Partiamo dal fondo. Oggi mi è arrivata una critica (nemmeno nuova) con riferimento all’anonimato del sito e dicendo che non è una bella cosa che il sito sia anonimo. Dovrei metterci il mio faccione, espormi e rendermi più responsabile delle affermazioni, a volte taglienti, che proferisco.
In effetti, anche se non ci metto il mio faccione (può essere paura non mettercelo ma potrebbe essere anche esibizionismo mettercelo se sono convinto che le cose che scrivo siano interessanti…), mi rendo comunque responsabile di ciò che scrivo nel senso che consento ai lettori di scrivere e commentare tutto quello che leggono. Poi è chiaro che, anche per decenza, posso filtrare le critiche e non riportarle integralmente sul sito. In ogni caso non censuro il senso della critica e ne riporto sempre i contenuti anche se non integralmente. Quando vengo criticato duramente non nascondo di esserlo e ricordo bene l’articolo su “Benigni presidente” ai tempi dell’elezione di Mattarella che mi fruttò critiche veramente aspre. Alcuni mi dissero “Se finisci per parlare di politica ti esponi a ben peggio”.
Ebbene io insisto sul pseudo anonimato anche se dentro ai miei articoli c’è fin troppo di me e dunque in un certo modo sono comunque esposto. Quando scrivo che sotto questo sito c’è la vecchia DDR non intendo dare un colore politico al sito ma solo scherzare chiamando in causa un apparato colossale (più che uno Stato…) che ha lavorato sullo sport in modo decisamente singolare e per certi versi si contrappone un po’ alla “simpatica anarchia” (simpatica non a tutti: io la critico fin troppo spesso) con la quale viene trattata l’attività motoria in Italia.
Sulle affermazioni “taglienti” devo essere più preciso. Queste affermazioni diventano meno “taglienti” se partiamo dal presupposto che non ho nessun piglio scientifico, non sono su nessuna cattedra. Nel mio mestiere sono proprio sullo stesso livello degli allievi anche fisicamente, non sono assolutamente un gradino più su e psicologicamente per un antico rispetto (sono “antico” anch’io…) delle persone più anziane di me, con le quali lavoro, tendo sempre a mettermi uno scalino più sotto.
Poi è giusto che distingua, a grandi linee su cosa può essere definito “atteggiamento critico” e cosa proprio non lo è. Quando scrivo di rapporti fra insegnanti di educazione fisica e medici sono critico soprattutto nei confronti dei miei colleghi e mi pare gran poco nei confronti dei medici. Essenzialmente dico che la collaborazione fra medici ed operatori dell’attività motoria non esiste per colpa nostra. Perché con il nostro operato non siamo ancora riusciti a conquistare la fiducia dei medici. Siamo ancora quelli dei “salti” e quando reclamo una prevenzione che deve essere orchestrata da noi, dimentico che non sempre siamo considerati come professionisti in grado di migliorare il livello medio della salute della popolazione. Evidentemente più che inventarci nuovi prodotti di moda per conquistare sempre meglio il mercato dobbiamo concentrarci nel conquistare questa fiducia. O meglio, quelli che si concentrano sul mercato forse moriranno ricchi ma senza fiducia, quelli che si concentreranno sulla qualità del lavoro più che sul marketing probabilmente moriranno poveri ma… con la fiducia. Se è vero che, in Italia, di fame al momento non muore praticamente nessuno perché, alla faccia della crisi economica, qualcosa da mettere sotto i denti lo troviamo tutti, allora si può addirittura sperare di campare come quelli che danno la precedenza al marketing se non di più.
Per cui, spero di essere stato chiaro, non ho niente da imputare ai medici. La mia idea di medico di base che viene ulteriormente valorizzato è un’idea da “osservatore esterno” (non sono un medico) per sperare che il sistema sanitario possa essere razionalizzato e un medico che dirige gli altri possa far risparmiare la comunità sui costi per gli esami che a volte nel nostro paese sembrano essere spropositati per una eccessiva “spersonalizzazione” del rapporto cittadino-sistema sanitario. C’è un dubbio, si fa un esame in più. Per come la vedo io, invece, se c’è un dubbio si va dal medico di base che ha tutti i numeri per risolvertelo senza esami perché ti conosce. Questa cosa, che affermo con tutta l’umiltà possibile, trova d’accordo molti medici di base che sono orgogliosi del mestiere che fanno e si lamentano semplicemente di essere scavalcati senza motivo troppe volte mentre non trova d’accordo altri medici che dicono che nel sistema attuale purtroppo questa prassi è inevitabile.
Un’ultima cosa sui medici. Quando affermo che, per conto mio, i controlli sanitari andrebbero intensificati e resi obbligatori sui sedentari piuttosto che sugli sportivi questa non è farina del mio sacco perché questa idea è proprio rubata ad un medico che una trentina di anni fa gareggiava con me in pista. Se legge non si arrabbia e dimostra che spesso sono proprio d’accordo con i medici.
Altro discorso riguardo alla scuola. Lì forse qualcuno può avere dei dubbi nel mio voler restare anonimo per discrezione e non per paura. Non penso che nessun insegnante di lettere o di matematica venga a tagliarmi le gomme dell’automobile ma, insomma, devo ammettere che la critica alla scuola italiana è netta ed inequivocabile. Però devo anche ammettere che non sono l’unico a criticarla. Chi lavora dentro alla scuola fa molta più fatica a criticarla. Io che, per fortuna o per sfortuna, a seconda di punti di vista, non ci lavoro, posso pure permettermi il lusso di criticarla senza inibizioni. Siamo una delle peggiori scuole del mondo in tema di distribuzione dell’attività motoria. Non solo, all’orizzonte non si vede nulla di nuovo. Nella scuola primaria era stata proposta l’adozione di un insegnante di attività motoria per un’ora di lezione alla settimana. Andando contro gli interessi dei miei colleghi mi sono sbilanciato ad affermare che “Non è importante chi insegna attività motoria nella scuola primaria, può benissimo essere anche il personale ausiliario, ma non possiamo prenderci in giro sul fatto che un’ora di lezione alla settimana possa essere sufficiente per un fanciullo che dovrebbe passare il 50% del tempo sui banchi ed il 50% del tempo in cortile e/o in palestra”. Nelle Università italiane l’attività motoria non è nemmeno prevista, come dire “Adesso basta giocare, ormai hai vent’anni pensa alle cose serie…”. Nella scuola americana a vent’anni si raccolgono i frutti di un lavoro che, a livello sportivo, è iniziato dieci anni prima. Evidentemente copiamo gli americani solo in certi ambiti ma non in tutti.
Da ultimo l’idea di un insegnante di educazione fisica territoriale. Questa idea non va certamente contro agli interessi dei medici, anzi l’insegnante di educazione fisica territoriale per la popolazione adulta potrebbe essere proprio una figura professionale che aiuta il medico di base nell’esercizio della sua professione. Questa idea, futuribile, purtroppo si scontra decisamente contro la mentalità dell’educazione motoria che abbiamo a scuola. “Ma come? Non c’è spazio per l’attività fisica nemmeno nell’età più importante che è quella della scuola, viene letteralmente eliminata già a vent’anni e tu vuoi proporre che sia istituzionalizzata per gli adulti? Ma sei molto peggio della ex DDR. Ma da che paese vieni?”. Temo che non sia una questione di faccia ma di idee. Se ne avete, scrivetemele. Scrivetele al PTG che non ci mette la faccia, che sembrava critico nei confronti dei medici ma in realtà è decisamente contrario ai programmi della scuola italiana.
Non ho paura che mi revochino il mio splendido diploma ISEF, so solo che anche mettendoci la faccia non cambierei proprio nulla. E poi non abbiate paura che quando parlo con un preside o con un insegnante di scuola queste cose le confermo proprio come le vedete scritte qui, senza coprirmi il volto.