ANCHE NELLO SPORT L’INFORMAZIONE SUPERA LA POLITICA

Qualche giorno fa un ragazzino che seguo nell’atletica è venuto al campo massacrato e giustificando la sua condizione anomala mi ha detto: “Scusa se oggi rendo proprio poco ma l’altro giorno ho giocato quattro ore consecutive a calcio con i miei amici”. Risposta dell’istruttore degenere che sarei io ed è una risposta in pieno stile “PTG”: “Hai fatto benissimo a giocare 4 ore a calcio, è molto meglio di un allenamento di un’ora e mezza con me, tutte le volte che ti capita di farlo di nuovo vai pure tranquillo che ti fa solo bene alla salute, non prendere paura se dopo sei affaticato per un paio di giorni, è semplicemente perché non sei abituato, ai nostri tempi lo facevamo tutti i giorni, era una cosa normale.”

Lo so benissimo che state pensando che se quel ragazzino ascolta alla lettera i miei consigli rischierà di essere bocciato a scuola. Ed invece non rischierà un bel nulla perché questa cosa gli capiterà sì e no una volta al mese e non tutti i giorni e lui non si abituerà mai a giocare 4 ore al giorno a calcio perché siamo nel 2021 e non nel 1970, e dunque non trova gli spazi e tanto meno gli amici per poterlo fare. Tralascio la solita sterile critica alla scuola anche se non perdo l’occasione per ribadire che nella nostra scuola si studia troppo e male. Alla fine si perde tempo e si impara meno di ciò che si potrebbe imparare.

Mi sia consentita invece una morbida critica al settore giovanile del grande calcio, settore che su queste note ho sempre osannato ma almeno un’ osservazione la merita.

Se non ci fosse il calcio in Italia quanto a offerta di attività sportiva saremmo veramente alla disperazione ed ho sempre sostenuto l’importanza colossale di tutto quel movimento di volontari e/o tecnici sottopagati che suppliscono alle carenze di una scuola che in termini di attività fisica è pressoché assente. Dopo averli santificati è giusto mettere i puntini sulle “i”.

C’è tanta attenzione verso i ragazzini piccoli nei settori giovanili del calcio, praticamente bambini, ce n’è un po’ meno verso i ragazzi un po’ più grandicelli. Il perché è presto detto: a dieci anni tutti sono potenziali campioni, a 14, secondo le vedute di tecnici a volte non molto accorti, molti non sono più potenziali campioni. Allora prima osservazione: bisogna spostare questo giudizio un po’ più avanti di almeno tre anni. Non abbiate paura di perdere tempo a far fare sport come si deve anche a ragazzi di 14 anni che sembra che non abbiano i numeri per diventare dei campioni, avrete grandi sorprese e molti di loro vi smentiranno per il semplice motivo che sono in ritardo di crescita e ciò che non si è visto a 14 anni si potrà vedere qualche anno più tardi.

Guardate che ho spostato la mia predica sul piano tecnico da quello politico. Non ho scritto “Tenetevi i ragazzi di 14 anni che non sanno giocare a calcio perché fate un servizio sociale e c’è bisogno del vostro servizio”, ho scritto “Teneteli perché vi daranno sorprese e non vi rendete conto che da lì verranno fuori dei talenti che non speravate di formare”. Pertanto anche se i settori giovanili del calcio non sono la “Fatebenefratelli” hanno interesse a dare molta attenzione alla fascia di età anche oltre ai 14 anni. Lì, hanno già seminato e non raccogliere i frutti di quanto già seminato è atteggiamento poco razionale anche da un punto di vista tecnico.

La seconda osservazione è praticamente figlia della prima ed è un tutt’uno con la prima. L’offerta di calcio ai ragazzini piccoli, praticamente ai bambini che al campo ce li porta la mamma, è macroscopica, è galattica. Però non illudiamoci che questa offerta sia sufficiente. Mi spiego, anche se questa offerta è indirizzata a milioni di ragazzini, guardate che è un’offerta di un certo tipo e qui la maggior parte dei “tecnici” di questi bambini mi darà ragione. Anche se questi bambini sanno “stare in campo” con la stessa maestria con la quale maneggiano i telefonini, purtroppo quasi tutti i tecnici sono concordi nel dire che hanno piedi meno buoni di quelli che avevamo noi 40 o 50 anni fa. Il perché è presto detto: questi giocano a calcio circa 4 ore la settimana, noi giocavamo a calcio 4 ore al giorno e chi se ne frega se stavamo in campo come ci piaceva a noi e non c’era nessun istruttore a darci direttive tecniche ma, accidenti, facevamo tutti i giorni quello che il ragazzino che fa atletica con me ha fatto solo una volta e ne è venuto fuori massacrato.

Ci bocciavano tanto a scuola, è vero, anche alle scuole medie, adesso non bocciano più nessuno. E ci credo, studiano tre o quattro ore al giorno. A quei tempi invece giocavamo tre o quattro ore al giorno e se non stavamo attenti in classe si rischiava la bocciatura. C’era poco da dormire sul banco, se non stavi attento a scuola dopo non c’era tempo per recuperare a casa e non c’era certamente la mamma a darci una mano nei compiti (questi genitori superpresenti: siamo proprio sicuri che servano a qualcosa? Non è che, soprattutto a livello caratteriale, facciano anche dei danni?).

In tema di sport, noi ragazzi del secolo scorso, avevamo un’ informazione che superava ogni politica. Nessuno ci stava a barattare quattro ore di sport con quattro ore di studio, o meglio chi ci stava era il vero “secchione” e questo si, faceva una scelta politica, si tagliava fuori dal gruppo degli amici e si immolava allo studio, ma era un eccentrico, il cosiddetto secchione appunto, razza già presente ma rara a quei tempi. Adesso quell’informazione non esiste più ed è una scelta politica quella del talento che decide di fare il secchione dello sport e rischiare la bocciatura a scuola per fare sport in modo molto convinto, nel modo che una volta era normale per tutti i ragazzini, almeno fino alla scuola media.

Ma dove l’informazione è decisiva è sulle strade. Guardate quanta attività fisica si fa al giorno d’oggi sulle strade: zero. Non c’è un centimetro quadrato a disposizione dei bambini, non ce n’è nemmeno per i pedoni e per i ciclisti adulti. Voi qui i direte che è solo politica, non è informazione, la gente lo sa che con meno auto si starebbe meglio ma i politici non fanno nulla per creare situazioni concretamente nuove. Ed io invece dico che è un discorso di informazione anche lì solo che per avere questa informazione devi provare una situazione nuova, altrimenti non riesci a fare un confronto e non sai cosa ti perdi.

La grande occasione ce l’avevamo avuta con il lockdown totale. Quando qualcuno di noi è riuscito a vedere le città deserte. Più o meno tutti almeno una volta ci siamo riusciti, o perché dovevamo andare in farmacia o perché dovevamo andare al supermercato, insomma ci siamo trovati in quelle città dove le poche biciclette viaggiavano in mezzo alla strada e se arrivava un’ ambulanza avevi tutto il tempo di scansarti perché anche se la città era deserta mettevano la sirena.

In quelle città drammaticamente deserte il problema non era la mancanza delle auto ma quella di pedoni ed i ciclisti. E lì la politica ha sbagliato alla grande, perché se fosse stato per la politica rimettevano dentro le auto anche senza automobilisti, per loro era importante far ripartire le auto, non far ripartire i pedoni, far ripartire l’economia, non far ripartire la salute.

Abbiamo perso molta salute chiusi fra quattro mura in un lockdown che ancora adesso siamo a chiederci se in quei termini non sia stato un po’ azzardato (la Germania senza chiudere in casa i pedoni è andata molto meglio, poi quando alla seconda ondata ha adottato il nostro stile è andata molto peggio, forse sono solo coincidenze ma è risaputo che il sistema immunitario di un cittadino recluso non se la passa molto bene…) c’era l’occasione per riprendersi la salute provando le città senza automobili. Ma non aveva senso perché il pedone “inscatolato” risultava meno pericoloso del pedone libero. Si potevano dare delle limitazioni anche lì, ne sono state inventate tante, non c’era nessun problema a dare delle limitazioni affinché i cittadini potessero uscire liberamente, senza auto ma comunque con la mascherina e seguendo il distanziamento sociale. Questa fase non è esistita. Si è passati direttamente dalla galera al liberi tutti con auto e scooter senza problemi. Ma la motivazione di questo curioso approdo graduale alla libertà quale sarebbe stata? Semplicemente la vera lotta all’inquinamento, quella che non si ha mai il coraggio di proporre. Abbiamo visto che il Covid è correlato con l’inquinamento, prima di darvi la libertà totale, di inquinare con i vostri mezzi perfettamente inquinanti, vi diamo la libertà di andare a piedi ed in bicicletta. Tale mossa (bastavano pochi giorni, anche solo una settimana…) non è nemmeno stata ipotizzata da nessuno perché avrebbe innescato una rivoluzione: l’informzione che andava a prevalere sulla politica. Se avessimo provato a riconquistare la libertà senza auto avremmo innescato un fenomeno senza ritorno perché in pochi giorni avremmo capito quanto si può vivere meglio nelle nostre città limitando l’uso dell’auto a chi ne ha effettivamente bisogno (anziani e disabili) e potenziando il trasporto pubblico (cosa che allora non si poteva fare ma in quel caso sarebbe stato richiesto a gran voce in tempi successivi come… non è stato fatto per niente perché siamo tornati tutti al nostro inquinante mezzo privato).

Insomma l’informazione, quando c’è, supera di gran lunga la politica. E per questo che bisogna muoversi, perché l’informazione sul movimento si acquisisce solo muovendosi, non pensate di acquisirla mentre state sul divano a vedere l’ennesima disputa idiota in televisione. In televisione nessuno ha osato dire che era il caso di mollare i pedoni prima delle auto, perché il pedone in una città sana a casa ci torna solo per dormire e non per mettersi a guardare la tv maldestramente sdraiato sul divano.