ANCORA SULLE POSSIBILI SCELTE IN TEORIA E METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO SPORTIVO

Le mie osservazioni sulla psicologia fisiologica hanno scatenato un putiferio e purché se ne parli mi va pure di passare per ignorante, pressapochista, illuso e pure “non riconoscente” del grande lavoro che ha svolto la medicina dello sport per migliorare le prestazioni degli atleti di alto livello nell’era moderna.

E’ proprio da quest’ultimo punto che vorrei partire perché so benissimo che la ferocia delle critiche che mi piombano addosso non è motivata da una strana passione ipotetica per una scienza che poteva evolversi ma non si è evoluta (la psicologia fisiologica) bensì dalle critiche non troppo velate che muovo alla medicina dello sport che ha condizionato a mio parere perfino troppo le gesta degli attori dello sport spettacolo negli ultimi decenni.

L’evoluzione della medicina dello sport è di importanza fondamentale soprattutto per la salute degli atleti di alto livello che sono costantemente alle prese con preparazioni sportive a tempo pieno che possono chiaramente minare la salute se non attentamente monitorate da personale medico specializzato. Che io non riconosca l’importante ruolo esercitato dalla medicina nello sport per il miglioramento delle prestazioni sportive non è questa grande tragedia. In primo luogo perché, obiettivamente, questo grande miglioramento generalizzato delle prestazioni sportive non è avvenuto, in secondo luogo perché anche se fosse avvenuto se questo fosse motivato da un’evoluzione della medicina dello sport sarebbe una causa, a mio parere, a dir poco scandalosa. Non sto assolutamente parlando di doping ed è ora di smetterla di dire che io chiamo doping ciò che propongono i medici federali e stronzate ciò che buttano giù gli atleti di testa loro perché non ho mai detto questo. Sto parlando di medicina dello sport e pertanto di trattamenti assolutamente leciti che vengono proposti da medici coscienziosi. Non per questo e ripeto alla nausea, sempre a mio parere, non devono avere altra finalità se non quella di compensare l’atleta quando ha problemi di salute. In sintesi i risultati sportivi non vanno migliorati affinando i protocolli di medicina sportiva bensì evolvendo le pratiche di allenamento. Non mi stancherò mai di ripeterlo, l’atleta sano è una persona che usa meno farmaci del sedentario non uno che ne usa di più, anche per questo è giusto fare pubblicità all’attività sportiva, ci aiuta a vivere meglio a restare più sani e dunque a risparmiare anche in costi di assistenza sanitaria.

Su questo la mia posizione è abbastanza chiara e continuo a non capire cosa ci sia di strano, perché dovrei rassegnarmi ad ammettere che il ruolo del medico sta diventando più importante del ruolo del tecnico nella preparazione degli atleti di alto livello. Non vorrei essere offensivo nei confronti dei miei colleghi ma se siamo arrivati a questo mi tocca dire che i tecnici sono stupidi. I medici non hanno studiato per migliorare le prestazioni sportive degli atleti, nemmeno quelli di medicina dello sport. I tecnici invece hanno studiato proprio per questo e se in questo compito riescono a farsi scavalcare dai medici vuol dire che sono degli sprovveduti.

Accetto completamente la patente di illuso invece quando affermo che probabilmente degli studi approfonditi sulla psicologia fisiologica applicata allo sport avrebbero potuto portare ad una evoluzione decisiva della teoria e metodologia dell’allenamento sportivo. Non ho nessuna base per affermare ciò e lo faccio solo sulla base di una intuizione personale che non può essere supportata da nessun dato statistico. Molto semplicemente sulla psicologia fisiologica si è lavorato troppo poco e chi lo ha fatto quasi di sicuro non l’ha fatto con campioni di valore assoluto. Mi rammarico del fatto che come tecnici abbiamo dato troppa importanza ai muscoli (o comunque alle doti condizionali e dunque alla forza, alla resistenza, etc.) e troppo poca alla testa. Con un parallelo con la Formula 1 abbiamo dato troppa importanza alla macchina ma abbiamo trascurato il pilota. Anche la migliore delle Formula 1 guidata da un pessimo pilota va a sbattere e non vince nemmeno un Gran Premio.

La psicologia fisiologica avrebbe potuto insegnarci che l’atleta degli sport di resistenza che carica troppo e dunque si anemizza in modo preoccupante si scarica anche a livello psicologico e pertanto da dei chiari segnali al preparatore anche su questo aspetto. Il tecnico coscienzioso valuta bene questi segnali e non spedisce l’atleta dal medico per far sparire la spia. Mandare dal medico dello sport un atleta anemizzato dall’eccessivo carico di lavoro è un po’ barare, è un po’ come tirare giù i chilometri dal contachilometri di un’auto usata e come esistono i medici obiettori in settori ben più importanti dovrebbe esistere il medico obiettore anche in medicina dello sport che si rifiuta di trattare l’atleta se si è anemizzato esagerando con i carichi di allenamento. Altrimenti si può arrivare all’aberrante “Carica pure quanto vuoi che tanto poi troviamo i sistemi per riportati su l’emoglobina a valori accettabili” e questo, anche se non si può chiamare doping, concettualmente è peggio del doping.

E’ triste che tutte le volte che ci apprestiamo a parlare di ipotetiche nuove metodologie di allenamento ci ritroviamo a confrontarci con questi argomenti e qui non posso essere definito un illuso perchè so benissimo qual’è la prassi corrente. Ma non è illusione liberarsi di un sistema che ha messo al centro del processo di evoluzione sportiva il medico, è solo la presunzione lecita di tecnici che dovrebbero avere nelle loro competenze le armi per poter continuare ad offrire informazioni determinanti per la specializzazione sportiva.

Quali siano le frontiere della psicologia fisiologica non lo so, è possibile che siano molto più deludenti di quello che immagino, come tecnici è un’opzione che non possiamo rifiutare di considerare, altrimenti possiamo benissimo accettare un ruolo di secondo piano nel processo di addestramento del talento sportivo.