ANTIDOPING: SERVISSE ALMENO A SORRIDERE UN PO’

La mia posizione sull’antidoping è fin troppo ribadita su questo sito: sono convinto che non serva a niente, che non sia al passo con i tempi e siccome sono danari pubblici mi da pure un po’ fastidio che vengano spesi così perché vi sono settori dello sport (uno per tutti quello giovanile) che hanno terribilmente bisogno di finanziamenti per poter funzionare bene.

Siccome non succede nulla ma i soldi per i controlli inutili vengono comunque spesi vorrei che almeno potessero servire a farci sorridere un po’, a tirarci su il morale in momenti nei quali è difficile sorridere.

Ecco allora invece di incancrenirsi in modo polemico come al solito per tentare di dimostrare che un antidoping così concepito non può cambiare nulla sul modo di concepire lo sport di alto livello è forse meglio esaltare gli aspetti comici, o tragicomici. Se l’analisi è divertente allora forse è più curioso tentare di comprenderla e può avere un minimo di valore divulgativo.

Allora oggi invece di invitarvi a meditare sulle solite storie della difficoltà cronica dell’informazione sull’argomento perché tutto è permeato da un’omertà colossale vi invito a valutare ciò che è alla luce del sole che ha notevoli aspetti comici.

Intanto per poter ridere di gusto e non pensare di ridere sulle disgrazie altrui: la quasi totalità degli atleti pescati positivi all’antidoping con lo sport non ci campano e possono pure riderci loro sulle incongruenze dell’antidoping anche se ne diventano vittime. Al limite possono essere costretti a pagare una multa, che non ti manda sul lastrico ma che in ogni caso se non hai senso dell’umorismo può provocarti dei travasi di bile che alla fine costano in  termini di salute.

Sono più o meno tutti atleti dilettanti. Ma non solo, sono generalmente i meno performanti fra gli atleti dilettanti e ti viene da pensare guardando i risultati che ottengono. “Ma accidenti se questo trangugiando le sostanze vietate fa questi risultati allora, se non le prende casca proprio per terra…”. Ed in effetti molte volte è così perché la seconda opzione potrebbe essere che quei soggetti prendendo le sostanze sbagliate peggiorino il loro rendimento in modo drammatico, ma questa non è la situazione più attendibile perché non ci sono così tanti deficienti fra gli sportivi. No, nella maggioranza dei casi, sono proprio atleti effettivamente scarsissimi che magari praticano sport proprio perché glielo ha consigliato il medico e che purtroppo spesso soffrono di alcune patologie per le quali sono costretti ad assumere anche farmaci che sono vietati dall’antidoping. Ovviamente, non essendo atleti di valore assoluto se ne fregano di questo dettaglio anche perché le pratiche per richiedere la regolarizzazione del trattamento sono molto laboriose e finiscono nelle rete dell’antidoping con tanto di multa per le spese legali e pure con una folle squalifica che non ha nessun senso visto che questi fanno attività sportiva per tenere la salute e non per rovinarsela.

Sul fronte opposto, di quelli che fanno sport per farci i soldi e purtroppo la salute sono pure capaci di rischiarla pur di essere sempre ai vertici, cascano molte meno vittime salvo che quando ne casca una vengono fuori titoloni sui giornali con esclamazioni di sapore arcaico. Questi sono dei veri e propri gialli e ci si chiede perché, visto che i trattamenti medici per gli atleti di alto livello sono fortemente standardizzati, ogni tanto qualcuno risulta dopato. Questo è un po’ un mistero perché nell’ambiente si sa benissimo che nessuno può fare di testa sua e ciò che non è sotto controllo medico viene giustamente sanzionato.

Invece di fare informazione si lascia in pasto all’opinione pubblica che ci sono molti amatori che si dopano per rendere di più nello sport e che ci sono alcuni professionisti che inspiegabilmente si dopano anche se sanno che esiste un antidoping che funziona benissimo.

Da un certo punto di vista l’idea potrebbe anche stare in piedi. I dilettanti non hanno nulla da perderci e dunque rischiano tranquillamente perché anche se vengono squalificati non perdono soldi, i professionisti invece vanno tutti a pane ed acqua perché se per caso vengono sanzionati da questo antidoping molto preciso e puntuale possono averne la carriera rovinata con un danno economico enorme.

Un buon psichiatra capisce che non è così perché sa che i pazzi non sono in numero così elevato e soprattutto sa che non sono concentrati particolarmente nel mondo dello sport.

Un buon psichiatra capisce anche che se se qualche amatore usa davvero il doping  per aumentare il rendimento agonistico, probabilmente non lo fa perché è matto ma semplicemente perché è ignorante e non capisce che rischia la salute.

Allora forse l’unica cosa sensata sarebbe fare un po’ di informazione per evitare che davvero ci sia qualche amatore che crede di essere in  grado di scimmiottare i trattamenti farmacologici dei professionisti e crede di trarre dall’utilizzazione di certi farmaci l’incremento di rendimento che possono avere gli atleti professionisti gestiti in un certo modo a livello medico.

Questi più che matti sono davvero ignoranti e per capire se l’antidoping funziona io vi invito ad analizzare i risultati di chi ne esce positivo.

Ci sono soggetti che ci impiegano una volta e mezza il tempo del record del mondo per correre una certa distanza. Non il 10% in più o il 15%, una volta e mezza. Un buon trattamento farmacologico, di quelli da assistenza costante tutti i giorni con il medico che ti sta costantemente alle calcagna perché giustamente vuole capire cosa succede giorno dopo giorno può darti forse un incremento del rendimento del 2-3% ed è tantissimo perché fa la differenza fra atleti di livello mondiale, cosa serve quel 2-3% ad un atleta che ci impiega il 50% di più del tempo di un campione per correre una determinata gara?!?

Osservate le prestazioni sportive della maggior parte degli atleti pescati positivi all’antidoping, sono da Guinnes dei Primati, ma al contrario però. Cos’è? Che il medico gli ha detto “Devi assolutamente fare meno di 30 minuti sui 5 chilometri altrimenti vuol dire che la tua salute se ne sta andando…”? E questi siccome non hanno tempo nemmeno per fare due allenamenti alla settimana si dopano così dopo vanno dal medico a far vedere che hanno fatto comunque 29’59”? In quel caso l’atleta va davvero sanzionato perché ha imbrogliato il suo medico di base. Il tuo medico voleva che tu facessi almeno due o anche tre allenamenti alla settimana, non era interessato in modo morboso al tuo splendido 29’59” sui 5 chilometri.

Mi vengono in mente quei soggetti che, non avendo voglia di mangiare di meno, prendono quelle pastigliette miracolose per calare di peso. Una specie di doping anche lì. Vi garantisco che non c’è nessuno che si dopa per correre i 5 chilometri in meno di mezz’ora. Forse ci sarà anche chi prende le pastigliette stupide per tirar giù peso, ingannato da certa pubblicità fuorviante ma tale atteggiamento non è dello sportivo che sa che deve trovare il tempo per correre due o tre volte alla settimana.

L’antidoping non può correre dietro agli atleti di alto livello perché hanno un’assistenza che va ben al di là delle fantasie dell’antidoping, può certamente rilevare alcuni trattamenti fatti dagli atleti dilettanti ma non ha senso che vengano sanzionati questi perché nella maggior parte dei casi sono trattamenti terapeutici e non folle doping per aumentare un rendimento che è distante anni luce da quello necessario a rimediarci qualche soldino.

Dal punto di vista dello psichiatra che forse è quello che può capirci di più (perché stiamo parlando di matti se uno si dopa per fare meno di mezz’ora sui 5 chilometri) forse sarebbe sufficiente sancire una presunzione di colpevolezza solo per l’atleta positivo che offre prestazioni di poco superiori a quelle utili per guadagnarci soldi, se non il razionale 2-3% ottenibile da un calcolo fatto discretamente arrotondiamo pure in modo grossolano ad un tondo 5% per comprendere anche quei sognatori che grazie all’uso di sostanze vietate credono di essere in grado di volare. A quel punto chi casca positivo è presunto colpevole perché anche se sei un atleta di valore discreto vuol dire che non hai capito che con i farmaci non si può giocare. Se hai problemi di rendimento dovuti ad un mancato recupero dei carichi di allenamento le strade sono due: o riduci i carichi di allenamento come è giusto che facciamo tutti i comuni mortali oppure tenti di entrare in un programma di assistenza medica da professionista, continui a fare due allenamenti al giorno ma a quel punto che farmaci puoi pigliare non lo si sa proprio più perché dovrai fare i conti con le problematiche dell’antidoping.

Qualcuno insiste sul fatto che anche amatori che sanno che non diventeranno mai dei campioni vogliono doparsi per il semplice gusto di provare l’ebrezza di andare più forte di quello che possono fare solo con le loro forze. Forse alcuni di quelli  ci sono e quelli sono davvero da psichiatra. Analizzate i risultati della maggior parte dei positivi all’antidoping e tentate di capire se da psichiatra ci sono “tutti” questi o quelli che continuano a sostenere che i soldi dell’antidoping sono soldi spesi bene.