ALLENAMENTI DI GRUPPO O INDIVIDUALI

Allenarsi in gruppo è certamente divertente, è occasione di socializzazione e pare quasi di sentire meno la fatica dell’allenamento. Forse pure senza quasi ed è questo il punto, allenarsi in compagnia può portare anche a toccare intensità inusuali che da soli è difficile raggiungere.

In particolare nella corsa c’è un effetto “lepre” dell’atleta che sta davanti e tende a trascinare gli altri, addirittura nelle corse di velocità, non solo in quelle di resistenza.

Le cosiddette “lepri” ingaggiate nei meeting di atletica per tenere alto il ritmo di alcune competizioni hanno una giustificazione tecnica plausibile: se l’obiettivo è raggiungere un risultato cronometrico importante indubbiamente con la “lepre” il compito è facilitato, magari lo spettacolo ne soffre perché la fila dei contendenti alla vittoria si sgrana subito svelando in pochi istanti chi potrà vincere e chi arranca per tenere quel ritmo, ma il tempo finale del vincitore grazie alla lepre è quasi certamente un risultato che senza lepre sarebbe stato difficile conseguire.

Dunque in gara la cosiddetta “lepre” ha un senso, o meglio una sua giustificazione tecnica, ma negli allenamenti che senso ha che un atleta deva usare un altro atleta come se fosse una lepre? Ho “usato” quel termine “usare” in modo improprio perché in realtà l’atleta che sta dietro (e pure gli altri che stanno dietro a questo) non chiedono espressamente il “favore” di avere chi fa l’andatura, ma visto che l’opportunità c’è la sfruttano. Allora, per prassi, accade che visto che c’è uno che sta davanti il primo quesito che si pongono gli altri è se riescono a stargli dietro. E se vi riescono molte volte altri quesiti vengono ignorati.

Nella mia pignoleria io sostengo che ci si deva porre immediatamente un altro quesito e che deva essere il seguente: “Posto che grazie all’andatura che fa questo qui davanti riesco e tenere questo ritmo siamo proprio sicuri che questo ritmo sia utile alle mie esigenze oppure lo sto tenendo solo perché c’è quello lì davanti ma non è un ritmo che va bene per me?”

Questa domanda penso che sia utile porsela perché c’è una moda a sfruttare le “lepri” un po’ come si fosse perennemente in gara e, per riderci su, dico una battuta di un mio amico discobolo (i lanciatori sono nel campo di atletica e con occhio distaccato riescono a percepire alcune aberrazioni della preparazione di altri gruppi di atleti) che quando ormai ero un atleta della categoria master con un’andatura non troppo elegante e rassicurante mi urlava appena arrivava al campo: “Vuoi che ti tiri?”. Quella battuta la capivo solo io perché per gli altri c’era semplicemente un lanciatore che proponeva di fare il ritmo ad un mezzofondista, cosa un po’ curiosa ma insomma, detta scherzando. In effetti lo scherzo c’era ma di sapore diverso. Quel “Vuoi che ti tiri” andava interpretato in modo diverso e voleva semplicemente dire “Se continui a correre così piglio un disco e ti abbatto perché stai correndo in modo indecoroso…”.

Per tornare alla disputa tecnica io sono convinto che, soprattutto in allenamento, si deva essere un po’ critici nei confronti dei ritmi impostati dagli altri che finiscono per essere il ritmo di “tutti quelli che ce la fanno a sopportarlo”.

E pertanto, come sono del tutto favorevole agli allenamenti di gruppo, mi tocca anche dire che quando due atleti di valore diverso stanno correndo allo stesso ritmo vuol dire che quasi di sicuro ce n’è uno che sta correndo troppo piano, oppure ce n’è uno che sta correndo troppo forte o, ancora, entrambi stanno procedendo ad un ritmo che non è quello ideale per il loro allenamento.

Pertanto, dal mio punto di vista, è giusto sfruttare l’opportunità della compagnia in allenamento anche per rendere più gradevole e meno noioso l’allenamento stesso però è opportuno pensare un pochino a che ritmo si corre perché se si finisce per correre ad un certo ritmo solo perchè è quello che ha impostato il compagno di allenamento si rischia di sbagliare. In particolare se si corre troppo piano non fa certamente male alla salute ma c’è il rischio di non entrare in forma o comunque di tardare la forma sportiva, rischio che per chi non fa gare non è per niente un rischio e c’è pure chi dice “Lo so benissimo che potrei andare più forte ma di andare in forma non me ne frega niente, vengo qui per la compagnia e mi sta bene così…” Diverso il discorso di quando si “sfrutta” la scia del compagno di allenamento per andare più forte del dovuto. In quel caso in un primo tempo può pure esserci un anticipo di forma e l’atleta che segue quello più forte va in forma in fretta poi, però accade che quelle elevate intensità vengono a galla, i miglioramenti cominciano a stazionare e può pure accadere che l’atleta che indugia troppo su elevate intensità sia pure soggetto ad infortuni più di chi carica il giusto. Pertanto ci tocca pure dire che chi esagera con l’intensità rischia anche di fare un qualcosa che non fa troppo bene alla salute. A questo punto, dal mio punto di vista, se proprio devo sbagliare, preferisco sbagliare andando troppo piano che non andando troppo veloce, vorrà dire che andrò in forma più tardi ma almeno non rischio la salute e per il tipo di sport che intendo io la salute è più importante della forma sportiva, Questione di punti di vista.