ALMENO 10 MOTIVI PER DIRE CHE CAMMINARE E’ PIU’ ECOLOGICO CHE SOLLEVARE PESI

Il mio tormentone dell’estate è Greta, o meglio, come dopo un breve periodo di sovraesposizione Greta sia stata trattata come una notizia fra le tante, relegata in un angolino e che ben altri argomenti abbiano preso il sopravvento nel tran tran quotidiano. In realtà Greta dovrebbe essere il filtro per farci rivedere tutto l’approccio politico a certe scelte e così per esempio nella questione immigrati è evidente che il problema è un problema europeo più che italiano anzi, mondiale come la questione ecologica e pertanto non può essere risolto da soli. Sia sulla questione immigrazione che sulla questione ecologica un solo stato con iniziative individuali non può fare praticamente niente e, trattando di pesi, visto che è l’argomento che voglio portare in campo oggi, è come se un atleta provasse a sollevare da solo 1000 chilogrammi, non ci riesce nemmeno se è Hulk, se vuole provare l’impresa la prima cosa è organizzarsi per fare questa cosa in buona compagnia.

Nel mio tormentone ecologico voglio trattare di pesi perché sono convinto che l’inflazione dell’uso dei pesi nella preparazione moderna sia solo un’inutile moda dettata da esigenze di mercato che non ha alcuna giustificazione razionale da un punto di vista metodologico (anche per l’ottenimento di risultati sportivi di buon livello, non solo per il raggiungimento di un buono stato di salute) e che ha invece implicazioni negative da un punto di vista ecologico non solo a livello teorico ma proprio in modo pratico come voglio illustrare ora.

Ci sono almeno una decina di osservazioni a farci comprendere come scegliere il cammino invece che la preparazione con i pesi possa essere un modo molto più ecologico per affrontare la questione della forma fisica.

Con ordine, non del tutto sparso ma partendo proprio dai pesi per arrivare al cammino:

 

1°) – Nella preparazione con i pesi è necessario servirsi di pesi e/o macchinari, pesanti e voluminosi. Questi pesi  e/o macchinari devono essere prodotti e depositati da qualche parte. Già la produzione e lo stoccaggio di questi sono un primo problema ecologico, molto più consistente di quanto possa essere un maggior consumo di calzature da parte di chi cammina più di chi solleva pesi.

2°) – Questi pesi e/o macchinari nella maggior parte dei casi vanno utilizzati in ambienti chiusi (sale, palestre) che devono avere condizioni di temperatura idonee per svolgere attività fisica. A seconda dei casi l’aria deve essere riscaldata o raffreddata per poter portare l’ambiente a condizioni climatiche soddisfacenti. Raramente è sufficiente aprire le finestre per ottenere il clima ideale. E questo è un altro costo ecologico dell’attività al chiuso. Cosa che fa dire, per esempio, che anche fra cammino al chiuso e cammino all’aperto c’è una netta indicazione in questo senso in favore di quello all’aperto, decisamente più naturale ed ecologico.

3°) – Chi solleva pesi tende ad incrementare la massa muscolare e pertanto diventa una macchina che consuma di più. Triste valutare l’umanità per questo aspetto ma se qualcuno ha osato criticare gli allevamenti di bovini perché le scoregge delle vacche aumentano l’inquinamento è proprio il caso di dire che anche una umanità con la muscolatura ipertrofica consuma di più e pertanto, da un punto di vista ecologico se riusciamo a funzionare con razioni alimentari inferiori è un bel colpo. Già l’attività fisica, necessaria per stare bene, ci porta a bruciare di più, se poi questa attività fisica ci rende anche macchine che consumano molto (come nel caso dell’ipertrofia muscolare) allora il problema aumenta.

4°) – Chi usa molto i pesi in  genere usa molto anche gli integratori alimentari. In effetti si è anche visto che certi integratori alimentari (non ne parliamo poi degli anabolizzanti che non sono assolutamente integratori alimentari ma veri e propri pericolosissimi farmaci) possono avere una funzione sull’accrescimento della massa muscolare. Ebbene anche la produzione di questa infinità di integratori è altamente inquinante (sono prodotti di sintesi e non naturali come vogliono farvi credere) e va ad aumentare il brodo.

5°) – Chi usa molto i pesi ed aumenta la massa muscolare a dismisura quasi sempre dopo un certo periodo va incontro a periodi di rilassamento perché una intensa preparazione con i pesi è anche stressante. In questi periodi tende a mettere su peso corporeo a dismisura perché l’organismo reagisce e trasforma in grasso ciò che con una paziente quanto esasperata preparazione si era costruito in muscolo. Anche in questo caso il pesista (o “ex” pesista, a seconda dei punti di vista) inizia a consumare prodotti particolari, in genere sono prodotti dietetici, in ogni caso cose che non esistono in natura e richiedono un processo produttivo che è ecologicamente “pesante”.

6°) Guardando la faccenda dall’altro lato e pertanto in modo un po’ più positivo e meno catastrofista, il podista fa pubblicità alla sua attività fisica perché la fa all’aperto e non al chiuso e pertanto è potenzialmente più contagioso del sollevatore di pesi che svolge il suo programma rintanato in  una palestra. (altro motivo per cui è importante che il camminatore vada a camminare all’aperto e non al chiuso su un tapis roulant). Contagiare la gente all’attività fisica è certamente una mossa utile da un punto di vista ecologico.

7°) – Il podista svolge anche un’azione politica di stampo ecologico perché mette a nudo i problemi del camminatore, evidenzia criticità quali marciapiedi dissestati, strisce pedonali inesistenti o non ben visibili, attraversamenti pericolosi etc.

8°) – Il camminatore, proprio in quanto tale tende ad usare di meno l’automobile, è più allenato a camminare e pertanto anche quando usa l’auto non ha paura a parcheggiare un po’ più distante evitando di fare centomila giri attorno all’isolato del luogo dove deve andare e non ha paura di sostituire l’auto con le proprie gambe.

9°) Il podista istiga ad usare di più anche i mezzi pubblici perché nelle città l’accoppiata cammino-mezzo pubblico, quando possibile, diventa il sistema più economico e comodo per muoversi. Non aver nessun mezzo da parcheggiare è molto comodo. Ovviamente tale accoppiata è possibile se oltre al pedone esistono anche i mezzi pubblici ed in molte città italiane ci tocca dire che il pedone per interagire bene con i mezzi pubblici deve essere una specie di Abdon Pamich.

10°) Il camminatore tende ad ammalarsi meno di chi sta molto al chiuso perché anche se l’inquinamento nelle città è italiane è molto elevato le schifezze che ci respiriamo al chiuso sono ben peggiori e pericolose di quelle che ci respiriamo all’aperto. Statisticamente si è visto che chi sta di più all’aperto si ammala di meno, se poi fa attività fisica, come nel caso del camminatore questa maggior salute aumenta ancor di più. Quindi il camminatore consuma meno farmaci e anche lì sarà una gran botta per l’industria farmaceutica (che è una delle poche in attivo anche in tempi di crisi economica) ma da un punto di vista ecologico è un bel colpo visto che l’industria dei farmaci è una di quelle che inquinano di più.

Ecco, tutta questa filastrocca è subordinata al fatto che ci sia la buona volontà di produrre di meno ed inquinare di meno.

Se l’imperativo invece è servire il mercato, aumentare i consumi, produrre di più e poi anche se ci ammaliamo di cancro chi se ne frega, speriamo che la chemioterapia faccia qualcosa, allora camminare non ha molto senso perché l’unica produzione che aumenta è quella di calzature ed è un po’ pochino per far salire gli indici di borsa.