ASPETTO PRATICO ED ASPETTO EMOTIVO DELLA PEDONALIZZAZIONE

Fra pochi giorni dovrebbe esserci la cena della 5^F ed io mi incontrerò con il mio amico che la pensa in modo diametralmente opposto al mio sull’organizzazione delle città. Siamo d’accordo solo su una cosa: che così sono pericolose. Poi però la soluzione che proponiamo è per entrambi estremistica ma agli antipodi: lui propone di eliminare le biciclette, io propongo di eliminare le auto.

Mi viene in mente una corsa stracittadina, che si organizza nella mia città, che rovina tutte le altre: con la scusa che è “non competitiva” le automobili ci sguazzano dentro come se fosse una sagra. Se la organizzate la organizzate bene e che sia competitiva o no quando transitano i podisti le auto non ci devono proprio essere. Per le ambulanze si prevedono percorsi alternativi e si fa in modo che possano transitare senza problemi, al limite, con il dispositivo di allarme, anche dentro alla corsa, se necessario. Le auto finché c’è la manifestazione stanno ferme, ma ferme che più ferme non si può. Se non si può fare così allora fate a meno di organizzare la manifestazione ma non prendete in giro automobilisti e podisti contemporaneamente.

Lo stesso ragionamento va traslato al traffico delle città. O si decide che le biciclette hanno diritto di circolare liberamente nel tessuto urbano e allora si prendono tutti i provvedimenti necessari per garantire la loro sicurezza, anche penalizzando il traffico automobilistico, oppure si decide che questa è la civiltà dell’auto e per le bici non c’è spazio. Una finta convivenza  all’insegna del “passo io, no passo io…” non ci sta proprio.

Gli aspetti pratici di entrambe le scelte hanno implicazioni molto importanti e si può discuterne all’infinito trovando pro e contro di tutti i tipi. L’aspetto emotivo non è meno importante ed ha una serie di implicazioni che non si possono certamente sottovalutare.

Se dichiariamo che le biciclette sono troppo pericolose nelle città attuali ammettiamo una realtà incontestabile. Questa ammissione implica delle scelte che possono essere molto pesanti emotivamente sia che siano in un verso o nell’altro. Inutile dire che se dichiariamo inopportune le bici i ciclisti insorgeranno mentre se dichiariamo superate le auto provocheremo un altro tipo di disastro emotivo.

C’è certamente un impatto emotivo colossale nel dichiarare che le automobili nelle nostre città non ci stanno più perchè ormai sono obsolete (soprattutto perché la maggior parte vanno ancora a petrolio e l’industria automobilistica non ha potuto o non ha voluto evolversi in tal senso…) e che siamo tornati indietro di 70 anni a quando si usava la bicicletta e ci manca poco che tiriamo fuori pure i cavalli…

Chi è progressista non ci sta su un’idea del genere e dice che non si torna indietro. Chi è lurido conservatore come me osserva che l’inquinamento si può combattere solo con scelte coraggiose, a grosso impatto emotivo, che possono sembrare radical chic ma non sono economicamente impossibili da sostenere, basta semplicemente cambiare il tipo di economia, non necessariamente facendola tornare indietro di 70 anni.

L’automobile è il giocattolo degli adulti e toglierlo improvvisamente è certamente un  trauma. Però con questo giocattolo abbiamo un po’ esagerato. Potremmo guidare mezzi che inquinano decisamente meno di quelli che usiamo adesso e non è un fatto di nuovo o vecchio. Ci sono mezzi di ultima generazione che inquinano come quelli di trent’anni fa e non è certamente il caso del motore a gasolio indistruttibile (forse è stato incriminato per quello) del colosso tedesco incriminato poco tempo fa. Il motivo è che si producono veicoli che sviluppano una quantità infinita di cavalli e la potenza costa. Impensabile che un mezzo moderno che ha oltre 200 cavalli possa inquinare poco. Che poi il gasolio inquini molto non c’è dubbio, ma se invece dei mezzi che fanno 30 chilometri con un litro (e ci sono) si vendono quelli che fanno ancora 12-13 chilometri per litro come se fossero del secolo scorso perché vanno veloci come missili e devono trasportare una casa invece che quattro passeggeri normali, allora vuol dire che dell’inquinamento da gas di scarico delle auto proprio non ce ne frega nulla.

In tutto questo discorso l’attenzione verso il trasporto pubblico è centrale. E’ possibile pensare a città senza auto solo se possiamo immaginare un trasporto pubblico efficiente che possa sostituire in tutto e per tutto l’auto. Un nostro architetto famoso ha progettato una costruzione che potrà ospitare più di mille persone con solo 44 posti auto e quando gli hanno chiesto perché così pochi ha risposto che il posto auto è solo per i disabili. Ovviamente tale palazzo non è in Italia.

Si può immaginare il futuro in modi diversi, quello che non mi va di pensare è a un futuro dove la bicicletta è il mezzo più pericoloso che ci sia e andare a piedi, anche senza bicicletta, è più pericoloso che andare in aereo.

Le nostre città hanno dimostrato che la convivenza fra bici ed auto è fallimentare, o si trovano le strategie per rivederla in modo radicale o si fanno delle scelte. Qui non c’è nessuna gara e nessuna manifestazione non competitiva ma la logica del “passo io, no passo io…” deve comunque essere combattuta assolutamente. Altrimenti succede come in quelle manifestazioni dove l’automobilista crede di poter passare dentro al fiume dei concorrenti perché “alla non competitiva si poteva…”. Se l’automobilista può passare è giusto che eserciti il suo diritto ed in quel caso si ferma chi va in bici o chi va a piedi, se non può passare non passa. Nemmeno se siamo nel 2015 e ci sono quasi più macchine che persone.