Manca la categoria “politica” di questo sito. Perché questa è politica pura. Ma se tutto è politica, e così mi salvo dall’accusa di farne troppa su questo sito che dovrebbe trattare solo l’attività motoria, allora questo articolo può finire nella sezione “Sport e dintorni” e siamo a posto.
Lo dice anche Stefano Mei, candidato che appoggio pienamente come possibile futuro presidente della Federazione di Atletica, che questa è politica ed è proprio nella misura in cui riconosce l’alta “politicità” di questo incarico che forse ha qualche possibilità di farcela. Il ragazzo (io lo vedo sempre un ragazzo e mi pare di vederlo ancora lì che deve mettersi le scarpe per fare un 1500 metri in poco più di tre minuti e mezzo ma questo è solo un difetto della mia memoria che funziona in modo un po’ strano) è una persona decisamente valida per affrontare quell’incarico ma lo vedo un po’ troppo poco politico, un po’ ruspante, genuino, forse troppo sincero, non il machiavellico d’assalto che riesce a scalare con maestria le tappe della politica.
Nel momento in cui ammette che fare il presidente della Federazione di Atletica è fare politica dimostra di aver capito come funzionano le cose. Nel momento in cui dichiara di volerle cambiare si espone all’ostruzione di chi proprio non vuole cambiare nulla perché capisce solo questa atletica.
Non ho nulla contro la figura dell’attuale presidente della Federazione. Nulla di personale. Dico solo che non ha avuto la forza di cambiare, non so se per colpa sua o dei suoi collaboratori, l’andazzo dell’atletica italiana.
Mi fido di Stefano Mei come persona e se dice che vuole cambiare credo nei suoi propositi. Non so se abbia la forza di farlo perché in primo luogo è da vedere se riuscirà ad essere eletto (evidentemente chi ha paura del cambiamento non lo voterà) e poi, come succede sempre in questi incarichi con forte connotazione politica, bisognerà vedere, in caso di elezione, se lo metteranno in grado di attuare il suo programma innovativo. Nulla di nuovo sotto il sole, normalissima politica.
Mi pare giusto spiegare però perché vorrei un cambiamento ai vertici federali. A me piacerebbe che la Federazione di Atletica tornasse a considerare davvero la base. Non per le medaglie che è in grado di produrre ma in quanto parte portante del movimento sportivo. L’idea di potenziare lo staff medico per aumentare il numero di medaglie di una federazione che non ha nemmeno i soldi per finanziare l’attività di base per me è follia. Capisco potenziare lo staff tecnico perché senza i tecnici non si allenano nemmeno i ragazzini, non solo i campioni, ma lo staff medico se lo potenzia un’azienda ospedaliera, non la federazione di atletica.
Al contrario la gestione attuale della federazione ha avuto al suo arco una freccia utilissima per smontare l’eccesso di medicalizzazione dello sport e non l’ha usata. Il caso Schwazer è stato insabbiato a più riprese per non ledere l’onore della Federazione. C’era un processo che poteva far luce sull’organizzazione dello sport agli altissimi livelli, bastava che qualcuno dei centomila coinvolti cominciasse a parlare e pian piano si poteva far venire fuori il bubbone. No, tutto insabbiato per rispettare l’onorabilità della Federazione, dello sport italiano.
C’è da dire che se il bubbone non hanno provato a tirarlo fuori i russi che hanno avuto centinaia di atleti derisi e vilipesi da questo sistema falso ed ipocrita era semplicemente utopistico pensare che potessimo tirarlo fuori noi che, tutto sommato, abbiamo avuto un solo atleta preso per i fondelli a livello internazionale.
Questa è proprio politica perché la Federazione di Atletica italiana non conta nulla rispetto alla Federazione mondiale e non può certamente assumersi la responsabilità di scalfire l’immagine di uno sport che viene concepito dai grandi sponsor solo in questo modo e senza nessun modello alternativo.
Io penso che il fondo dell’atletica sia stato toccato il giorno che gli atleti hanno gareggiato tutti con il pettorale con la scritta “Io sono pulito”. E quella è stata la scritta più ipocrita dell’atletica mondiale, non certamente suggerita dagli italiani.
In ogni caso non penso che l’attuale dirigenza della federazione rischi la rimozione per la gestione di tale vicenda. Al contrario la Federazione mondiale sarà grata a quella italiana per non aver sollevato nessun polverone, lo sport di vertice è questo e non si tocca, anche perché se pure la federazione mondiale avesse la malsana idea di fare la rivoluzione poi sarebbero gli altri sport ad isolarla e a dire che… l’atletica è diventata peggio del ciclismo, tutti gli altri sport sono “puliti”.
Io penso che l’attuale gestione possa essere criticata per quanto non è riuscita a fare per l’atletica di base e qui non ci sono scuse.
Non penso che una eventuale gestione Mei possa far capire come funziona il doping ad alto livello. Su quello il ragazzo sarà costretto a stare zitto perché non può andare contro i poteri forti dello sport mondiale. Il fatto che non si sia mai dopato è un esempio per tutti ma non potrà essere sbandierato ai quattro venti. Si potrebbe arrivare ad un classico compromesso politico del tipo “Ok, ti facciamo eleggere ma non ‘sta a tirare fuori nulla sulla questione doping altrimenti ti abbattiamo subito”. E se il ragazzo almeno un minimo machiavellico lo è (il minimo sindacale…) potrebbe pure accettare un compromesso del genere, ma spero che almeno poi abbia la possibilità di intervenire concretamente sull’attività di base perché è quella che ha bisogno di essere rivitalizzata per rilanciare l’atletica.
In una risposta ad una domanda nella quale si accennava alla crisi dell’atletica nazionale, tempo fa, scrissi che io non invidiavo assolutamente il presidente della federazione attuale e che non avrei fatto il suo mestiere manco morto.
Il discorso purtroppo funziona anche adesso con Mei che invidiavo come atleta ma non invidio come “politico di sport” attualmente. Torno a dire che non ho motivi personali contro il presidente attuale che vedrei rimosso perché non ha combinato nulla. Il mio terrore è che lo stesso Mei, pur animato da validi e sinceri propositi, possa trovarsi nella medesima condizione di non riuscire a combinare nulla. Se avessi facoltà di voto comunque lo voterei perché almeno provarci è lecito.
Con la bacchetta magica, invece, quello che vorrei fare io (ma è una bugia perché poi la bacchetta magica la userei per centomila altre cose egoisticamente) compete al Ministero dell’Istruzione. Io sono sicuro che se fossi a capo di quel ministero Stefano Mei potrebbe diventare il miglior presidente della federazione di atletica apparso nella storia. E’ questa la politica dello sport che manca in Italia. Ed è da lì che parte l’insabbiamento di tutte le cose di basso profilo che avvengono a livello di vertice. Siccome non abbiamo assolutamente i mezzi per rifondare lo sport italiano, lo sport a scuola non può andarci perché costa troppo, allora potenziamo lo staff medico della federazione di atletica perché qualche accidenti di medaglia bisogna pur prenderla. Ma cosa me ne frega della medaglia, io voglio andare nelle scuole italiane e vedere che a 17-18 anni c’è almeno un ragazzo che salta un metro e 80 in alto in ogni classe come c’era ai miei tempi. Adesso ce n’è sì e no uno per ogni istituto perché i ragazzi fanno meno sport di allora. La base costa. Dirottare i soldi degli sponsor dal vertice alla base è una mossa politica che non vuole fare nessuno, hanno tutti paura di farla ed è per quello che si mantiene linda l’immagine dello sport di vertice, siamo ancora qui a pensare che il ragazzino andrà al campo sportivo a provare il salto in alto dopo aver visto il campione che fa il record del mondo ma purtroppo è così solo in minima parte, certamente non in modo decisivo per dare nuovo ossigeno allo sport per tutti. La federazione italiana non può fare miracoli, se sarà eletto Mei spero che abbia la forza di cambiare qualcosa ma il vero salto culturale (proprio culturale) lo deve fare la scuola italiana, senza il contributo di quella lo sport resta la divagazione della ricreazione e nulla di fortemente strutturato.