la voglia di tornare in quella direzione.

Forse il mio errore è proprio quello: affronto il muro da un’angolazione impossibile, sono troppo diretto.

Mi manca la scaltrezza dei politici che per giungere all’obiettivo conoscono mille strade.

Ecco, io che su questo sito sono stato criticato più volte per fare più propaganda politica che cultura sull’attività motoria in realtà sono proprio scarso, inconsistente ed incapace da un punto di visto politico. Non sono assolutamente un politico, l’ho dichiarato più volte, non sono schierato da nessuna parte e francamente anche secondo le classiche categorie destra-sinistra-centro si fa fatica a capire da che parte sto perché sono di destra con riferimento al mio ideale di un’attività fisica per tutti che ci fa stare tutti meglio e migliora la salute dell’intera popolazione, sono di sinistra come ideale di attività per tutti, ricchi e poveri dove il portafoglio non deve essere assolutamente una discriminante per offrire opportunità di movimento ad un cittadino che in quanto tale ha diritto a muoversi anche se è un pezzente e sono di centro, di più, direi proprio democristiano vecchio stampo, quando dico che l’attività motoria deve comunque essere divertente e deve servire a edificare il nostro tempio che è il nostro corpo e non serve assolutamente ad alcun ideale di Patria perché il nostro corpo non è assolutamente al servizio della Patria ma di un Qualcosa di un po’ più su della Patria.

Riesco comunque a scrivere perché non ho padroni ed è questo il vincolo quasi sacro con il lettore. Quel giorno che per continuare a scrivere dovessi arrivare a compromessi, dovessi arrivare a dover scrivere le classiche balle che troppo spesso inquinano l’informazione corrente, prometto che smetterò.

Il mio limite ovviamente è questo ed è ciò a farmi trovare davanti il muro di gomma.

Molte volte ho criticato i medici su questo sito, forse anche a torto. Ho scritto che hanno invaso il campo dell’attività motoria pur non avendone diritto perché siamo noi a doverci occupare dei sani, loro si occupano dei malati. Così scrivendo però ho ignorato il fatto che alcuni nostri comportamenti scriteriati rischiano di trasformare i sani in malati. Quello che io chiamo “doping” ma a livello legale non si chiama così è stato diffuso, sviluppato e messo a punto solo perché noi esperti del movimento abbiamo indugiato troppo con preparazioni esagerate e pericolose per gli atleti. Così i medici sono intervenuti, in modo legale, a porre rimedio a questo inconveniente. Hanno agito per risposta, per colmare una lacuna.

Poi però il gioco è andato troppo avanti e non è stato usato il buon senso. Se abbiamo trasformato gli atleti di alto livello da soggetti mediamente più sani degli altri a soggetti mediamente più bisognosi di assistenza medica degli altri vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa.

Poco male, si dirà, se questa cosa riguarda qualche migliaio di campioni che percepiscono consistenti rimborsi spese e non hanno alcun problema a pagarsi un’assistenza sanitaria puntuale e precisa mettendosi al riparo da sorprese sgradevoli.

Purtroppo questa filosofia ha creato danni anche ad altri livelli. Così mentre si è costruita l’immagine del campione che fa grandi risultati da teleschermo, il campione che va idolatrato ed è decisamente più performante del comune mortale, si è costruita un’ altra immagine, utile al mercato anche per il cittadino comune.

Il cittadino comune non può ambire nemmeno lontanamente ai risultati del grande campione (e quella è una cosa che io contesto spesso portando in campo uno dei miei concetti un po’ più difficili da spiegare…) però può ambire ad un fisico gradevole anche lui grazie agli stramaledetti integratori che anche se non ti fanno fare il record del mondo ti modellano il fisico. E così si realizza il folle progetto che mi crea il muro di gomma e che va decisamente fuori dai concetti che continuo a predicare io in modo ormai quasi paranoico.

Viene data ai pasto ai cittadini comuni l’attività motoria come strumento per modellare il fisico, non per emulare le gesta eroiche dei campioni bensì per uniformare il proprio fisico alle esigenze della moda. Nel momento in cui noi, esperti di attività motoria, appoggiamo questo modello ed accettiamo di perseguirlo non meritiamo più alcuna stima da parte della classe medica ed è giusto che veniamo etichettati come quelli che possono minare la salute dello sportivo più che garantirla.

Allora invece di criticare l’operato della classe medica dovrei sperare in una presa di posizione energica che ci riconduca sulla retta via del tipo: “Se volete essere considerati bene e con attenzione occupatevi davvero di mantenere l’efficienza fisica degli sportivi e smettetela di vendere modelli artificiali”.

Se siamo considerati “zero” dalla classe medica è colpa nostra. Il mito della ginnastica per dimagrire l’abbiamo creato noi, non i medici.

Il mio modello di insegnante è un modello che non esiste o comunque tende all’estinzione. E’ una figura che ti aiuta a scoprire l’attività motoria, che ti aiuta e muoverti bene e pure a raggiungere i risultati sportivi che il tuo fisico può raggiungere, facendotene un baffo del fatto che una elite di campioni va su livelli prestativi decisamente superiori (anche grazie ad approcci allo sport decisamente discutibili), continuando a cercare un obiettivo salutistico e di prestazione sportiva di alto livello (ed è questo che non capisce nessuno e che devo spiegare meglio…), tralasciando ogni concetto di forma fisica riferito ad ideali estetici e avendo come primo obiettivo sempre un affinamento tecnico nel rispetto della fisiologia dei carichi di allenamento che ormai nello sport di alto livello è solo un lontano ricordo.

E’ un modo di operare che è lontano anni luce dalla moda attuale ed è una filosofia che rompe le scatole almeno da due punti di vista.

Nessun integratore alimentare perché devi fare i conti con il tuo fisico e non con quello degli altri. Ricerca di un obiettivo di alto livello (ed è questa la sfida fuori dai tempi, inaccettabile e che mette in crisi tutto il mondo dello sport di alto livello nel momento in cui viene lanciata con arte) per dimostrare che i campioni osannati non sono per niente eroi ma solo personaggi inseriti in un contesto un po’ artificiale che tutto sommato offrono un rendimento sportivo che non è assolutamente di un altro pianeta se spiegato come va spiegato.

Spostare i riflettori della competizione dal grande circo alla realtà di tutti i giorni è una cosa che non si vuole assolutamente fare, una commistione di ruoli insopportabile: “Tu devi buttare giù la pancia, il grande campione è solo quello che fa due allenamenti al giorno e non va a lavorare non perché sia disoccupato ma perché se vuole tenere quell’etichetta non ha tempo per andare a lavorare”.

Allora io rincorro questa folle utopia che è “Tu non devi assolutamente buttare giù la pancia, devi solo divertirti con l’attività fisica e restare in salute. E se ti diverti insisti pure perché il tuo compito non è buttare giù la pancia e pertanto anche se la pancia fosse perfettamente piatta non devi rassegnarti a fare risultati modesti perché il vero sportivo che offre lo spettacolo trasparente sei tu e pertanto devi sentirti al centro dell’attenzione non come soggetto con la pancia piatta bensì come atleta a tutti gli effetti. Se vai su nell’alto a 2 metri e dieci sei un grande atleta anche se hai un po’ di pancetta, se ti fermi ad un metro e venti come un bambino delle elementari vuol dire che sei imbranato e non hai imparato niente anche se hai la pancia perfettamente piatta.”

Non è con gli integratori alimentari che si costruisce il vero sportivo ma con l’affinamento tecnico della preparazione sportiva che è possibile (ed è questo che si deve capire e deve essere scritto fin su per i muri) anche per chi non è ai vertici della categoria.

Il business c’è sulla pancia piatta, non sui risultati sportivi dell’atleta di medio livello e questa è la prima cosa fastidiosa. Seconda cosa e forse è questa quella che brucia di più, se torniamo a lavorare come Dio comanda si dimostra che di campioni veri ce ne sono veramente molti ed alcuni valgono anche di più di quelli gonfiati che sono sostenuti in modo fin troppo esasperato dal grande circo.