ANEDDOTO DI PASQUA

Pasqua di Resurrezione. Spero che resusciti anche l’atletica leggera. Ma bisogna spiegare resuscitare da che. Vado a poco più di trent’anni fa per spiegare un’atletica provinciale che a mio parere era abbastanza viva, per certi aspetti molto più di quella di adesso che forse è più viva secondo altri parametri.
Ed allora racconto sinteticamente il finale tragicomico di una mia gara provinciale (e sottolineo provinciale) di quegli anni.
Devo precisare senza falsa modestia che ero uno dei big degli 800 metri in provincia in quegli anni e l’idea di vincere una gara provinciale conducendo tutta la gara dal primo metro all’ultimo e facendo anche un discreto crono non era poi questo gran peccato di presunzione. Ma per me in realtà lo era. In campo nazionale in quegli anni vedevo per televisione (sempre detto che guardare troppa televisione fa male alla salute…) Donato Sabia e Riccardo Materazzi vincere gli 800 metri conducendo la gara quando erano favoriti dal primo all’ultimo metro. In quella gara tentai di fare il Sabia e/o Materazzi della mia provincia. Dopo quella gara non provai più quell’atteggiamento spavaldo nemmeno nelle gare di condominio. Accadde che su una gara lanciata su un ritmo da circa 1’52” (il primo classificato poi fini in 1’53”) io ebbi un vistoso rallentamento nel rettilineo finale, sentii che arrivava qualcuno ed ebbi la pessima idea di voltarmi. A poco più di 50 metri dalla fine vidi dietro di me sei o sette atleti schierati a ventaglio che stavano arrivando sul traguardo a velocità doppia della mia. Presi paura ma non di arrivare ultimo (ero già arrivato ultimo tante volte nella mia carriera sportiva, mai avuto paura di arrivare ultimo, se avessi paura di arrivare ultimo non farei nemmeno le gare amatoriali adesso) bensì di essere travolto da qualcuno dei contendenti in quel finale convulso. Mi ritirai togliendomi dalla scena come si sposta un doppiato che si trova in mezzo allo sprint finale dei protagonisti. Ma io non ero doppiato, potevo ancora vincere o comunque piazzarmi fra i primi. Nessun dubbio, decisione istintiva, dentro sull’erba che se ti sposti in sesta corsia magari passa qualcuno pure di lì.
Ecco, è questa la risurrezione che io auguro all’atletica provinciale: che un qualsiasi atleta sprovveduto di livello decoroso (consentitemi la presunzione di dire che 1’52”-1’53” era un livello decoroso) prenda paura di essere travolto dai suoi colleghi se osa rallentare un po’ vistosamente nel finale di una gara provinciale. Al momento ciò non accade e purtroppo l’atleta di valore discreto che sbaglia la gara in campo provinciale se si volta indietro nel finale di gara rischia di scoprire tragicamente che non c’è proprio nessuno.
E’ Pasqua di Resurrezione, speriamo anche dell’atletica leggera.