“Capisco che i ragazzi ti arrivano al campo sportivo stressati e tu vai a pensare che sia anche colpa della scuola ma mi pare che tu sia troppo severo nei confronti dei docenti e li reputi responsabili di tutto quanto non funziona bene nella scuola. In fin dei conti sono proprio gli studenti a cercare il giochino scorretto, l’espediente per imbrogliare e pertanto i professori potrebbero anche essere considerati le vittime di queste cattive abitudini…”
Sull’argomento sul quale ormai ho scritto perfino troppo ho capito che ognuno ha la sua opinione e molte volte queste opinioni sono calcificate e non modificabili. Essenzialmente ho capito che ci sono due partiti: quello di chi la scuola la vuole così com’è e quello di chi invece la vorrebbe cambiare. Al momento vince il partito di chi non vuole cambiare la scuola e la cosa terribile è che non vince perché così vogliono i professori, i dirigenti scolastici o gli stessi alunni. A voler la scuola così com’è sono i genitori dei ragazzi che mai come ora si sono interessati delle questioni dei loro figli e vogliono il controllo assoluto di quanto accade a scuola. Una scuola che si evolve non si può più controllare e anche se per assurdo può fare comodo sia agli insegnanti che agli allievi non fa più comodo ai genitori che ne vengono pericolosamente estromessi.
L’allievo che tenta di cambiare la scuola è una bomba innescata in primo luogo perché non si sa se verrà promosso dal momento che basta trovare qualche professore reazionario per essere puniti in modo netto ed irrevocabile e poi perché comunque l’allievo sfugge ad ogni controllo e diventa protagonista assoluto delle vicende scolastiche nel bene e nel male. E’ per questo che nella scuola italiana trovare un ragazzo che va a scuola con l’entusiasmo di portare qualcosa di nuovo, qualcosa che possa segnare in positivo la scuola che frequenta è come trovare un ago nel pagliaio. Qualche professore animato da sani propositi si può trovare ma viene subito bollato come rivoluzionario dai genitori che controllano tutto e che come strumento di oppressione hanno la verifica del puntuale svolgimento dei programmi ministeriali i quali sono la prima gabbia per impedire ogni cambiamento della scuola.
Il giochino è semplice, l’insegnante che vuole andare un po’ al di là di quanto c’è scritto sul libro si trova certamente in difficoltà con i programmi ministeriali che non danno possibilità di movimento. E’ proprio sulla base di quelli che ormai la scuola non è più un’ agenzia educativa ma un luogo dove si giuoca a svolgere nel miglior modo possibile il “programma ministeriale” ed è solo sulla base di quello che viene valutata la qualità del lavoro del docente perché è solo su quello che verranno assegnate le valutazioni. I genitori dicono che l’insegnante migliore è quello che prepara per affrontare nel modo migliore gli studi successivi e siccome gli studi successivi saranno ancora molto aderenti ai programmi ministeriali da quei programmi proprio non ci si scappa. Pertanto anche se un professore ha la lungimiranza di staccarsi da quei programmi che sono una gabbia inutile può essere contestato da orde di genitori in modo diretto o anche indiretto perché questi sono pure capaci di rivolgersi direttamente al dirigente scolastico contestando l’operato dell’insegnante troppo impavido.
La scuola è indubbiamente nelle mani degli studenti che devono avere il coraggio di dire che è la loro scuola e non quella dei genitori ma in questo lavoro devono avere la collaborazione dei professori perché se i professori sono i primi a comportarsi come i genitori, talvolta chiedendo addirittura l’intervento degli stessi per fare in modo che non ci si muova dalle solite logiche, allora non c’è nessuna speranza di cambiamento.
La storia della ragazzina bendata è stata emblematica non per il fatto in sé per sé quanto per come è stata affrontata. Si sono intromessi subito i genitori a difendere l’insegnante come se quell’insegnante avesse bisogno dell’aiuto dei genitori per cavarsela. Bastava che intervenissero altri genitori in difesa della studentessa per dichiarare che quella storia non era una questione fra insegnanti ed allievi bensì una questione fra genitori che pretendono un certo tipo di disciplina e non sanno farsi gli affari loro e fra altri genitori che avrebbero peggiorato la frittata intervenendo a sostenere un altro tipo di approccio all’insegnamento.
La questione è andata rapidamente nel dimenticatoio per somma gioia di chi aveva paura che questa cosa avesse un effetto destabilizzante sul sistema scolastico.
Invece nulla di tutto ciò, non cambia nulla, la scuola resta quell’istituzione molto facile da controllare dove se vuoi vedere come si comporta tuo figlio basta che accedi al registro elettronico e puoi spiare tutti i voti che vuoi senza nemmeno chiedergli nulla.
Il genitore che si comporta così mi ricorda molto il podista che per capire come sta andando continua a controllare il cardiofrequenzimetro. Si, è un parametro di controllo pure quello come il voto a scuola, ma se pensate che la qualità della corsa possa essere sancita da un numero che appare su un cardiofrequenzimetro allora siete proprio liberi di pensare che la qualità dell’insegnamento (e soprattutto dell’apprendimento) sia raccontata da un numero che appare sul registro elettronico.
Io a questa scuola non ci credo e che la mia sfiducia parta da quanto vedo sul campo sportivo è anche un fatto piuttosto marginale.
In democrazia ognuno è libero di pensarla come vuole, per conto mio questa scuola non funziona perché non aiuta a cambiare la società ma solo a subirla e perché porta al campo sportivo i ragazzi stressati, è possibile che per voi sia una questione irrilevante ma per me non lo è.